Insostituibile il ruolo della stampa all’estero

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Insostituibile il ruolo della stampa all’estero

Si sono svolti a Roma, tra il 15 e il 16 novembre, i lavori di due importanti organismi preposti alla tutela degli italiani all’estero. In primis, la FUSIE, la Federazione unitaria della stampa all’estero, ha tenuto il suo sesto congresso mondiale, alla presenza di 66 delegati giunti da tutto il mondo. E poi, alla Farnesina si è tenuta l’Assemblea plenaria del CGIE – il Consiglio generale degli italiani all’estero – alla quale è seguito un convegno specializzato sui problemi dei fondi per l’editoria, al quale hanno partecipato anche eminenti personalità del mondo del giornalismo italiano.

Il Congresso mondiale della FUSIE, di cui fa parte anche La Voce del popolo, si è riunito dopo quattro anni. Come ha sottolineato il presidente della Federazione Giangi Cretti, l’incontro è stato di scottante attualità per via della discussione in corso, in Italia, sui modelli d’informazione per gli italiani all’estero. La Federazione ha seguito l’iter delle due leggi sull’editoria con le quali questo settore riceveva contributi pari a due milioni di euro, usufruiti complessivamente da 104 testate all’estero. Inoltre era stato stanziato un milione aggiuntivo. Però per l’anno prossimo tutto è stato messo in dubbio.
“Siamo in un limbo. Non sappiamo bene che cosa possiamo aspettarci da questo governo”, ha detto Cretti. “Siamo finiti in un calderone e non sappiamo se i mezzi, tradizionalmente elargiti dai governi italiani precedenti, verranno dimezzati o addirittura azzerati”.

Grande preoccupazione

La discussione ha rispecchiato la preoccupazione degli editori delle testate in lingua italiana, sia di quelli della carta stampata sia di quelli che gestiscono emittenti radiotelevisive o pubblicano on-line. Rodolfo Ricci, ex deputato della Circoscrizione Estero, ha sottolineato l’importanza dei fondi pubblici di Roma per l’editoria italiana nel mondo, tenendo conto dei nuovi flussi migratori e del ricambio generazionale in corso all’estero. Nonostante la stragrande maggioranza dei presenti abbia sostenuto la relazione introduttiva del presidente, non sono mancate anche voci dissenzienti, specialmente di giovani imprenditori dell’editoria in lingua italiana che pubblicano on-line, i quali hanno affermato che il futuro ormai sta nell’informazione su rete, e non in forma classica, cartacea.

Un dibattito acceso

Tanto è bastato per dare vita a un acceso dibattito, in cui gli adepti della rete sono stati messi in minoranza. Non soltanto per motivi generazionali – tre quarti dei partecipanti erano giornalisti di lungo corso – ma anche per il merito della questione: la forma cartacea è un simbolo tangibile della presenza italiana all’estero, è come una carta d’identità che si esibisce fieramente, mentre la rete consente la riduzione dei mass media a una relazione individuale, non palese per l’ambiente dove vivono e operano gli italiani all’estero. La conclusione generale, alla fine di un acceso dibattito, è stata che bisogna impegnare i rappresentanti degli italiani all’estero a portare la voce della stampa della diaspora in Parlamento e mettere sotto pressione il governo e i responsabili di questo che è stato definito un “attacco all’informazione degli italiani all’estero”.

FUSIE. Vertici riconfermati

Alla fine, sono stati riconfermati in carica per un nuovo mandato il presidente della FUSIE, Giangi Cretti in rappresentanza della Svizzera, e il segretario generale, Giuseppe Della Noce. E poi, quasi tutti i soci della FUSIE si sono trasferiti al convegno organizzato dal CGIE, che dopo l’Assemblea plenaria ha invitato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, il senatore Vito Crimi, a illustrare le linee del governo. Le nuove direttrici annunciate dallo stesso Crimi alla stampa italiana, hanno destato scalpore tra i membri del Consiglio e della FUSIE. Crimi ha lasciato l’intervento introduttivo al consigliere Francesco Iannelli del Dipartimento Editoria del Consiglio dei ministri, che ha spiegato che la nuova legge sull’editoria prevede nuovi requisiti per l’accesso ai contributi. Invece della somma totale nota – 2 milioni di euro – anche le testate all’estero verranno finanziate attraverso un “Fondo unico per il pluralismo dell’editoria”. Il Fondo sarà diviso in percentuale tra Presidenza del Consiglio, per la stampa, e Ministero dello Sviluppo economico, per Radio e TV. Essendo uno strumento flessibile, il Fondo potrà consentire “aggiustamenti in più o meno” rispetto a quanto erogato nel passato, ma a stabilirlo sarà il governo.
Nel dibattito che ha preceduto il discorso del senatore Crimi, molti degli intervenuti hanno esortato il Sottosegretario a chiarire la posizione del governo nei confronti dell’editoria, anche nel contesto degli annunci che i contributi ai giornali verranno meno. I partecipanti al dibattito hanno rilevato l’importanza della stampa italiana all’estero che ha avuto un enorme ruolo in termini di promozione del “sistema Paese” e della salvaguardia dell’identità italiana nel mondo. In questo contesto è stato evidenziato che l’on-line deve affiancarsi alla carta stampata, ma non si può prescindere dal ruolo imprescindibile di quest’ultima. Infine è stato auspicato un dialogo costruttivo con il governo.

Il potere in mano alla politica

Il Sottosegretario Crimi, a questo punto, ha confermato che l’eliminazione dei fondi per l’editoria è un punto fermo per il governo: “La legge sull’editoria stabilisce che il Sottosegretario ha il potere di decidere quante risorse assegnare per la stampa estera e questo potere è in mano al governo e alla politica. Cavalcando un cavallo di battaglia dei 5 Stelle, Crimi ha accusato il governo precedente di aver stanziato un milione in più per la stampa all’estero in vista delle elezioni definendo questo un’anomalia del sistema. “Non c’è odio verso i giornalisti da parte del governo, ma vale il contrario: taluna stampa italiana avversa indiscriminatamente l’Esecutivo e oggi questo governo sta reagendo”. Anche nella stampa estera ci sono difformità, e perciò l’Esecutivo vuole incentivare il pluralismo dell’informazione; è opinione del governo che il finanziamento diretto agli editori non abbia funzionato, e gli “editori non hanno raccolto le sfide di quello che stava accadendo”, ha aggiunto Crimi.

Incentivo all’innovazione

Quindi, il sistema cambierà, e perciò adesso il finanziamento diretto diventerà incentivo all’innovazione; inoltre bisognerà utilizzare strumenti di comunicazione diversi. Il governo promuoverà i progetti innovativi. Dichiarandosi aperto al dialogo, Crimi ha invitato la FUSIE a un incontro alla Presidenza del Consiglio per spostare il finanziamento diretto all’editore ad altre forme di sostegno come sistema.
Il presidente della Federazione, Giangi Cretti, non ha potuto che raccogliere l’invito al dialogo, pur rilevando che rimane il dubbio su come venga considerato il valore della stampa italiana all’estero. Poi ha smentito l’informazione data da Crimi su quell’un milione che il governo passato non ha dato soltanto prima delle elezioni, ma anche negli anni precedenti. “Il valore, indubbiamente, della stampa all’estero c’è, e c’è una storia intera che dimostra quanto siano importanti i giornali all’estero per le comunità italiane. Se ci sono medici che lavorano male, si sostituiscono, e non si chiudono gli ospedali, e perciò metteteci in grado di far riconoscere la nostra attività come un valore aggiunto per il nostro Paese”, è stato risoluto Cretti.
Molti dei presenti hanno reagito alle parole di Vito Crimi, ma purtroppo in sua assenza, perché il senatore, per impegni assunti in precedenza, ha dovuto lasciare il convegno.

Annullare il passato

Tra l’altro, Nello Gargiulo, dal Cile, ha messo in discussione la tesi di Crimi di incentivare la rete, e non l’editoria “classica”. “Secondo Crimi dobbiamo annullare il passato e metterci nelle mani della rete, cosa che ha portato loro al governo, ma non rappresenta il sentire degli italiani all’estero, Dobbiamo insistere perché la rete non svuoti d’italianità la Circoscrizione Estero. La nostra stampa” – ha concluso – fa anche capire come noi dall’estero vediamo l’Italia.
Cesare Villone, dal Brasile, ha espresso preoccupazione perché Crimi ha confermato il taglio delle risorse – il taglio totale provocherebbe la chiusura certa di numerosissime pubblicazioni di antichissima tradizione.
Rimasta fino alla fine dei lavori, la senatrice Laura Garavini è intervenuta al dibattito per contestare le affermazioni di Crimi sui fondi della stampa aumentati a fini “elettorali”: “Molto scorretto da parte di Crimi non rendersi disponibile al contraddittorio, con una disponibilità all’ascolto solo apparente”, è stata esplicita Laura Garavini: “Non è serio da parte di un esponente del governo venire a dire che si augura che in Parlamento si trovino le risorse, perché è compito proprio del governo trovare queste risorse. Qui sono state dette cose false, è vergognoso, è un’offesa all’intelligenza venire a parlare di cambiamento epocale: si usano parole attraenti segnando però la fine della libertà di stampa”.
Sono intervenuti anche altri oratori: non sono mancati dei giovani che hanno parlato delle innovazioni in rete, tanto care a Crimi e ai pentastellati, affermando che si può sopravvivere anche on-line, vivendo di “clic” degli utenti, ma l’atmosfera non è stata molto propizia per questo tipo di interventi. Online sì, come hanno detto in molti, ma la versione cartacea è ancora un importante strumento mediatico, mentre i social media non possono sostituire pienamente gli eredi delle “Acta diurnae” di Cesare, il primo quotidiano che segnò l’inizio della storia dei mass media.
Hanno parlato anche altri relatori, come Alessandro Masi, segretario generale della Dante Alighieri, che ha concluso che lo sforzo continuo di chi fa editoria e informazione all’estero è un bene prezioso. Ha parlato anche Paolo Pagliaro, condirettore con Lilli Gruber di “Otto e mezzo” su La7, e molti altri esperti della cyber-sicurezza e teorici e pratici dell’informazione, ma niente ha potuto cancellare l’amaro in bocca rimasto ai presenti dopo l’intervento del Sottosegretario Crimi.

Libertà e democrazia

Michele Schiavone, segretario generale del CGIE, ha concluso i lavori, a momenti concitati, del convegno e dell’Assemblea plenaria della CGIE e ha stigmatizzato anche lui il comportamento del Sottosegretario: “Se l’è svignata ed è increscioso che sia sfuggito al confronto, ma almeno abbiamo capito le intenzioni del governo. Non ha portato delle proposte e quindi siamo ignari di che cosa accadrà con la Legge finanziaria. Aver fatto riferimento ai contributi preelettorali è riflessione di bassissima lega, una grave disattenzione e un modo di agire sleale da parte di un governo che si definisce del popolo; abbiamo bisogno di confronto, l’informazione tiene in vita la libertà e la democrazia. Il CGIE sostiene la stampa e si spenderà con tutte le sue forze a suo favore. Abbiamo il coraggio di portare avanti le nostre battaglie, abbiamo un ruolo diverso rispetto al Parlamento, ma ci impegniamo ad esercitarlo senza fare sconti a nessuno”, ha detto Schiavone, meritandosi un grande applauso dei presenti.
La strada appare in tutta salita, ma sembra ci sia una sinergia pronta a far valere il merito e il ruolo della stampa italiana all’estero, ora più che mai nella storia del Paese.

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