«Istriano» Dop transfrontaliera

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«Istriano» Dop transfrontaliera

Due regioni ancora divise sul fronte del Terrano, hanno invece trovato una lingua comune sull’“oro verde”: nasce un marchio unico di denominazione d’origine protetta dell’olio extravergine d’oliva prodotto in Istria e nell’area liburnica, sia per la parte slovena che per quella croata. La Dop “olio extravergine d’oliva dell’Istria slovena”, registrata nel 2007, scompare, per far posto alla Dop “olio extra vergine di oliva Istria”. È il secondo frutto di questa terra a essere tutelato a livello di Unione europea, dopo il prosciutto istriano. Ora si sta lavorando anche per il riconoscimento del marchio Dop per il formaggio di pecora, il miele, la carne di Boscarino e le salsicce istriane.

Dunque, la Slovenia, finora titolare della denominazione d’origine, e la Croazia hanno raggiunto un’intesa e sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 27 febbraio scorso è stata ufficializzata la cancellazione della vecchia Dop per far posto alla nuova, che è trasfrontaliera, coinvolgendo due Paesi. Va detto che le caratteristiche degli oli dell’Istria, che siano sloveni o croati, è molto simile e il tratto comune è l’altissima qualità riconosciuta in tutto il mondo, come confermato dalle riviste e guide specializzate come ”Flos Olei”. Stando agli esperti, la Dop comune avrà effetti molto positivi dal punto di vista economico e commerciale in quanto garantirà maggiore visibilità a un prodotto considerato d’eccellenza in campo europeo. Per la Slovenia si è trattato anche di una necessità, visto che le quantità certificate sono spesso inferiori alle 50 tonnellate, su una produzione complessiva di 600/800 tonnellate. Troppo poche per garantire la presenza di un Consorzio di tutela, con tutti i suoi costi e le attività da sostenere. Decisamente maggiore la produzione nella parte croata della penisola, che si attesta sui 250 vagoni.

Dopo cinque anni di sforzi, nel 2015 la Croazia aveva ultimato il processo per ottenere lo status nazionale Dop per l’olio istriano. L’allora ministro dell’Agricoltura croato, Tihomir Jakovina, a Dignano aveva presentato 20 produttori locali con l’etichetta ufficiale di “olio extra vergine d’oliva istriano”. L’obiettivo era garantire la qualità, l’autenticità e la competitività del prodotto, proteggendo al tempo stesso gli olivicoltori locali. Nel 1994, c’erano circa 350.000 ulivi e tre frantoi; nel frattempo le piante sono diventate oltre 1.2 milioni di alberi e i frantoi più di una trentina. Il salto successivo è stato in ambito europeo. Le trattative erano state avviate nel 2016. Nel Regolamento di esecuzione 2019/332 della Commissione europea del 20 febbraio 2019, si specifica che la denominazione “Istra” (Dop) è registrata. Tre anni fa la Croazia aveva chiesto la registrazione della denominazione “Istarsko ekstra djevičansko maslinovo ulje” come denominazione di origine protetta. Con la notifica di opposizione del 22 giugno 2016 e la dichiarazione di opposizione motivata del 22 agosto 2016, la Slovenia si era opposta per i seguenti motivi: la denominazione oggetto della domanda di registrazione è in parte omonima del nome sloveno del prodotto “Ekstra deviško oljčno olje Slovenske Istre”, che è iscritto nel registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette dal 2007, e non sono state fornite prove che la denominazione “Istarsko ekstra djevičansko maslinovo ulje” sia utilizzata negli scambi commerciali o nel linguaggio comune quale denominazione commerciale o storica abituale per designare l’olio di oliva prodotto nell’Istria croata.

Nell’ottobre dello stesso anno la Commissione aveva invitato le parti interessate ad avviare un negoziato per giungere a un accordo. Il compromesso è stato comunicato alla Commissione con lettera dell’8 maggio 2017, cui sono seguiti ulteriori scambi tra la Croazia e la Commissione. Varie modifiche sono state apportate al disciplinare di produzione a seguito dell’accordo. La denominazione del prodotto “Istarsko ekstra djevičansko maslinovo ulje” è stata modificata in “Istra”.

La zona di produzione è stata ampliata per comprendere la parte slovena della penisola istriana e la domanda della Croazia è diventata multinazionale (Croazia e Slovenia). Piccoli adeguamenti sono stati inoltre introdotti nel documento unico e nel disciplinare di produzione. L’ampliamento della zona geografica all’Istria slovena è giustificato, poiché l’Istria slovena produce olio d’oliva che condivide storia, legame e qualità con l’olio d’oliva prodotto nell’Istria croata. “L’uso della denominazione ‘Istra’ è stata esaurientemente dimostrato, sia in Slovenia che in Croazia, si legge nel documento Ue. Rammarica constatare che, nonostante l’Istria sia una regione in cui il bilinguismo è sancito da statuti e norme, sia nella parte croata che in quella slovena (si vedano i comuni costieri), l’italiano in questo caso è stato “dimenticato”.

La Dop è una sigla sinonimo di prodotti enogastronomici tipici di alta qualità, un marchio che tutelat a livello comunitario, a tutto beneficio dei consumatori e contro la contraffazione alimentare. Per ottenere la Dop, la produzione e la trasformazione del prodotto devono avvenire nell’area geografica determinata.Il marchio indica che tutto il processo produttivo, dalla prima all’ultima fase, si esplicita nella zona stabilita. Per essere ancora più chiari, per i prodotti Dop, tutto quello che riguarda l’elaborazione e la commercializzazione del prodotto deve originarsi necessariamente nel territorio dichiarato.

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