Quando il lusso è imbarazzante

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Quando il lusso è imbarazzante

In Croazia siamo testimoni di un paradosso. Il cittadino medio gode di una qualità della vita relativamente elevata (istruzione “gratuita”, ospedali al passo con i tempi, città tutto sommato sicure, basso tasso di microcriminalità…). Stando ad alcune graduatorie internazionali si vive meglio che in Francia o in Belgio. D’altro canto, a causa del reddito del quale abitualmente dispone si vede costretto a condurre un tenore di vita inferiore a quello dei suoi omologhi negli altri Paesi membri dell’Unione europea.

In Croazia la ricchezza non manca. Nonostante lo squilibrio tra importazioni ed esportazioni a favore delle prime sia notevole, per merito del turismo, dei servizi e delle rimesse dall’estero, nel Paese da diversi anni confluisce più denaro di quanto ne fuoriesca. I risparmi dei cittadini sfiorano i 300 miliardi di kune. Si stima che i 20mila cittadini più facoltosi del Paese abbiano depositati in banca oltre 50 miliardi di kune. D’altro canto sono almeno cinque volte tanti i cittadini croati che statisticamente parlando possono essere considerati poveri o che rischiano di diventarlo. Si tratta di persone costrette a vivere con circa 20 kune al giorno e spesso anche con meno.
Nel corso di una lezione tenuta a Roma nell’ottobre del 2016 il giornalista Piero Angela affermò che la politica non ha mai creato ricchezza. Puntualizzò, però, che la funzione della politica non è di creare ricchezza, bensì di distribuire il benessere del quale un Paese gode grazie ai risultati del lavoro svolto dai suoi cittadini. Dunque spetta alla politica l’onere di creare i presupposti affinché non solo la qualità della vita, ma anche lo standard dei cittadini aumenti e rientri, perlomeno, nella media UE.
Montesquieu teorizzava che il lusso è proporzionato all’ineguaglianza delle fortune. Considerata l’attitudine dei nostri politici a ostentare gli status symbol del consumismo (automobili di grossa cilindrata, orologi, spille, borsette, abbigliamento griffato… il cui valore talvolta supera abbondantemente il reddito dichiarato) è illusorio aspettarsi dei risultati gratificanti nel campo del welfare a breve termine. Prima bisognerà attendere che maturi una classe politica consapevole della differenza tra il lusso aristocratico (segno distintivo del gotha di una società) e il lusso imbarazzante (mera manifestazione di ricchezza). Bruno Munari, vincitore di tre Compassi d’oro, sosteneva che il lusso è “la manifestazione della ricchezza incivile che vuole impressionare chi è rimasto povero”. In altre parole il lusso imbarazzante rappresenta la manifestazione dell’importanza che viene data all’esteriorità, il trionfo dell’apparenza sulla sostanza. Insomma, lo sfarzo è una necessità per le persone che desiderano provare la sensazione di dominio sugli altri. Le persone mature sono consapevoli che gli status symbol sono la materializzazione dell’effimero. Le persone superficiali, al contrario, spesso ammirano e talvolta persino invidiano chi vive nel lusso ostentato. A questo punto la domanda sorge spontanea. Su quale dei due gruppi dovrebbe ambire a fare colpo chi si candida ad amministrare la cosa pubblica?

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