La Croazia nell’Eurozona e in Schengen. Le esperienze dopo un anno

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La Croazia nell’Eurozona e in Schengen. Le esperienze dopo un anno
Una fase del convegno all’Hilton. Foto: Goran Žiković

L’albergo Hilton di Costabella ha ospitato il panel “La Croazia nell’Eurozona e in Schengen – Le esperienze dopo un anno”. All’incontro si è discusso degli effetti economici che si sono manifestati da quando il 1º gennaio 2023 la Croazia ha contemporaneamente introdotto l’euro come valuta ufficiale ed è entrata a far parte dello Spazio Schengen, vedendosi eliminate le frontiere con gli altri Paesi membri dell’Unione europea. L’incontro è stato organizzato dalla Facoltà di economia dell’Università di Fiume e dalla Società croata degli economisti. Nella prima parte della giornata hanno parlato il vicegovernatore della Banca nazionale croata (HNB) Michael Faulend, il consulente speciale del presidente del governo della Repubblica di Croazia Zvonimir Savić, il vicepresidente della Regione litoraneo-montana Vojko Braut, il decano della Facoltà di Economia Saša Drezgić e il presidente della Società croata degli economisti Darko Tipurić. Il panel di discussione ha coinvolto i rappresentanti di alcuni grandi istituti finanziari, dell’Associazione croata degli imprenditori (HUP) di alcune grandi aziende croate.
Problemi con l’inflazione
Drezgić ha definito importante questo incontro, di portata sia regionale che nazionale. Al panel si parla delle nuove sfide come l’aumento dei prezzi e i problemi sul mercato del lavoro. Questi non sono problemi specifici della Croazia ma hanno un contesto particolare perché, secondo la sua opinione, la spesa pubblica continuerà ad aumentare durante i prossimi 10 anni e ci saranno problemi cronici con l’inflazione, il mantenimento dello standard sociale e l’aumento degli stipendi. Ha ritenuto che la comunità accademica possa dare una risposta a questi aspetti. Come detto dal vicepresidente Braut, l’entrata della Croazia in queste due strutture è la rettificazione di un’ingiustizia durata 10 anni. È qualcosa che sarebbe dovuto avvenire prima. Secondo Braut, per capire l’attuale situazione economica, è difficile distinguere tra quanto hanno influito l’entrata nella zona euro e nella Zona Schengen e a quanto hanno influito gli sconvolgimenti geopolitici attuali. Ritiene che non c’è stata una situazione più complessa in ambito geopolitico sin dagli anni ‘60 del secolo scorso. Ha ribadito che non bisogna trascurare gli aspetti inerenti alla vita quotidiana dei cittadini. “Mi sembra che siamo diventati più cari dei paesi nel nostro circondario, come per esempio Austria, Italia e così via”.
Cammino molto difficile
La prima presentazione è stata quella del vicegovernatore Faulend. L’entrata nell’eurozona ha avuto come presupposto di base l’entrata nell’Unione europea. Il passo successivo è stata l’entrata nel meccanismo del tasso di cambio ERM II nel 2020. Si sono poi svolte le preparazioni per applicare il Criterio di convergenza della Banca centrale europea e le preparazioni per l’introduzione concreta dell’euro. In tutti questi elementi hanno partecipato migliaia di persone. È stato un anno e mezzo di lavoro molto dedicato e una forte coordinazione tra Governo, Ministero delle finanze e HNB. La Croazia ha avuto un cammino molto più difficile rispetto a quello dei paesi precedenti.

Michael Faulend. Foto: Goran Žiković

In precedenza non era necessario soddisfare così tanti criteri e chi voleva entrare nell’ERM II doveva solo fare richiesta. Dopo la crisi finanziaria globale del 2008 è cambiato tutto, inclusa l’architettura dell’eurozona. Il processo di ritiro della kuna è stata un’operazione di successo perché la preparazione è stata buona. Prima del 1º gennaio è stata già più che dimezzata la quantità di kune in circolazione il che ha evitato la creazione di code e problemi nelle banche. “Servizi bancari online, cartine, pagamenti, tutto ha funzionato senza intoppi”, ha spiegato. Centinaia di persone che lavorano nelle banche hanno speso il Natale e il Capodanno del 2022 sul posto di lavoro per far si che tutto vada bene.
Previsioni rosee
L’integrazione con il sistema dell’euro ha permesso una maggiore stabilità. “Confrontando gli shock finanziari causati dalla crisi del 2008, dalla pandemia Covid e dalle operazioni belliche in Ucraina, si vede che man mano ci si avvicinava all’entrata dell’euro la pressione sull’HNB era minore. Anche i tassi di interesse sono calati negli ultimi anni. I tassi di interesse nel 2017-18 erano due punti percentuali maggiori rispetto alla media della zona euro. Oggi questi sono comparabili o perfino inferiori a questa, specialmente riguardo i mutui immobiliari e i mutui alle aziende. I benefici dell’entrata nell’euro si sono realizzati, ma non completamente. Questi continuano a materializzarsi, hanno un carattere permanente. Meno dell’1% del debito della Croazia è in valuta estera, cioè in una valuta che non è l’euro. I costi di conversione tra kuna ed euro sono un altro vantaggio. Le banche avevano dei vantaggi in questo processo che raggiungeva 1,4 miliardi di kune. La Croazia è un Paese piccolo che non può avere una politica monetaria autonoma, non lo ha nessun altro Paese piccolo. L’entrata nell’euro ha influito pochissimo sull’inflazione. Nel momento in cui si è passati all’euro, l’inflazione era già relativamente alta. La stima dell’HNB e delle istituzioni finanziarie internazionali è che il passaggio all’euro ha avuto un impatto massimo del 0,4% sul tasso di inflazione. Ne è testimone il dato che nel gennaio del 2023 il tasso d’inflazione era dello 0% rispetto al mese precedente, cioè del dicembre 2022. Le previsioni per il 2024 dicono che la Croazia avrà il tasso d’inflazione più basso dopo Finlandia e Svezia. Attualmente l’inflazione è sotto ai 5%”, ha detto Faulend.
Zvonimir Savić ha parlato degli effetti che ha avuto l’entrata nella zona Schengen. Per la Croazia il processo è iniziato nel 2016 e si è concluso a fine 2021. Il problema particolarmente sensibile sono le frontiere esterne. La Croazia ha circa 1.300 km di confini terrestri con Paesi non membri UE, che è la frontiera terrestre più lunga in assoluto in questo ambito. I confini Polonia-Bielorussia, Polonia-Ucraina, Slovacchia-Ucraina e Ungheria-Ucraina messi assieme hanno una lunghezza leggermente inferiore. La Croazia è l’unico Paese che è entrato contemporaneamente in entrambi i sistemi. Alcuni dei vantaggi menzionati sono l’eliminazione dell’attesa ai valichi di frontiera, la semplificazione del passaggio delle merci, la riduzione della durata del trasporto e una maggiore competitività turistica. L’80% del trasporto è infatti rivolto a Paesi membri Schengen e da questi proviene il 70% dei turisti stranieri.

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