ORLANDERIE Kek, l’uomo che riscrisse la storia del Rijeka

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ORLANDERIE Kek, l’uomo che riscrisse la storia del Rijeka

L’esito era più che scontato: nel sondaggio promosso dalla società sul proprio sito ufficiale, Matjaž Kek è stato eletto miglior allenatore del Rijeka dell’ultimo decennio. La squadra ideale è stata votata dai tifosi. Eccola: Sluga – Ristovski, Župarić, Mitrović, Zuta – Kreilach, Moises – Vešović, Andrijašević, Anas Sharbini – Kramarić. In panchina il tecnico sloveno, che ha ottenuto il 90,2 per cento dei 2.240 voti complessivi. Una maggioranza… bulgara. Soltanto briciole per Igor Bišćan, Elvis Scoria e Nenad Gračan. Nessun voto per Alen Horvat, Ivo Ištuk e Dragan Skočić. Sette uomini e otto cambi di panchina (due volte Scoria), in dieci anni prima dell’arrivo di Rožman. Un decennio storico. Dalla crisi profonda, con la società che sembrava una barca in balia della burrasca e che il compianto presidente Robert Komen cercava in tutti i modi di salvare, riuscendovi, come promesso, trovando un investitore in Gabriele Volpi e nella Social Sport, allo splendore degli otto anni di Damir Mišković.
Matjaž Kek, un’invenzione azzeccata del direttore sportivo Srećko Juričić, come del resto anche con i suoi successori Igor Bišćan e Simon Rožman, ha scavato un solco profondo, riscrivendo la storia del Rijeka. In panchina per cinque anni e mezzo: 274 partite, di cui 42 in Europa. Storico il successo di tre anni fa. Fiume in festa a brindare al doppio successo – titolo di campione e Coppa Croazia – in barba alla Dinamo. Una “doppietta” memorabile, come lo è stata quella di tre anni prima, nel 2014: Coppa e Supercoppa, sempre a spese della Dinamo.
Quattro i trofei conquistati dal tecnico sloveno, mentre il quinto dell’era Mišković porta la firma di Igor Bišćan, lo scorso anno. A Pola, nella finale di Coppa Croazia, ha strapazzato la strafavorita Dinamo. Kek è stato per quasi sei anni il condottiero di Mišković, aprendo a Stoccarda la strada dell’Europa. A Cantrida hanno deposto le armi Feyenoord e Standard Liegi, il Siviglia si è salvato in pieno recupero. A Rujevica à caduto anche il Milan… Pagine di storia strepitose firmate da Matjaž Kek.
Igor Bišćan ha lavorato in una bolgia infernale, con gli ultrà contro. Prima contro di lui, poi contro il vice Pilipović. Niente tifo nelle partite casalinghe. Boicottaggio. Bišćan è stato grande, come allenatore e uomo. Ha vinto e poi ha tolto il disturbo.
Dragutin Spasojević, Marjan Brnčić, Elvis Scoria, Dragan Skočić, Matjaž Kek e Igor Bišćan sono gli uomini vincenti della panchina fiumana. Kek su tutti (4), poi Spasojević (2), che dopo aver vinto la Coppa Jugoslavia ha conquistato anche la Coppa del Balcani.
Al Drosina di Pola lo scorso maggio il Rijeka ha conquistato il decimo trofeo (il quinto degli ultimi dieci anni) della sua storia recente, ovvero dal 1974 e dalla promozione nella massima divisione, dalla quale non è mai retrocesso.
A parte Bišćan, qualche voto l’hanno ottenuto Scoria e Gračan. Nessuna preferenza per Skočić. Gračan ha sfiorato il miracolo nel 1999, gli hanno rubato il titolo – chi non ricorda la bandierina di Krečak –, mentre Scoria e Skočić hanno apposto la propria firma sulle Coppe. Ma il loro ritorno sulla panchina fiumana in quest’ultimo decennio è stato un fallimento.
Più grande è stato il passato, più misero è stato il ritorno. Certi amori non finiscono e a volte non è un bene che sia così. Andò malissimo anche al più grande allenatore della squadra più forte del mondo, Arrigo Sacchi, che con il Milan cambiò la storia del calcio. Richiamato nel 1996 venne eliminato in Champions dal Rosenborg, mentre in campionato si piazzò all’undicesimo posto. Volle ritentare l’avventura rossonera anche Fabio Capello, che aveva collezionato scudetti e strapazzato il Barcellona di Johan Cruijff. Ritorno amaro come per Sacchi: senza Europa, Milan decimo.

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