ORLANDERIE Una fiaba alla Andersen

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ORLANDERIE Una fiaba alla Andersen

Se Damir Mišković, sette anni fa a Stoccarda, quando il Rijeka alla Mercedes Arena eliminò i tedeschi, disse “Se sto sognando, non svegliatemi”, a Copenaghen si è tuffato nelle fiabe di Andersen. È difficile scegliere tra le due imprese, Stoccarda o Copenaghen? A mio avviso il risultato di Stoccarda è stato un miracolo, ma quello di Copenaghen lo supera. Anche se non si dimentica mai la prima volta… Ora siamo arrivati alla quarta partecipazione nella fase a gironi di Europa League.
Sette anni fa era stato Mišković a concedere all’allenatore Matjaž Kek, agli inizi dell’avventura al Rijeka, una carta di credito senza limiti. Ora è Simon Rožman invece lo sportello elettronico di Mišković. Se n’è andato Gorgon, 240.000 euro di contratto a stagione, sono stati venduti Pandur al Verona e Čolak al PAOK, per un totale di cinque milioni di euro. Rožman ha costruito una squadra di giovani cresciuti nel vivaio fiumano. A parte Lepinjica e Smolčić, promossi da Bišćan, il suo predecessore, il tecnico sloveno ha concesso fiducia a Štefulj, Braut, Galešić, Ristovski… Ora è arrivato anche il giovane ventenne Kulenović, punta di diamante in attacco. In prestito anche l’Under 21 sloveno Čerin, ragazzo lanciato da Rožman ai tempi del Domžale. Mai un Rijeka così giovane, con otto giocatori sotto i 23 anni. Mišković ne va fiero: ha trovato l’allenatore giusto. Rožman lavora, produce risultati e valorizza i giovani. Dopo aver vinto la Coppa Croazia, a Copenaghen ha realizzato il sogno chiamato Europa League, portando a Rujevica Napoli, AZ Alkmaar e Real Sociedad. Sognare è lecito, come del resto lo aveva fatto la squadra fiumana prima di scendere in campo a Copenaghen. Per Mišković era la 48ª partita europea. In attesa che a Rujevica arrivi il Napoli, dopo che il Milan, con lo stesso allenatore dei partenopei, Gennaro Gattuso detto Ringhio, era stato costretto a deporre le armi.
È Franko Andrijašević l’uomo del momento. Una calamita nell’attacco del Rijeka, tanto che segna anche stando fermo nell’area di rigore avversaria. Vedi la partita di campionato con lo Slaven, domenica scorsa. Due gol all’Istra 1961, uno agli ucraini del Kolos, merito suo anche l’autogol del Copenhagen. Andrijašević distribuisce palloni e li manda in rete quando gli altri stentano a segnare. Nel giovane Kulenović ha trovato una spalla potente. Un tandem esplosivo in grado di far saltare in aria i bunker avversari.
Dopo la crisi all’inizio del campionato (due sconfitte in quattro partite), il Rijeka ha ritrovato il sorriso e il gioco: Kolos 2-0, Copenhagen 1-0, Slaven Belupo 2-0. Nessun gol subito in 300 minuti di gioco. Ogni squadra si costruisce dalle fondamenta, cioè la difesa. Rožman ha trovato gli uomini giusti per il suo 3-5-2. Tre centrali, ma anche un portiere, Nevistić, che controllano la situazione davanti alla propria porta. Un Rijeka compatto e aggressivo a centrocampo, dove corrono tutti. Una metamorfosi incredibile rispetto a quanto visto all’inizio di campionato, quando il disordine tattico era preoccupante.
Simon Rožman, al suo prima anno sulla panchina del Rijeka, sta svolgendo un grande lavoro. Ha tappato la bocca a tutti i critici, quelli che portavano chiodi arrugginiti per la sua crocifissione. Si è meritato pienamente la fiducia con il proprio lavoro (leggi i risultati). Tutto il testo sono solo chiacchiere da bar…

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