«Ai connazionali dobbiamo dare risposte concrete»

0
«Ai connazionali dobbiamo dare risposte concrete»

FIUME | Paolo Demarin, classe 1982, non è un nome nuovo nel panorama istituzionale della Comunità nazionale italiana. Ha alle spalle tre mandati da consigliere nell’Assemblea dell’Unione Italiana. La sua prima elezione, nella circoscrizione della Comunità degli Italiani di Sissano, risale al 2006 (mandato 2006-2010), successivamente è stato riconfermato e, forte del consenso dell’Assemblea per otto anni (mandati 2010-2014 e 2014-2018) ha ricoperto l’incarico di vicepresidente del massimo organo rappresentativo e deliberativo dell’Unione Italiana dove spesso in fase di dibattito ha dato un contributo decisivo al superamento di impasse e al raggiungimento di soluzioni condivise. Le sue esperienze però non si fermano qui. Significativo è stato anche il suo impegno sul territorio; nella CI di appartenenza, quella di Sissano, è stato presidente, componente dell’Esecutivo e dell’Assemblea che ha anche diretto. A livello di unità di autogoverno locale ha invece ricoperto l’incarico di vicesindaco di Lisignano. Ora è stato chiamato a presiedere l’Assemblea dell’UI e ha annunciato il congelamento dello status di membro del partito. “Ritengo sia giusto farlo indipendentemente dal fatto che in questo momento non ricopro alcun incarico nel partito”, puntualizza. Il ruolo di presidente dell’Assemblea gli è stato affidato lo scorso 8 agosto nel corso della seduta costitutiva svoltasi a Palazzo Bradamante a Dignano. Ha ottenuto la fiducia di 54 consiglieri (1 scheda nulla e 6 bianche).

Unità d’intesa e collaborazione

Si è subito definito “un pari tra i pari” e ha annunciato che intende svolgere il compito che gli è stato affidato con “disciplina e onore, cercando di mettere in pratica i valori che i nostri padri fondatori hanno posto alla base delle nostre istituzioni”. Unità e unitarietà per Paolo Demarin non sono soltanto delle parole chiave. Si tratta di valori profondamente sentiti che vorrebbe trovino piena espressione nelle attività e negli atteggiamenti attraverso l’unità d’intesa e la collaborazione. L’obiettivo è quello di superare le attuali difficoltà – incluse quelle finanziarie che attanagliano le CI “la base delle nostra esistenza”, le scuole e le istituzioni –, e di rafforzare i legami tra connazionali e UI, ovvero di innalzare il livello di partecipazione nella vita istituzionale targata CNI. Obiettivi che impongono un cambio di marcia e una logica dialettica capace di portare avanti il confronto senza che si arrivi allo scontro.
Superare gli interessi particolari
“Il mio compito – così Paolo Demarin – è far rispettare lo Statuto e il Regolamento (interno dell’Assemblea) auspicando e favorendo il confronto e il dialogo sui temi importanti. Quello che dobbiamo però evitare sono gli scontri personali e le rotture. Non dobbiamo promuovere interessi particolari, ma questioni che attengono al miglioramento della situazione per tutta la realtà della CNI”. I dibattiti fini a sé stessi, dunque. non dovrebbero trovare casa in sede di Assemblea, questa dovrebbe fare da contesto a una riflessione improntata su proposte che interessano tutto il tessuto minoritario. “Vorrei riprendere i grandi temi, quelli che riguardano i nostri diritti, i rapporti con la Nazione Madre, i meccanismi di finanziamento delle attività, le modifiche all’assetto giuridico della nostra associazione rappresentativa”, dice Demarin, facendo presente: “I connazionali si aspettano da noi risposte concrete e hanno il diritto di ottenerle. Dobbiamo volgere lo sguardo più in là rispetto alle problematiche interne all’Assemblea alle quali abbiamo dedicato molto spazio. Ora ci dobbiamo impegnare per recuperare il rapporto con le persone e favorire una presenza più forte dei giovani e dei meno giovani – non va fatta una distinzione anagrafica – nelle nostre realtà istituzionali”.

Il confronto e le critiche aiutano

Un traguardo che impone un’apertura rispetto ai diversi punti di vista che convivono nel tessuto comunitario. “Dobbiamo essere capaci di far prevalere la volontà di rimanere uniti come italiani, di dire ‘no’ alle spaccature e di superare gli attriti. Per farlo sarà sicuramente necessario cercare dei compromessi capaci di darci soluzioni per il bene di tutti”, spiega Demarin, dichiarando che in questo senso ha colto con soddisfazione il clima che si respirava alla seduta costitutiva. “Rispetto a quanto avvenuto negli ultimi mandati mi sembra di cogliere che ci sia una bella novità. Non mi aspetto che si costituiscano dei Gruppi consiliari il che ci consentirà di evitare spaccature che non hanno contribuito né al dialogo né alla buona gestione dei lavoro”.
Un dialogo scorrevole, comunque non va confuso con un discorso unidirezionale. Demarin ci tiene a puntualizzarlo facendo presente: “Il confronto e le critiche costruttive ci devono essere. La diversità di idee è benvenuta. Guai se non ci fossero interventi capaci di farci interrogare sulla bontà delle proposte e di contribuire al miglioramento delle stesse. C’è sempre qualcosa di buono anche nelle critiche, bisogna saperlo cogliere. Quello che va evitato, perché non ha in sé nulla di buono, è l’assenza di interventi. Sarebbe grave se nessuno intervenisse per esprimere le proprie idee alle sedute dell’Assemblea. Sarebbe un’Assemblea afona”.

Lo Statuto va modificato

In questo senso, Demarin, concorda con chi già in apertura di mandato ha chiesto un rafforzamento – non soltanto formale, ma anche reale – del ruolo dell’Assemblea. “Sì – conferma – condivido le tesi di chi sostiene che le politiche dell’Unione Italiana devono nascere nell’Assemblea. Poi nella loro attuazione ci deve essere il rispetto dei ruoli e delle competenze, ma rimane il fatto che le linee guida per il funzionamento dell’UI vanno affrontate, discusse e definite in sede di Assemblea”. Torna quindi attuale il tema della revisione dell’atto fondamentale. “Lo Statuto dell’Unione italiana va modificato nel primo anno di mandato. Non possiamo posticipare oltre rischiando nuovamente che il dibattito prenda forma a pochi mesi dalle elezioni”, afferma Demarin, che rispetto alle procedure esclude che possano essere ripresi in mano per automatismo i documenti discussi in passato. “Si partirà da zero. Non dobbiamo limitarci a rivedere le regole elettorali, va messa mano a tutto l’impianto”, afferma, ponendo l’accento su un cambiamento dell’assetto dell’Assemblea e degli Attivi consultivi, in primis quello delle CI. Quanto all’ipotesi di un cambiamento che vada nella direzione del bicameralismo – un’Assemblea numericamente più piccola investita di competenze politiche e un Attivo CI più incisivo sui temi che riguardano direttamente la vita delle Comunità –, non si dice contrario, ma chiede garanzie. “Dobbiamo creare un sistema capace di funzionare e di dare ai connazionali risposte concrete alle loro necessità e dobbiamo evitare di creare ulteriori complicazioni”, afferma. Invita quindi a ragionare anche in termini di modernizzazione e di sfruttamento delle possibilità che derivano dall’utilizzo delle nuove tecnologie.

Un programma di lavoro

Il primo passaggio, stando agli annunci, avverrà a breve. Il presidente della Giunta esecutiva, Marin Corva, ha annunciato già in campagna elettorale l’intenzione di chiedere una modifica allo Statuto per incrementare il numero dei componenti dell’Esecutivo dagli attuali 5 a 7. Una proposta che otterrà il nullaosta a settembre? “Come tutte le altre che verranno, anche questa proposta prenderà forma se otterrà la maggioranza richiesta in sede di Assemblea”, afferma Demarin, che annuncia: “Intendo proporre già alla prossima seduta una calendarizzazione e indicare in questa i temi da trattare. Saranno sicuramente incluse anche le riforme dello Statuto, sulle quali chiederò che il dibattito inizi a ottobre di quest’anno per concludersi entro la fine del 2019”. Nella sostanza si tratta dell’attuazione di un meccanismo previsto dallo Statuto vigente e che Demarin intende ripristinare alla pari delle sedute tematiche. “Ritengo vadano fatte per vari settori; la scuola, le istituzioni della CNI, l’attuazione dei nostri diritti, pensiamo ad esempio alla situazione riguardante l’attuazione del bilinguismo sul territorio, ma anche al rapporto con i rappresentanti politici della CNI”, conclude Demarin, che invita tutti i connazionali a contattarlo per le questioni che stanno loro a cuore. “Sono disponibile per fornire tutto l’aiuto possibile nell’ambito delle competenze che derivano dal ruolo che ricopro”.

«Confido nel sostegno dei deputati della CNI» 

“In questo mandato la CNI ha scelto di dare fiducia a una dirigenza giovane che ha ancora tanto da imparare da chi ha alle spalle un bagaglio di esperienze”. Così Paolo Demarin commentando il passaggio di consegne ai vertici dell’Assemblea e della Giunta esecutiva, che anche nella sua composizione ha proposto volti nuovi. “Conto molto sui deputati della CNI nei Parlamenti croato e sloveno, Furio Radin e Felice Žiža, e auspico che partecipino alle sedute dell’Assemblea. Con Radin ho un rapporto costante e confido sul suo sostegno e sul suo aiuto anche in considerazione del fatto che è stato consigliere, presidente dell’Assemblea e presidente dell’Unione Italiana”, dichiara Demarin, che guardando indietro ci tiene a ricordare: “Negli scorsi mandati ho avuto modo di affiancare tre presidenti dell’Assemblea, Floriana Bassanese Radin, Roberto Palisca e Tamara Brussich, colgo l’occasione per ringraziarli dell’aiuto che mi hanno dato e degli insegnamenti che mi hanno trasmesso sia sul piano professionale sia su quello umano. Da tutti loro ho imparato molto”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display