ROBE DE MATTEONI Pola. Centro sportivo, una storia infinita

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ROBE DE MATTEONI Pola. Centro sportivo, una storia infinita

Nella settimana che sta per concludersi si è attualizzata la storia del Centro sportivo cal-
cistico. Il sindaco Filip Zoričić, che di giorno in giorno produce animosità fra gli sportivi locali, ha informato i dirigenti dell’Istra 1961 che possono costruire il Centro sportivo a Stignano. Considerazione che ha prodotto nervosismo sia in seno al club sia tra gli appassionati. I dirigenti del club si ulteriormente irritati quando, subito dopo la riunione nel Palazzo comunale, hanno potuto leggere su un sito locale che anche a loro piace il sito di Stignano. Opzione che non è stata nemmeno presa in considerazione dal club. Lo si è capito dalla reazione del presidente Branko Devide Vicenti, il quale ha subito puntualizzato che non è assolutamente vero quello che il consulente del sindaco, Ivan Žagar, ha dichiarato su quel sito. Stignano non è adeguata come località e non rientra per niente nel progetto del Baskonia-Alaves, che prevede la costruzione di 4 campi da gioco e dell’infrastruttura comprendente spogliatoi, fitness, centro medico di fisioterapia, saune, ristorante, uffici e sale riunioni. Per questo progetto, ideato già nel 2019 dai proprietari dell’Istra 1961, erano previsti dai 5 ai 7 milioni di euro. La costruzione sarebbe graduale: priorità ai campi in quanto le varie squadre di categoria non hanno dove allenarsi. Perché il sindaco Filip Zoričić, che guida la città da più di sette mesi, ha bloccato con fermezza ogni opzione sullo storico (calcisticamente parlando) sito di Campo Marzio e non riesce a trovare un’area adatta in città, anche se aveva detto pubblicamente che lo farà per il bene del calcio e dell’Istra 1961? Qui è doveroso ritornare un po’ al passato…
Nel 2010 l’Istra diventò il secondo club croato, dopo l’Hajduk, di proprietà privata. L’imprenditore russo, Mikhail Sceglov fu anche il primo presidente e proprietario straniero. Sceglov all’epoca disse a più riprese che lui non avrebbe potuto da solo finanziare il club in Prima Lega. La Città promise di aiutarlo, tra l’altro, anche con l’appoggio del progetto chiamato Centro sportivo. Campo Marzio da subito era la località giusta, anche perché dista dallo stadio Drosina 500 metri. Sceglov ottenne anche l’appoggio della Federazione, che con Davor Šuker in testa aveva promesso di “aiutare” la costruzione del centro sportivo, dove era previsto anche a un piccolo albergo per attirare club e nazionali dall’estero per le preparazioni e così incassare i mezzi con i quali finanziare il club. Non se ne fece niente. La scusa ufficiale: lo Stato, come proprietario, non aveva regalato alla Città la zona menzionata. Sceglov lasciò tutto nel 2015, vendendo il club per circa 2 milioni di dollari alla cordata statunitense guidata dall’avvocato di Phoenix, Michael Glover. Stessa idea e stesso progetto, ma identici problemi ed epilogo. Glover tolse il disturbo lasciando terra bruciata nel club. Nel 2018 ecco i baschi, che salvano il club dalla bancarotta, investono soldi e saldano milioni di debiti, motivati anche dall’amministrazione locale, che promette, tra l’altro, l’appoggio per il Centro sportivo.Tre anni di storielle, sempre le stesse: lo Stato non ci concede Campo Marzio. I baschi non ci credono, s’attivano da soli nella capitale arrivando fino ai ministeri di competenza. E, guarda caso, il governo decide nella primavera del 2021 di donare la zona alla Città. C’è però una nota molto importante nel contratto fra il governo e Pola. Campo Marzio si regala sì alla Città, ma per la costruzione di strutture sportive e campi di allenamento. Sembrava la fine dell’agonia per il club per disporre finalmente di strutture adeguate per l’allenamento e per fare un grande salto di qualità. Appunto, sembrava…
Il nuovo sindaco Zoričić, che dal primo giorno è entrato in “collisione” con il club, senza argomenti validi e superficiale su temi molto delicati (mezzi pubblici), ha sorpreso l’Istra, i baschi e il mondo sportivo di Pola con la sua decisione. Niente da fare, niente centro sportivo a Campo Marzio: la gente vuole altri contenuti. Con quest’affermazione di motivazione sconosciuta Zoričić ha cancellato un decennio di sforzi. Quando sembrava che l’agonia fosse finita è venuta a mancare la volontà della Città. Adesso è un grande problema non solo per il calcio, che, come dicono i baschi, valuta l’opzione fuori da Pola, cioè a Medolino. Il problema cresce pure per l’Amministrazione locale, perché sull’argo- mento sta sempre più prendendo quota la tesi che questa coalizione politica stia bloccando progetti imprenditoriali e assuma un atteggiamento negativo nel contesto di sviluppo della città. Per quanto riguarda il calcio, questa tesi è più che credibile. Anzi, è un dato di fatto.

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