ROBE DE MATTEONI Chiamatele emozioni

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ROBE DE MATTEONI Chiamatele emozioni

Sinceramente non me l’aspettavo. Non perché non credessi che il calcio possa offrire determinate situazioni, però il contesto per compiere la grande impresa non era quello ideale. L’Istra 1961 è in piena lotta salvezza, ancora tutta da conquistare. Dopo la parentesi della nazionale lo stato di forma dei gialloverdi non era dei migliori. Hanno perso contro l’Osijek e quindi, con un atteggiamento in campo rinunciatario, contro l’Hajduk. Poi ecco il Rijeka, il detentore della Coppa e con Tomić che ha imboccato la strada giusta ottenendo una serie di risultati positivi, che generano ottimismo e danno ulteriori certezze alla squadra. Dal mio modesto punto di vista, forse la chiave della grande sorpresa al Drosina stava proprio qui…
Nel 2003 ero “moooolto” più giovane ma ricordo bene, come fosse oggi, tutto quello che succedeva con l’Uljanik. Squadra di Seconda Lega, che militava nello stesso campionato del retrocesso Istra, ma in grande crescita sia come risultati che ambizioni. L’allenatore era alle prime armi, ma promettente: Elvis Scoria. L’Uljanik in quella stagione giocava in Coppa alla grande anche da… piccolo. Dopo aver eliminato Ivančića (11-1), Hrvatski dragovoljac (2-1) e Grafičar (6-0), arrivò la doppia sfida contro l’Osijek. Tutti i pronostici erano ovviamente per i biancocelesti, anche perché quello dei “cantierini” era un club di seconda divisione. A Osijek finì 0-0 e ricordo perfettamente anche le parole dei colleghi slavoni. “Ma che bravo l’Uljanik, squadra simpatica, un bel risultato”. Mancava solo che aggiungessero che il match di ritorno era scontato, anche se si giocava a Pola… Ebbene, Scoria con la sua squadra firmò un memorabile 4-1 a Veruda, davanti a 2.500 spettatori increduli. In semifinale ecco poi il Kamen Ingrad, all’epoca forte come non mai, squadra che aveva anche disputato la Coppa UEFA. Il presidente Vlado Zec, un tipo un po’ particolare, nel dopopartita di Pola (1-1) non sembrava proprio contento. Voleva vincere subito, anche perché lui la finale di Coppa l’aveva prenotata già al momento del sorteggio. Ma a Velika gli istriani timbrarono un altro risultato storico. L’Uljanik vinse per 4-0 conquistando per la prima volta nella storia del calcio polese (e istriano) la finale. I giocatori al rientro a Pola mi dissero che a Velika li accolsero con tutti gli onori, ma che dopo la partita l’atmosfera di benvenuto cambiò radicalmente.
Sono passati 18 anni dalla finale con l’Hajduk. Arrivò una doppia sconfitta in entrambe le partite (0-1 a Pola, 0-4 a Spalato), ma la grandezza dell’impresa non venne sminuita. Un anno dopo l’Uljanik, con al timone Igor Pamić, ottenne la promozione in Prima Lega. Così nacque l’Istra 1961…
Mercoledì scorso al Drosina il Rijeka ha sbagliato completamente atteggiamento, ripetendo l’errore commesso da Osijek e Kamen Ingrad 18 anni fa. E anche qualche dirigente era troppo sicuro di sé, convinto che la vittoria fosse scontata. La squadra fiumana parte pure bene, ma dopo pochi minuti si capisce che ha seri problemi a mettere in difficoltà i padroni di casa. Dopo il primo tempo sembrava di essere a “Scherzi a parte”. Il 3-0 sul tabellone sembrava irreale. Il gioco dei polesi? Probabilmente il miglior primo tempo in assoluto nella storia del club. Il secondo tempo è stato “più normale”, con il risultato in bilico fino all’ultimo secondo. Poi il lieto fine per l’Istra 1961. Ho pensato subito, peccato per l’assenza dei tifosi… Ma dopo qualche attimo, ecco dietro la tribuna Nord i fuochi d’artificio dei Demoni, che finalmente hanno avuto modo di gioire per una grandissima partita vinta dalla propria squadra del cuore. Per il Rijeka un brutto colpo, in netta controtendenza con la felicità dell’Istra 1961 e dei suoi tifosi. Chiamatele pure emozioni.
Negli ultimi anni il Rijeka ha vinto tanto, è stato protagonista in Europa, ha regalato tantissime gioie. E l’Istra? Da decenni sempre sull’orlo del precipizio, una marea di delusioni, qualche salto di categoria, una finale del 2003 che i giovani d’oggi nemmeno ricordano. Per questo motivo il risultato di due giorni fa è una cosa speciale e non è una tragedia per il Rijeka. Come lo ha dimostrato con grande sportività, ma ancor prima signorilità, Dean Šćulac, dirigente del Rijeka, il quale si è immediatamente complimentato con gli avversari per la vittoria. Inattesa, ma proprio per questo memorabile. Lo stesso non può dirsi per alcuni altri rappresentanti del Rijeka, che in tribuna hanno fatto sentire la loro voce protestando animosamente contro l’arbitraggio, qualche giocatore e l’ambiente in generale. Come dire, lo stile lo dimostri nei momenti di difficoltà. Quando si vince è tutto più facile. Anche fare i signori…

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