LO SGUARDO Il price cap sul gas

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LO SGUARDO Il price cap sul gas

Cosa succede alla Borsa di Amsterdam? Pare di assistere a una corsa a perdifiato con aumenti che sembrano poco giustificati delle quotazioni del gas ad ogni rumors che proviene da Mosca. Ultima, la notizia di Gazprom che per la fine del mese ha deciso la totale interruzione delle forniture di gas all’Europa per un’improvvisa manutenzione di tre giorni del Nord Stream. Appare evidente che siamo in difficoltà con Putin. I venti di guerra tornano a soffiare sul Vecchio Continente a trent’anni dalla fine della Guerra Fredda. L’Europa pare essere sotto scacco e in affanno a causa del costo del gas e con il Cremlino arroccato su posizioni massimaliste e poco concilianti. È di questi giorni la notizia che arriva da Londra con la nascita del movimento contro il caro vita del gas e della luce, si chiama Don’t Pay. Il movimento è contrario all’aumento senza limiti delle bollette energetiche, intende lanciare un ultimatum al governo inglese e alle multinazionali per chiedere un compromesso e la riduzione dei prezzi, altrimenti niente più pagamenti. L’ispirazione nasce dal precedente movimento nato tra la fine degli anni ‘80 ed i primi anni ‘90 del secolo scorso, quando in Gran Bretagna 17 milioni di persone si rifiutarono di pagare la Poll Tax, un sistema di tassazione introdotto dal governo di Margaret Thatcher e che a seguito delle proteste ne ha determinato la caduta nel novembre 1990. La fornitura di energia, sia in forma di gas che elettricità, essenziale per la vita di tutti i giorni, pone in primo piano il progetto di Mario Draghi. Un tetto europeo, detto price cap al prezzo del gas. L’obiettivo di calmierare i prezzi per gli operatori, così da continuare a riempire gli stoccaggi, quelle riserve che servono per poter affrontare l’inverno con più tranquillità. Si punta ad abbassare i costi in bolletta a favore delle imprese energivore (siderurgia, carta, ceramica…) e delle famiglie. D’altronde il momento è complicato, siamo in emergenza, la guerra in Ucraina, l’alta inflazione, il cambiamento climatico, le difficoltà crescenti delle economie europee, i tagli continui di Gazprom alle forniture di gas verso l’Ue, sono alcuni esempi. Secondo il ministro italiano per la transizione ecologica Roberto Cingolani, sulle scorte di gas lo Stivale sta andando meglio di altri Paesi europei, ma non c’è da stare tranquilli. La Russia e Gazprom possono ancora fare male se chiudono all’improvviso il rubinetto del gas. La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha detto che a Bruxelles stanno lavorando su diverse opzioni per quanto riguarda i prezzi elevati dell’energia, aprendo al price cap. Per ora è fortemente contraria solo l’Olanda, secondo cui il meccanismo potrebbe non funzionare. Tuttavia, pare arrivato il tempo di agire, delle decisioni comuni e coese sull’energia da parte dell’Unione europea. I cittadini temono uno shock energetico con l’arrivo dell’inverno a causa dei previsti aumenti delle bollette. Ci aspetta un autunno caldo.

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