LO SPECCHIO La forza persuasiva della pressione sociale

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LO SPECCHIO La forza persuasiva della pressione sociale

Quand’ero docente di psicologia all’Università cercavo di evitare l’impostazione cattedratica, stimolando il desiderio di conoscenza dei miei allievi con giochi psicologici ed esercitazioni. Una di esse in particolare non mancava mai di stupirmi per i risultati che consentiva di raggiungere. Detto in estrema sintesi: invitato un allievo a uscire dall’aula, disegnavo alla lavagna tre segmenti di dimensioni diverse, paralleli tra loro. Mi accordavo con gli allievi presenti perché, al rientro del loro coetaneo, affermassero con convinzione che il più piccolo dei segmenti non era il minore dei tre. All’allievo, rientrato, chiedevo di indicare quale fosse il segmento più piccolo. Ovvia la risposta, ma tutti gli altri studenti sostenevano il contrario, tra l’imbarazzo della povera cavia, che sulle prime si ostinava nel ribadire che no, il segmento più piccolo era proprio… il più piccolo. L’insistenza degli altri però poteva mettere in crisi lo studente, che cominciava a dubitare della sua scelta, balbettava, si stupiva, cercava aiuto con lo sguardo e, non di rado, si piegava al giudizio del gruppo. Ne nasceva un approfondimento sul significato e soprattutto sulla forza persuasiva della cosiddetta pressione di gruppo o pressione sociale.

È un meccanismo presente in tutte le società e culture, utilizzato in maniera consapevole o no e che, se ha finalità non propriamente etiche, può condurre alla deriva un popolo intero. Le vicende tragiche di tutti i totalitarismi, passati e, purtroppo, ancora presenti, lo dimostrano in modo inequivocabile. La pressione sociale agisce in modo marcato durante l’adolescenza, periodo in cui il bisogno di aggregazione e la ricerca di identità sono molto forti. Essa impedisce a una persona di conservare e sviluppare una sua opinione sulla realtà circostante, perché la maggioranza che compone un gruppo, piccolo o grande che sia, la sta orientando diversamente. Può indurre scarsa fiducia in sé stessi, senso d’inferiorità, perdita d’identità, ansia, timore del rifiuto e di esprimere la propria opinione; contribuisce inoltre alla diffusione e al rafforzamento del deleterio, opaco pensiero unico.

L’antidoto? Manifestarsi con forza e coraggio, per come si è, rivendicando autonomia di pensiero, di critica e di giudizio e, se necessario, remando con vigore controcorrente. Difficile? Sì.

*psicologo – psicoterapeuta, già dirigente del Servizio Sanitario Nazionale e docente di Psicologia all’Università degli Studi di Udine

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