Un pianismo colorito dalla confidenza spirituale

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Un pianismo colorito dalla confidenza spirituale

FIUME | Nelle pagine del nostro quotidiano abbiamo già avuto modo di recensire due saggi di Chiara Bertoglio, pianista, musicologa, scrittrice e teologa italiana. In quest’occasione invece vogliamo occuparci di Bertoglio pianista, ossia, di presentare due dei suoi cd; “Mors et Vita” (Velut Luna), in cui interpreta musiche di Mussorgsky e Olivier Messiaen, e le “Impromptus” (Velut Luna), di Schubert. Artista sensibilissima e giovane intellettuale di spessore, Chiara Bergoglio – figlia dell’esule istriana Grazia del Treppo – è pure autrice delle note introduttive dei due cd.

Trapuntati di significative riflessioni e considerazioni personali, i due testi rappresentano un’ottima guida all’ascolto e alla comprensione di due personalità-spiritualità molto diverse tra loro; quella di Mussorgsky, “artista maledetto”, ossessionato dalla morte, e di Messiaen, il cui sofisticato idioma musicale s’ispira alle verità di fede.
Interprete profonda e di non comune intelligenza musicale, Chiara Bertoglio fa fluire la “narrazione” sorretta da sentita partecipazione, piena coscienza e controllo della materia musicale, e da mezzi culturali d’eccezione. Ogni immagine e pensiero musicale, ogni nota vivono come parte di un’alta e precisa visione dei vari brani.
La capacità evocativa e l’immaginosità dell’artista emergono palesemente ne “Una notte sul Monte Calvo”, in cui con sonorità poderose e tocco perentorio fa rivivere in maniera incisiva l’agitazione delirante, orgiastica dell’infernale sabba, il ruvido “primitivismo” di Mussorgsky, qui smussato nella felice trascrizione per pianoforte di Konstantin Černov, e infine le vellutate soavità dell’alba nascente. Facciamo notare la raffinata tecnica del suono, che in tutte le sue declinazioni dinamiche, anche più estreme, risulta nobile e bello.
È un vero piacere ascoltare i “Quadri di un’esposizione”, di Chiara Bertoglio che, con il suo pianismo colorito e una lettura psicologicamente incisiva, riesce puntualmente a “descrivere” le tante e caleidoscopiche immagini. Rileviamo il potente plasticismo sonoro nel “Bydlo”. L’intensità metafisica nelle “Catacombe”. Il meditato “Con mortuis in lingua mortua”. La raccapricciante “Baba Yaga”, simbolo infernale. E infine, l’apoteosi della “Grande porta di Kiev”, l’arcaico misticismo dell’antico corale russo, il tripudio delle campane, elementi sommamente valorizzati dall’artista. “… il tema della ‘Promenade’, ritratto come ‘morto’ in ‘Catacombe’, si ritrova qui ‘risorto’. È la vita oltre la morte, la possibilità di mantenere le nostre relazioni con coloro che abbiamo amato attraverso la morte, al di là della morte, e per sempre”. conclude l’artista.
Di Olivier Messiaen la concertista interpreta, dai “Vingt regards du l’Enfant Jésus”, il n.1 “Regard du Pere”, il n. 2 “Regard de l’étoile” e il n. 11 “Premiére Communion de la Vierge”. Come Bertoglio fa notare “sono brani di grande complessità teologica e universale, trasmessa soprattutto tramite il preciso simbolismo dei motivi conduttori…”, che evocano la Trinità, il mistero dell’Incarnazione di Cristo e la sua Passione, la tenera comunione della Vergine con il Bimbo che porta in grembo.
Il carattere spirituale di queste pagine (il “Tema di Dio”) emerge nella serena e profonda meditazione dell’artista, che si trasmuta (“tema della stella e della Croce”) improvvisamente in sferzanti drammaticità accordali. L’elevata immersione in questi brani della pianista induce alla riflessione e comunica un senso di pace.
Il secondo cd intitolato “Impromtus” raccoglie appunto gli “Improvvisi” di Franz Schubert op. 90, i due Improvvisi S565b/1 in mi bemolle magg. e S565b/2, e i Quattro Improvvisi op. posth 142 D935. La concertista li definisce “veri e propri amici musicali”, costantemente presenti nel suo itinerario formativo. Infatti, questo rapporto di amicizia lo si nota nel tocco “affettuoso” e misurato della concertista e dalla sua confidenza spirituale con questi deliziosi brani, portati dall’artista in maniera stilisticamente ineccepibile.
La precisa conoscenza musicologica di ogni brano di Chiara Bertoglio, in connubio con le sue altre qualità, fa sì che la pianista colga l’essenza stessa di queste musiche. Raffinatissima e ricca di sfumatue timbriche l’interpretazione dei due improvvisi nella rilettura virtuosistica di Franz Liszt.
Strutturalmente più complessi e contenutisticamente molto sfaccettati si presentano gli Imprompti op.142, segnati da un afflato romantico più spinto. La concertista dischiude con
sapienza e fascino rari il geniale universo schubertiano nella sua stupefacente bellezza.
Nata a Torino nel 1983, Chiara Bertoglio si diplomata sedicenne in pianoforte, con lode e menzione, al Conservatorio di Torino, ottiene il diploma di perfezionamento con lode all’Accademia di Santa Cecilia e la laurea specialistica in musicologia con lode all’Università di Venezia, nonché il PhD (dottorato di ricerca) all’Università di Birmingham. La sua formazione teologica comprende un Master di II livello in Storia del Pensiero teologico (Università di Roma Tor Vergata) e un MA in Systematic Theology (Università di Nottingham), entrambi con lode. Come solista si esibisce in alcune delle sale più prestigiose, fra cui la Carnegie Hall di New York, il Concertgebouw di Amsterdam, l’Accademia di Santa Cecilia a Roma; pubblica numerosi libri, diversi dei quali sulle relazioni fra musica e teologia, nonché molti articoli per riviste specialistiche musicologiche e teologiche. Nel 2017 è uscita la sua imponente monografia “Reforming Music” (De Gruyter), sulla musica e le Riforme religiose del Cinquecento.

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