Istria. Tartufo s.o.s. raccolte

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Istria. Tartufo s.o.s. raccolte

Ci hanno lasciati soli. Questa la drammatica constatazione fatta dal presidente dell’Associazione dei tartufai dell’Istria, Darko Muzica, contattato dalla nostra redazione prima della partenza per Zagabria dove venerdì scorso in piazza San Marco i Verdi, il Forum dell’associazione dei veterani VIDRA e il gruppo Veterani e azione sociale, hanno organizzato una manifestazione contro la devastazione dei boschi e delle foreste in Croazia. Come spiegatoci da Muzica i tartufai istriani si sono uniti al corteo perché insoddisfatti del trattamento dei governi locali e nazionali nei confronti delle aree verdi, in particolare delle loro politiche per quanto riguarda la salvaguardia del bosco di Montona e più in generale di quelle della penisola istriana che fanno da habitat per il “re tra i funghi”, uno dei prodotti di punta, che insieme all’olio d’oliva e al vino, formano il brand “made in Istria” famoso in tutto il mondo. Muzica ci tiene da subito a chiarire un punto: il tartufo istriano non scomparirà, ovvero c’è e continuerà ad esserci, ma a rischio è il lavoro dei tartufai che di anno in anno si vedono ridurre l’area di raccolta di questi funghi pregiati, area che a causa del disboscamento e del taglio degli alberi viene sempre meno curata. “Non vogliamo interferire con il lavoro delle Hrvatske Šume (Demanio forestale nazionale, nda), ma vediamo che crescono a dismisura il numero degli alberi tagliati e che il legno viene estratto con mezzi pesanti, nel fango, che passano attraverso i sentieri forestali, spesso devastandoli, a spese dell’habitat del tartufo”, denuncia Muzica.

Anni di proteste

L’Associazione dei tartufai dell’Istria è stata fondata 5 anni fa dopo che, come ci racconta il suo presidente, “non potevamo più rimanere inermi a guardare il continuo accumularsi dei problemi, in primis per quanto riguarda l’habitat del tartufo che veniva in crescendo messo a rischio”. “Questo è il problema maggiore, perché se non avremmo più dove raccogliere i tartufi, gli altri problemi legati al nostro mondo perderanno d’importanza. Per 5 anni in maniera pacifica abbiamo provato a farci sentire, abbiamo scritto, denunciato, ma non è servito praticamente a nulla”, ci racconta. Le richieste dei tartufai istriani sono chiare: quanto prima lo Stato deve prendersi cura della tutela dell’habitat del bosco di Montona e non solo, di tutti gli habitat dei tartufi. “Se un albero è fondamentale per la crescita del tartufo, questo deve essere salvaguardato, non si può permettere il suo abbattimento. Bisogna instaurare una politica a lungo termine di tutela del suoi ambiente naturale”, sottolinea Muzica che ha lanciato l’ennesimo appello al Ministero dell’Agricoltura, alle unità di autogoverno locale, alla Regione Istriana, “dalla quale siamo delusi perché non sta facendo niente per salvaguardare il bosco di Montona”. “Tutte le nostre denunce come se fossero finite nel nulla, come se avessimo parlato a un muro, ci hanno ignorato totalmente”, ci dice rammaricato Muzica. Il tartufo, ci spiega, è di per sé abbastanza resistente, ha un sistema di preservazione forte, non scomparirà da un giorno all’altro, ma viene costantemente messo in difficoltà dai cambiamenti climatici e dalle problematiche legate che ne derivano, “se poi mettiamo a rischio il suo habitat, diminuiamo la superficie forestale dove cresce, oppure non curiamo questa e non prestiamo attenzione alle esigenze del tartufo, allora consapevolmente si va a mettere a rischio l’intero sistema, sia per quanto riguarda la crescita del tartufo che la sua raccolta”. “Per noi tartufai sarebbe una situazione drammatica. Siamo già messi male come categoria, perché la nostra età anagrafica è alta, ovvero sono pochi i giovani tartufai tra di noi e la tendenza tende a diminuire”, precisa, sottolineando che “praticamente l’un terzo, se non la metà, lo fanno per puro hobby”.

Stauts speciale per Montona

Ritornando alle Hrvatske Šume Muzica ci dice che il bosco di Montona viene considerato dal punto di vista legislativo al pari di altri boschi o foreste con non hanno tartufi, ovvero come terreno dedito allo sfruttamento del legno e, nonostante la consapevolezza di una forte presenza di tartufi, se ne infischiano, fanno orecchie da mercante. Quindi ci sarebbe la necessità di dare uno status speciale all’area, ovvero dare “peso” legislativo alla presenza dei tartufi. La Regione qualche anno fa aveva fondato un’associazione (Modelne šume „Sliv rijeke Mirne“) che si prendeva la briga di tutelare il bosco di Montona ma, come detto da Muzica, “questa ha fatto poco o niente”, tanto da fare rivoltare di recente i tartufai a causa di un cartellone sulla strada statale all’ingresso di Pinguente contenente la scritta “L’habitat dei tartufi è in pericolo, tutelatelo raccogliendoli in maniera appropriata”. “Praticamente accusano noi tartufai di mettere in pericolo l’habitat facendo sottintendere che il problema saremmo noi che non gli raccogliamo il tartufo secondo norma. Sostenere questo è come minimo cinico, per non utilizzare altri termini. Non citare, ovvero fare finta di non sapere cosa sta succedendo all’interno del bosco, è vergognoso”, ci dice contrariato Muzica. Il presidente dell’associazione dei tartufai Istria saluta invece con favore gli investimenti fatti nel brand del tartufo istriano, perché il giro d’affari per il territorio è importante, “ma se non vengono sostenuti i tartufai che sono il primo gradino della scala produttiva, senza i quali i tartufi non ci sarebbero, allora viene messo a rischio tutto il sistema, non possiamo essere abbandonati a noi stessi, non possiamo tirare il carro per tutti ed essere lasciati soli”.

Stagione 2018: tra alti e bassi

“La stagione autunnale 2018 è stata particolare – ci dice Musiza -. Dipende dai punti di vista. Se a rispondere alla domanda su come è stata la stagione è un fungaiolo che lo fa per hobbby, questo dirà e che è stata inaspettatamente positiva perché sono stati raccolti diversi tartufi di grandi dimensioni, se ha rispondere è un operatore del settore gastronomico dirà che è stata eccezionale perché il prezzo della materia prima è stato sotto la media, se chiediamo invece ai tartufai, questi risponderebbero che è stata tra alti e bassi, di tartufi se ne sono raccolti in abbondanza, ma il prezzo di vendita è stato sotto la media, quindi non possiamo dire che siamo del tutto soddisfatti”. Ricordiamo che un anno e mezzo è stata modificata la legge che regolamenta la raccolta del tartufo andando nella direzione della liberalizzazione. Rispetto alla normativa precedente, che non permetteva a tutti di cercare tartufi, la nuova norma permette praticamente a chiunque di raccogliere modiche quantità per uso personale. Per utilizzo commerciale bisogna invece avere i permessi concessi dal Ministero dell’Agricoltura. Come dettoci da Muzica questo non ha fatto crescere l’interesse, “perché il tartufaio è un mestiere molto duro e, nonostante la situazione economica è difficile, in pochi optano per questo mestiere”. Detto questo, la speranza è che il governo, l’amministrazione locale, aprano gli occhi perché a rischio non vi è soltanto una categoria ma uno storico brand istriano che con molta fatica e impegno è riuscito a ritagliarsi uno spazio a livello internazionale.

Bosco di Montona

Il bosco di Montona si estende lungo la valle del fiume Quieto, dalle Terme Istriane fino a Livade e lungo la valle del bacino di Botonega (it. Bottonega). Anche se nessuna specie, sia legnosa che erbacea non propria solo della zona, il bosco di Montona è l’ultimo bosco alluvionale mediterraneo del bassopiano con farnie, frassini meridionali e olmi rimasto. Conosciuti con il nome di ”longaze”, oggi ne sono conservati solo tre di questi boschi sul Mediterraneo e sulla costa del Ponto uno dei quali si trova appunto sulla penisola istriana. Esteso su di una superficie di 275 ettari, nel 1963 viene dichiarato riserva speciale di vegetazione forestale. Nel corso della storia, il bosco veniva spesso devastato e la Marina austro-ungarica per esempio usava il legno per costruire le proprie navi, e perfino un quarto della parte bassa è stata abbattuta durante il dominio francese. Negli ultimi cinquant’anni il bosco ha subito una serie di cambiamenti non indifferenti: a causa della grafiosi, la malattia olandese de olmo, l’albero si è quasi estinto. Dopo la costruzione della nuova strada, la regolazione del letto del Quieto e la costruzione del bacino idrico di Bottonega, è stata notata una disidratazione delle farnie e dei frassini. A causa della difficoltà del deflusso delle acque superficiali, il terreno inizia a trasformarsi in palude. Per questo motivo oggi è vietato qualsiasi tipo di intervento senza una licenza precedentemente rilasciata. E’ permessa solo la raccolta di tartufi, abbondantemente presenti nel bosco.

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