Il Governo: abbiamo evitato il peggio L’opposizione chiede il voto anticipato

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Il Governo: abbiamo evitato il peggio L’opposizione chiede il voto anticipato

ZAGABRIA | Il fascicolo giudiziario riguardante lo scandalo Hotmail che ha portato alle dimissioni della vicepremier Martina Dalić è passato in mano all’USKOK, l’Ufficio speciale per la lotta alla corruzione e al crimine organizzato. Il ministro degli Interni, Davor Božinović, ha dichiarato che la polizia sta pure analizzando tutta la documentazione riguardante la posta elettronica dello scandalo e il gruppo informale Borg che aveva il compito di stilare la controversa Lex Agrokor. La vicenda ha chiaramente i suoi connotati politici. A sporgere denuncia contro l’ormai ex vicepremier sono stati due partiti, Barriera Umana e Croazia libera, mentre praticamente tutta l’opposizione, a iniziare dal Partito socialdemocratico, ha chiesto le dimissioni dell’intero governo e il ricorso alle elezioni anticipate.

Il caso Agrokor, dunque, pende come una spada di Damocle sulle sorti della Croazia. Lo scandalo Hotmail, culminato lunedì scorso con le dimissioni dell’ormai ex vicepremier e ministro dell’Economia, Martina Dalić, ha nuovamente infiammato l’arena politica. Da un lato il Governo ha invitato a smorzare i toni della polemica, esortando tutte le forze politiche a favorire il processo di risanamento della multinazionale zagabrese il cui tracollo rischierebbe di affondare l’economia croata. Un’operazione che sulla base di quanto sancito dalla Legge sulla procedura di amministrazione straordinaria nelle società di importanza sistemica per la Repubblica di Croazia, meglio conosciuta come Lex Agrokor, deve essere ultimata entro il prossimo 10 luglio. Dall’altro lato l’opposizione grida allo scandalo e chiede a gran voce le dimissioni dell’intero Esecutivo, l’indizione delle elezioni anticipate e il sanzionamento di tutti coloro che avrebbero tentato di lucrare approfittando della situazione.

Salvare l’Agrokor

“In questo momento, tutti noi, e mi riferisco in particolare ai membri della gestione straordinaria e ai soggetti coinvolti nel processo di risanamento dell’Agrokor, dobbiamo fare il possibile affinché si giunga a un accordo entro il 10 luglio 2018 e la compagnia possa continuare a funzionare”, ha osservato ieri il primo ministro, Andrej Plenković, nel corso della seduta dell’Esecutivo. Il capo del governo ha chiarito che dall’esito del processo non dipende solo la sorte dell’Agrokor, bensì anche quelle di numerose imprese fornitrici o legate in altro modo al gruppo fondato da Ivica Todorić.
Il premier, ha rilevato che la cosiddetta Lex Agrokor è stata giudicata conforme alla Costituzione dai giudici costituzionali. “Considerato il contesto straordinario nel quale abbiamo dovuto operare – ha osservato –, possiamo sostenere di aver agito nell’interesse dell’economia croata e di averlo fatto con le migliori intenzioni”. “Nutrono ambizioni simili anche i membri del Consiglio provvisorio dei creditori dell’Agrokor, con i quali ci siamo incontrati martedì scorso, come pure la maggioranza parlamentare. Sta a noi aiutare i membri della gestione straordinaria dell’Agrokor a completare positivamente l’operazione”, ha dichiarato Plenković.

Serviva maggiore tatto

Il premier ha chiarito ancora una volta i motivi che lo hanno spinto ad accettare le dimissioni irrevocabili presentate da Martina Dalić. “Le ho accolte in considerazione degli sviluppi del processo di ristrutturazione dell’Agrokor e di talune circostanze che avrebbero potute essere gestite con maggiore tatto e in modo più trasparente. In modo da non compromettere quelle che considero essersi rivelate misure molto efficienti e varate al fine di evitare al Paese di dover fare i conti con una crisi economica e finanziaria”, ha fatto presente Plenković.
La spiegazione fornita dal capo del Governo non ha convinto l’opposizione. Il leader della Barriera umana, Ivan Vilibor Sinčić, ha accusato Plenković di aver “benedetto” le azioni compiute da Martina Dalić e dal cosiddetto gruppo Borg. “Plenković era al corrente di tutto e di conseguenza deve rispondere delle proprie azioni. Noi desideriamo che si vada alle elezioni. Riteniamo che si tratti dell’unica scelta giusta”, ha dichiarato Sinčić. “Siamo testimoni di uno scandalo senza precedenti, l’ennesimo nel quale è rimasto invischiato l’attuale governo. Questo è l’Esecutivo più corrotto della storia”, ha tuonato il deputato. Ha puntato il dito pure contro i deputati della maggioranza “Frankenstein”, ai quali ha rinfacciato di ambire soltanto a intascare lo stipendio da parlamentari.

Capitalismo clientelare

Anka Mrak Taritaš ha accusato Martina Dalić di aver sempre mentito. Ha espresso l’opinione che il caso Agrokor rappresenti un palese esempio di capitalismo clientelare. “Invece di interrompere questa prassi il premier ha fatto in modo che ne emergano gli aspetti più infimi”, ha affermato la leader del GLAS.
Giudizi molto severi sono stati espressi sia nei confronti di Plenković che della maggioranza pure dal presidente dell’SDP. “Martedì scorso è divenuto chiaro che il premier Plenković è invischiato fino al collo nello scandalo Agrokor, ossia nell’estorsione di 500 milioni di kune dalla compagnia”, ha denunciato Davor Bernardić, sollecitando che si torni quanto prima alle urne.

Bernardić picchia duro

“Ormai è evidente – ha sottolineato – che a causa dell’Esecutivo guidato da Plenković la Croazia è piombata nel caos. Il Paese è in balia del nepotismo, della corruzione, del crimine e dell’odio nei confronti di chi si distingue per appartenenza nazionale, religiosa o in base a qualsiasi altro criterio”. Un quadro pietoso aggravato dalle critiche espresse sul conto della Croazia nel Rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI). “La colpa è del Governo. Un Esecutivo sostenuto dai deputati delle minoranze. Ciò significa che le minoranze stesse sostengono la glorificazione del regime ustascia”, ha affermando Bernardić, stigmatizzando il comportamento dei deputati eletti nella XII circoscrizione.

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