Addio a Gianclaudio de Angelini

Giovedì notte all’ospedale Sant’Eugenio di Roma si è spento inaspettatamente un rovignese doc

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Addio a Gianclaudio de Angelini
Gianclaudio de Angelini in una foto d’archivio

La notizia ha lasciato sorpesi e sconcertati tutti coloro che lo conoscevano. Nella notte tra mercoledì e giovedì è venuto a mancare all’improvviso l’esule rovignese Gianclaudio de Angelini. L’ultimo post sul suo profilo Facebook mercoledì all’alba: erano le 6.15. Giovedì alle 10, un messaggio di Giuliana Donorà dava a tutti la triste notizia: “Stanotte è venuto a mancare Gianclaudio de Angelini, scrittore e poeta originario di Rovigno. Un’altra foglia che cade dal nostro albero istriano, che lascia sgomento e vuoto. Che il Signore lo accolga nel suo regno”.

Si è spento all’ospedale Sant’Eugenio di Roma.
Membro del direttivo della Società di Studi fiumani – Archivio Museo di Fiume che ha sede al quartiere Giuliano-Dalmata di Roma dal 1995 e vicepresidente dell’Associazione per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio, collaboratore del Centro di ricerche storiche di Rovigno, promotore di un’infinità di iniziative culturali, grande sostenitore del riavviciamento tra esuli e rimasti, Gianclaudio de Angelini ha pubblicato saggi, articoli e partecipato a conferenze nell’ambito della storia e della cultura della sua terra d’origine. Nell’aprile del 2000, insieme ad Axel Famiglini e ad altri esuli e rimasti, fu uno dei fondatori della Mailing List Histria, uno dei primi gruppi in Internet creato come punto d’incontro per gli istriani esuli e non e per tutti coloro che amano l’Istria e ideatore dell’omonimo Premio letterario indetto per i ragazzi delle Comunità italiane dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Nato il 19 dicembre del 1950 a Rovigno, esule dalla sua città natale dal 1.mo agosto del 1951 (suo padre Armando de Angelini, del 1923 e sua madre Pasquina Benussi, del 1929, con lui che non aveva ancora un anno la lasciarono in treno raggiungendo Trieste e da lì al Campo di smistamento di Udine, da dove, dopo circa una settimana, vennero dirottati al Campo profughi di Gaeta nella caserma “Cavour” sita nel quartiere vecchio di Sant’Erasmo) dal 1953 risiedeva a Roma nel Villaggio Giuliano. Qui nel febbraio del 1957 alla famiglia venne assegnato un alloggio. Tornato per la prima volta a Rovigno nell’estate del 1960 iniziò da tale data a interessarsi della storia, del dialetto e delle tradizioni della sua terra d’origine.
”L’esodo fu uno strappo che ho metabolizzato poco a poco incominciando a tornare nei primi anni ‘60 con i miei nonni a Rovigno, dove avevamo ancora tre case amiche: tre sorelle di mia nonna e ancora tanti rovignesi. Fu così che ne assorbii la lingua e le tradizioni, aiutato anche dal fatto di vivere a Roma nel Villaggio Giuliano” – dirà in un’intervista concessa nel giugno dell’anno scorso a Giuseppe Iannozzi.
Nel 1997 si piazzò al primo posto al Premio di poesia Laurentum, nella Sezione in vernacolo, con “El seîgo da pera”, componimento in istrioto rovignese. In quello stesso anno pubblicò il volumetto “Poesia dell’esodo a due voci” insieme a Marino Micich, figlio di esuli dalmati, con la prefazione di Amleto Ballarini (recensito anche sulla rivista letteraria La Batana pubblicata dall’EDIT). Si è sempre dedicato alla poesia di stampo lirico intimista e, spinto dall’amore per la cultura giapponese, negli ultimi tempi aveva cercato la via degli haiku sentendoli particolarmente affini al suo sentire e alla sua poesia naturalmente predisposta al verso breve. Li pubblicava sul suo profilo Facebook. Se ne accorse lo scrittore di origini fiumane Diego Zandel, da sempre suo buon amico (frequentarono la stessa scuola elementare) che gli propose di pubblicarli in una raccolta. E così uscì “Gli occhi di Lavinia” (Oltre edizioni). Da oltre quarant’anni, inoltre, Gianclaudio stava lavorando con grande amore e pazienza alla compilazione di un dizionario enciclopedico rovignese-italiano.
Dal 2019 redattore della “Voce della Famia Ruvignisa”, il bimestrale della diaspora rovignese, sul blog www.solomente.it De Angelini, che qui si descrive con tre aggettivi (pigro, ostinato, ironico) scriverà: “Ho vissuto la mia condizione di déraciné non completamente a casa nella natìa Rovigno, sempre più croatizzata, non completamente a casa a Roma. Devo dire che vivere nel Villaggio Giuliano di Roma, dove trovarono casa quasi 2.000 esuli istriani, fiumani e dalmati, mi ha consentito di crescere mantenendo vivo il retaggio culturale della mia terra d’origine ma, ovunque vivessi, sentivo in me la mancanza di qualcosa e la risposta a questo sentimento di privazione è stata la poesia. I versi mi hanno seguito in tutte le fasi della mia vita sia nelle poesie in italiano che in quelle nel dialetto istrioto, una riconquista difficile ma ancor più preziosa essendo una lingua oramai in via di estinzione”.
E anche il suo sito, all’indirizzo http://digilander.libero.it/arupinum/, l’ha dedicato a quelle che erano le sue passioni più grandi: la poesia, la sua città natale e la storia della sua famiglia. Nel settembre dell’anno scorso, per la preziosa attività letteraria e culturale a sostegno dell’italianità istriana, Gianclaudio de Angelini venne premiato con una Targa ricordo dalla Famìa ruvignisa.

Il cordoglio delle Associazioni
La scomparsa di Gianclaudio de Angelini ha suscitato profondo cordoglio tra le Associazioni degli esuli. La presidente del Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Donatella Schürzel ha scritto in un comunicato pervenutoci in redazionei: “Cari soci e amici, il nostro caro amico Gianclaudio de Angelini, consigliere del Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, vicepresidente dell’Associazione per la Cultura fiumana, istriana e dalmata nel Lazio, fondatore della Mailing List Histria, colonna portante della Famìa Ruvignisa e riferimento concreto sempre presente per i rovignesi di Roma, di Rovigno e di ogni luogo, ha raggiunto la casa del Padre. Lascia la moglie Tania, da lui amorevolmente assistita nel corso dalla sua grave malattia, i parenti e l’intera comunità giuliano-dalmata di Roma, scossi e smarriti.
Uno degli ultimi esuli a lasciare la sua amatissima Rovigno, ancora in fasce, è stato sempre per tutti noi un sicuro sostegno, cui abbiamo sempre ricorso, approfittando della sua enciclopedica conoscenza della nostra cultura e della nostra storia, e contando sulla sua generosa disponibilità. Uno dei pochissimi rovignesi capaci di scrivere nella lingua materna, ha composto varie poesie, raccolte in due libri, “Zbreìnduli da biechi” e “Gli occhi di Lavinia”. Numerosi anche altri scritti e ricerche d’argomento storico o linguistico.
Carissimo Claudio, ora che hai raggiunto la tua Rovigno celeste, ti preghiamo di guidarci nel nostro impegno a continuare il cammino intrapreso e ci ripromettiamo di fare del nostro meglio per seguire il tuo limpido esempio verso il “nostro” mondo. Prega anche tu per noi e grazie per esserci stato”.
Anche l’ANVGD di Torino, insieme al Circolo culturale Istriani, Fiumani e Dalmati, hanno espresso profondo cordoglio per l’improvvisa e prematura scomparsa di Gianclaudio de Angelini. “Grazie Claudio per l’impegno, l’amicizia e la costante energia che hai trasmesso nella condivisione dei valori che caratterizzano le nostre comunità di esuli. Grazie per il grande lavoro a difesa della nostra cultura, attraverso le opere letterarie e l’istituzione della Mailing List Histria. Gli amici di Torino non ti dimenticheranno mai” – hanno scritto su Facebook.
I funerali di Gianclaudio de Angelini si svolgeranno presso la Chiesa di San Marco Evangelista, in Piazza Giuliani e Dalmati, a Roma nel Quartiere Giuliano Dalmata, oggi 4 giugno alle ore 9,30. Dalle ore 8,30 alle 9.15 sarà aperta la camera ardente presso l’Ospedale Sant’Eugenio, piazzale dell’Umanesimo, Roma EUR. 

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