«Homo si teć». L’altra faccia della medaglia

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«Homo si teć». L’altra faccia della medaglia

L’altra faccia della medaglia. Saranno in pochi, forse, ad averla considerata pensando all’appena conclusa 23ª gara podistica fiumana a scopo umanitario “Homo si teć“, che da ormai più di due decenni raccoglie in sé appassionati di movimento, ma anche maratoneti professionisti o che di corsa si occupano a livello ricreativo, provenienti da 32 Paesi del mondo, con indubbia esperienza nel campo. La loro conoscenza di eventi sportivi come quello di Fiume, li autorizza un po’ più degli altri a valutare se una gara sia stata organizzata in maniera corretta o meno, se ci siano state determinate lacune o se tutto sia filato liscio come l’olio. Uno di questi atleti, che di corse podistiche s’intende essendone un grande appassionato, è il 38.enne fiumano Damjan Dabović, nostro connazionale, membro del club “Torpedo Runners“, giunto sesto nella maratona di domenica scorsa, il quale ha scritto un lungo post sui social lamentando in sintensi la scarsa organizzazione della “Homo si teć“, precisamente quella relativa alle discipline riservate ai maratoneti. La sua “lettera aperta”, in cui dice di amare profondamente Fiume, il che lo rende ancor più dispiaciuto per il fatto di non potersi propriamente complimentare con gli organizzatori di questa 23ª edizione dell’evento, aveva fatto scalpore nei giorni scorsi rivelando, appunto, l’altra faccia della medaglia di una gara podistica molto particolare e tanto amata anche fuori dai confini non solo cittadini, ma anche nazionali. Lo abbiamo interpellato per capire meglio i motivi che lo hanno spinto a scrivere il suo post. È stato soltanto un momento di arrabbiatura, che lo ha fatto forse un po’ esagerare nelle sue considerazioni negative, o le cose, secondo lui, stanno veramente così e l’organizzazione della gara dovrebbe venire assolutamente rivista in determinati punti?

La bontà del lato umanitario

“Innanzitutto separerei le due cose, ovvero il lato umanitario della Homo si teć, la cui bontà è decisamente degna di lode, dalle maratone vere e proprie, alla cui organizzazione si dovrebbe, a mio avviso, porre molta più attenzione – ha precisato Damjan Dabović –. Senza entrare nei dettagli e fare troppe polemiche, dico soltanto che ho trovato inconcepibile il modo in cui sono stati trattati quest’anno i vincitori nelle varie categorie, escludendo quelli assoluti, che hanno avuto giustamente la loro cerimonia di premiazione sul Molo Carolina. Agli altri, tra cui anch’io, è stato ascritto invece un ruolo marginale nel senso che la premiazione per loro non c’è stata come gli anni prima, bensì hanno dovuto ritirare il proprio premio da soli, aspettando in fila in uno dei tendoni predisposti per l’occasione. L’altra cosa che mi ha lasciato piuttosto perplesso riguarda l’introduzione di ulteriori discipline, oltre alle consuete maratona e mezza maratona, che ha creato troppa confusione tra i gareggianti. Per fare un esempio – ha spiegato ancora il nostro connazionale –, gli atleti della Decina giunti tra i primi al traguardo, fissato in zona Kostrena e non in centro città come per gli altri, si sono dovuti subire due ore d’attesa affinché finissero tutti la gara e venissero poi riportati indietro insieme. Col fresco che c’era quel giorno, non è stata certo una bella cosa. In sintesi estrema, direi che l’aggiunta di nuove discipline ha abbassato il livello qualitativo delle gare e, di conseguenza, dell’intera organizzazione. Non sono l’unico a pensarlo, ma sono stato l’unico a scriverlo apertamente. Ho tanti amici e colleghi concittadini che, appunto per motivi come questi, non partecipano più alla Homo si teć, anche se lo vorrebbero”, ha concluso Dabović.
Dopo il suo sfogo, abbiamo interpellato Radovan Šoljaga, responsabile della realizzazione tecnica delle gare, che conosce molto bene avendo praticato la maratona e la mezza maratona per tutta la vita a livello ricreativo, non soltanto in Croazia ma anche, e soprattutto, all’estero.

Ammissione di… colpe

Ci saremmo aspettati tutto tranne che di sentire un vero e proprio “mea culpa”. “Non me la sento di dare torto all’autore di quel post, che secondo me ha dei buoni motivi per lamentarsi – ci confessa –. Devo ammettere che ci sono state determinate manchevolezze dal punto di vista organizzativo nell’edizione di quest’anno, ma questo soltanto perché abbiamo voluto correggere alcuni dettagli di prima. Uno di questi, appunto, la premiazione dei vincitori delle varie categorie, che finora si era sempre svolta con tanto di podio, come per i vincitori assoluti. Siccome l’anno scorso abbiamo ricevuto lamentele al riguardo dell’esagerata durata della cerimonia, quest’anno abbiamo deciso di fare le cose diversamente, ma evidentemente ciò non è piaciuto. Vorrà dire che l’anno prossimo faremo tornare tutto come prima. Non lo dico con ironia, ma con assoluta convinzione, che vale pure per la questione dell’attesa dei maratoneti a Kostrena. Ben vengano, pertanto, critiche come questa, che non possono che aiutarci a migliorarci nel tempo“, ha concluso Radovan Šoljaga, al quale piacerebbe instaurare un confronto propositivo con gli atleti, sentire la loro e trarne profitto per le edizioni a venire della “Homo si teć“.

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