Etnie. Oltre un milione di firme

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Etnie. Oltre un milione di firme

ZAGABRIA | L’iniziativa dei cittadini europei “Minority SafePack – Un milione di firme per la diversità in Europa”, con cui si chiede all’UE di adottare un insieme di atti giuridici per migliorare la protezione delle persone appartenenti a minoranze nazionali e linguistiche e per rafforzare la diversità culturale e linguistica in seno all’Unione, ha avuto successo.

A pochi giorni dal termine ultimo per la raccolta firme, che lo ricordiamo scade oggi 3 aprile, il sito ufficiale dell’iniziativa
www.minority-safepack.eu
aveva reso noto di avere raggiunto e superato l’ambito traguardo, ovvero il milione di firme necessarie. Sul sito, ieri pomeriggio, si è potuto leggere che sono state raccolte 1.142.557 di firme in totale, di cui in Croazia 16.450, in Italia 52.328 e in Slovenia 6.511.

Attiva anche l’Unione Italiana

Per quanto riguarda la Croazia, l’iniziativa del Minority SafePack è stata accolta con vivo interesse da parte dei rappresentanti delle varie comunità nazionali tanto che a più riprese il Consiglio nazionale per le minoranze nazionali ha lanciato appelli ai consiglieri per sollecitare i propri appartenenti a partecipare e firmare l’iniziativa. Croazia e Slovenia sono riuscite a superare la soglia loro richiesta: per Zagabria 8.250 e per Lubiana 6mila, mentre all’Italia ieri pomeriggio ne mancavano circa 2 mila per raggiungere la quota assegnata allo Stivale pari a 54.750 firme. Ma non serve soltanto il milione di firme affinché la Commissione europea dia seguito all’iniziativa; è necessario anche che almeno 7 Stati membri raggiungano la soglia loro assegnata. Quindi vediamo che la Croazia e la Slovenia hanno giocato un ruolo fondamentale nella riuscita del progetto.
Sempre stando ai dati di ieri, compresi quelli relativi a Croazia e Slovenia, sono 10 i Paesi ad avere centrato l’obiettivo ovvero Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovacchia, Lettonia, Lituania, Danimarca e Spagna, con Italia, Austria e Polonia che si trovano a un passo dal traguardo loro assegnato. Ricordiamo che nella raccolta delle firme in Slovenia e Croazia è stata attiva anche l’Unione Italiana.

Iniziativa partita dal «basso»

Nell’Unione Europea 50 milioni di persone circa appartengono a una minoranza nazionale o a una comunità linguistica minoritaria, ma questo dato è pressoché sconosciuto alla maggior parte dei cittadini europei. Queste persone contribuiscono in modo determinante alla diversità linguistica e culturale dell’Europa, sono il simbolo stesso dell’aspirazione dell’Unione europea ad essere unita nella diversità. Per questo motivo nel 2012, su impulso della FUEN (Unione federalista delle nazionalità europe), è stato avviato, attraverso lo strumento del diritto d’iniziativa dei cittadini europei (European Citizens’ Initiative), il Minority SafePack, un progetto attivato dal basso, dagli stessi cittadini europei, che include un insieme di misure per la tutela delle persone appartenenti ad una minoranza nazionale e linguistica e per il mantenimento e lo sviluppo del patrimonio culturale europeo, nel rispetto e nella valorizzazione della varietà culturale e linguistica che caratterizza il Vecchio Continente.

Gli Stati non bastano

L’iniziativa venne in un primo momento respinta dalla Commissione europea in quanto la tutela delle minoranze fu ritenuta di competenza esclusiva dei singoli Stati. Ma, a seguito del ricorso presentato dalla FUEN, la Corte di Giustizia affermò che la Commissione fosse invece tenuta a occuparsi della questione. La proposta è stata quindi accolta e registrata il 3 aprile 2017 e da questa data è iniziato a decorrere il termine di un anno per la raccolta delle firme. Nell’Unione europea dove spesso si sottolineano quali principi base la libertà, l’uguaglianza e lo stato di diritto, non si può prescindere dai diritti delle comunità minoritarie, che rappresentano circa un sesto della popolazione dell’UE. Finora però gli unici atti concreti in materia, sono stati i criteri di Copenaghen, con cui sono stati definiti i parametri per l’adesione all’Unione europea dei nuovi Stati membri. È chiara quindi la necessità di intervenire a favore della minoranze nazionali in Europa per il tramite di atti legislativi in materia di lingue minoritarie, d’istruzione e di cultura, di politica regionale, di partecipazione, d’uguaglianza e altre. In questo momento nel Vecchio continente abbiamo una situazione a macchia di leopardo per quanto concerne la tutela delle etnie. L’introduzione di standard comunitari servirebbe perlomeno a rendere più consapevoli i cittadini nel loro insieme dell’esigenza di proteggere le diversità culturali europee.

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