Risarcimento per danni del regime comunista

0
Risarcimento per danni del regime comunista

LUBIANA | Finora sono più di 35mila gli sloveni che hanno ottenuto il diritto al risarcimento in qualità di vittime delle violenze delle autorità comuniste nel secondo dopoguerra, ma si valuta che potrebbero essere almeno tre volte tanti. I dati sono stati resi noti dal Centro per la rappacificazione nazionale.

La Legge slovena in materia regolamenta il diritto al risarcimento inerente all’assicurazione previdenziale e all’invalidità alle vittime e ai loro familiari, cioè agli ex detenuti politici e alle vittime di esecuzioni sommarie, nonché ai membri delle loro famiglie.

Dalla documentazione delle istituzioni che si occupano dei diritti dei detenuti politici, delle persone innocenti condannate e uccise, si evince quale fosse nel dopoguerra in Slovenia il livello della violenza comunista: erano perite in seguito a esecuzione sommarie 18.280 sloveni tra militari e civili, il cui unico crimine era l’opposizione al regime comunista. Inoltre circa centomila persone, tra cui donne e bambini, di altre etnie “jugoslave” avevano subito la stessa sorte. In carcere erano finiti i “nemici di classe”, mentre erano stati istituiti 8 campi di concentramento, 4 campi di lavoro coatto, 20 campi di rieducazione e di “lavoro socialmente utile”.

In tutto, in Slovenia sono stati registrati 25mila detenuti politici e 60mila sono stati gli espropri violenti. Inoltre, dalla Slovenia dopo la Seconda guerra mondiale furono cacciati in Austria circa 10mila appartenenti alla minoranza tedesca, nonché parte della minoranza ungherese. All’epoca si erano rifugiate in Austria le famiglie benestanti slovene, le cui proprietà erano state espropriate. Si calcolato che nell’immediato dopoguerra ben 60mila sloveni emigrarono in Europa, ma anche oltreoceano.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display