Kučan: «Al 3. maj servono 150 milioni di kune»

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Kučan: «Al 3. maj servono 150 milioni di kune»

FIUME | Per il cantiere navale 3. maj di Cantrida il tempo è agli sgoccioli. Letteralmente. Oggi, alle ore 11, al Tribunale commerciale di Fiume è in agenda la quinta udienza connessa al possibile avvio della procedura fallimentare dello stabilimento navalmeccanico. Il giudice, Ljiljana Ugrin, ha rimandato già quattro volte la decisione (il 6 e il 26 febbraio scorsi, nonché il 12 e il 28 marzo scorsi). Ieri il neo direttore del 3. maj, Edi Kučan (nominato lo scorso 4 aprile, in seguito all’arresto del suo predecessore, Maksimilijan Percan, nell’ambito dell’indagine che ha coinvolto anche altri dirigenti e manager del Gruppo Uljanik), ha fatto presente che c’è urgente bisogno di un’iniezione di capitale. Kučan, che ha guidato lo stabilimento fiumano anche dal 2010 al 2013, ha spiegato che il 3. maj necessità di almeno 150 milioni di kune per poter proseguire la produzione e per poter procedere al versamento degli stipendi. Kučan, che ha affrontato la questione con il primo ministro, Andrej Plenković, ha salutato il possibile arrivo a Fiume e a Pola (il 3. maj fa ancora parte del Gruppo Uljanik) di potenziali investitori cinesi. Anzi, ha notato che l’ingresso di un partner cinese era stato preso in considerazione anche tra il 2011 e il 2013, quando a Cantrida furono condotte delle trattative con degli investitori provenienti dal Paese asiatico. “Ogni potenziale partner è il benvenuto, anche i cinesi, a patto che consentano di riprendere la produzione”, ha rilevato Kučan.

I partner consentano la produzione

Tuttavia, ha avvertito che il tempo stringe. Ha detto di ritenere che in attesa di un potenziale partner, il cantiere navale fiumano dovrebbe iniziare ad attuare le proposte del curatore fallimentare provvisorio, Zdravko Ćupković. Quest’ultimo, si ricorda, ha suggerito di proseguire la costruzione delle unità già allestite a Cantrida. Un’operazione per la quale sarebbe necessario reperire finanziamenti tutto sommato contenuti. Uno scenario che a detta di alcuni esperti del settore potrebbe risultare il più conveniente per le casse dello Stato, anche in considerazione del fatto che le navi in costruzione a Cantrida appartengono allo Stato che ha versato le somme dovute ai sensi delle garanzie concesse al Gruppo Uljanik. Stando alle valutazioni di Kučan, per potersi sedere al tavolo assieme agli armatori, il 3. maj, in prima battuta, avrebbe bisogno di ottenere un finanziamento di circa 20 milioni di euro. Un piano a proposito è già stato sottoposto al vaglio del Ministero dell’Economia. Kučan ha espresso l’auspicio che il giudice, al quale spetta l’ultima parola sulla sorte del cantiere navale, avvalori gli sforzi profusi nel tentativo di trovare un rimedio alla situazione infelice nella quale si è ritrovato il 3. maj.

Il nodo degli stipendi

Il direttore del 3. maj non si è sbilanciato in merito al versamento degli stipendi arretrati dovuti ai dipendenti dello stabilimento. Alla fine del marzo scorso il debito complessivo del 3. maj ammontava a 93,4 milioni di kune, di cui 18,6 milioni attinenti alle paghe dei dipendenti. A sua volta lo stabilimento fiumano vanta un credito di oltre 500 milioni di kune nei confronti dello Scoglio Olivi di Pola, pure questo oberato da ingenti debiti e con il rischio di finire in liquidazione. L’iter connesso alla procedura fallimentare del 3. maj era stato avviato alla fine del 2018 dalla FINA. L’Agenzia finanziaria aveva dovuto procedere dopo che la società era risultata insolvente per 120 giorni consecutivi. All’epoca i debiti dello stabilimento navalmeccanico di Cantrida ammontavano a 72 milioni di kune.

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