INSEGNANDO S’IMPARA Il Purgatorio in terra (2)

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INSEGNANDO S’IMPARA Il Purgatorio in terra (2)
Un momento di preghiera

In precedenza abbiamo delineato la storia del Purgatorio di San Patrizio e di come il sito sia diventato meta di un pellegrinaggio penitenziale. Siccome la caverna è stata occlusa, oggigiorno la penitenza si fa “in superficie”, nella basilica di Santa Maria degli Angeli e intorno al suo perimetro dove si passa il tempo in preghiera e le uniche mortificazioni fisiche sono il digiuno, la mancanza di sonno e i piedi scalzi.

Il laghetto di Lough Derg si trova nella contea del Donegal nell’Irlanda nord-occidentale ed è un modesto specchio d’acqua dalla superficie di neanche 9 km2. L’isoletta di Station Island, a circa 600 metri dalla riva, domina il paesaggio con la chiesa e gli edifici annessi che ne occupano quasi tutta la superficie. Per nove mesi all’anno il posto è immerso in un’immobile tranquillità, che diventa un intenso via vai nei tre mesi di apertura ai pellegrini. Al lago si arriva senza fanfara, per una stradina dove fanno fatica a passare due macchine, figurarsi gli autobus nell’alta stagione. Chi arriva in auto, la lascia al posteggio e si avvia al molo da dove fanno spola le barche che trasportano i pellegrini.

Rispetto ai panorami spettacolari di altri luoghi d’Irlanda, il lago ha un aspetto abbastanza cupo, soprattutto nei giorni di pioggia (che qui sono molti) perché le rocce rossastre (Derg significa proprio “rosso” in irlandese) e le colline circostanti ricoperte da abeti ed erica, smorzano luce e colori. Questo non è necessariamente una cosa negativa, in quanto prepara l’atmosfera per quello che seguirà. È indicativo che la grande statua di San Patrizio, situata vicino al molo d’imbarco, sia volta verso coloro che arrivano e dia le spalle all’isola. Per noi che abbiamo letto Dante, fa un po’ l’effetto di “lasciate ogni speranza voi ch’entrate” e bisogna sottolineare che chi entra sa già cosa l’aspetti. Sa che passerà tre giorni di preghiera, sacrifici e privazioni per cui il paesaggio tenebroso e la breve traversata in barca dove si parla poco, preparano l’animo al giusto atteggiamento mentale.

L’esperienza penitenziale comincia già prima di arrivare a Station Island e continua fino a dopo il ritorno a casa, in quanto il digiuno inizia dalla mezzanotte precedente al primo giorno e dura fino alla mezzanotte del terzo. Durante il secondo giorno verranno offerti tè o caffè accompagnati da gallette o semplice pane tostato. In alternativa c’è quella che sadisticamente viene chiamata la “minestra di Lough Derg” che è acqua calda “condita” con sale e pepe.

Appena arrivati ci si scalza e vengono assegnati un letto e un armadietto dove si lasciano gli effetti personali. Il letto verrà usato solo la seconda notte, perché la prima la si passerà a vegliare in preghiera dentro la basilica. Poi si incomincia a fare il giro delle varie stazioni di preghiera (ecco il motivo del nome Station Island). Al pellegrino viene consegnata una guida indicante il numero di orazioni da effettuare ad ogni stazione. Le preghiere sono sempre quelle (Credo, Padre Nostro e Ave Maria) e vengono recitate in ginocchio nei cosiddetti letti (beds), ovvero i resti delle celle originali del primo monastero demolito dopo il 1632, in altri punti lungo il perimetro dell’isola e all’interno della chiesa durante la prima notte di veglia. Camminare scalzi su pietre acuminate, inginocchiarsi ripetutamente sulle dure rocce, pregare sotto la pioggia battente oppure tra sciami di insetti che pungono nei giorni di sole, fa tutto parte dell’esperienza penitenziale, e va preso in considerazione prima di intraprendere il pellegrinaggio. Mentre le varie stazioni si raggiungono a gruppetti e si aspetta il proprio turno di pregare, la notte di veglia passata in basilica tutti insieme dà un senso di comunanza e di prova condivisa che ha un effetto quasi confortante.

Il secondo giorno, con i sensi alterati dal digiuno e dalla mancanza di sonno, le preghiere acquistano una valenza più ampia ed è come se si ripetessero i passi del giorno prima a un livello superiore, forse più spirituale, per cui alla sera anche il sonno arriverà come un dono e sarà di qualità diversa dal solito. Al terzo giorno dopo il risveglio e un’altra tazza di tè o caffè, si assiste alla messa, dopodiché si recuperano calze e scarpe, si rifà la traversata a riva e si riprende la via di casa.

Il pellegrinaggio penitenziale è un’esperienza quasi esclusivamente cattolica. La gran parte dei protestanti non è neanche a conoscenza dell’esistenza del sito e tantomeno di cosa vi succeda una volta lì. Decidere di andare a Lough Derg è una scelta personale e anche se non se ne fa mistero in genere non lo si pubblicizza. Però, se esce nel discorso noto che le persone ne parlano senza problemi. All’inizio pensavo che fosse una cosa che attirasse prevalentemente le donne, ma anche molti amici e conoscenti della nostra generazione l’hanno fatto. Parlando con loro mi sono fatta l’idea che esistano due tipi di persone che decidono di sottoporsi a questa prova: quelli che lo fanno per voto (una mia collega lo ha fatto “per passare gli esami”; un’amica per “la salute del fratello” che era in pericolo di vita) e quelli che non hanno una ragione precisa, ma a spingerli è il puro spirito religioso (il Purgatorio in terra esiste, bisogna dunque cogliere l’occasione).

Il primo gruppo è quello che alla fine dei tre giorni di solito sentenzia “Mai più!”, mentre quelli del secondo gruppo è molto probabile che tornino di nuovo. Ci sono irlandesi che sono stati a Station Island dieci, quindici e anche trenta volte, il che significa che sono dieci, quindici, trent’anni, che una volta all’anno s’impegnano a fare tre giorni di penitenza per il proprio progresso spirituale.

In conclusione ecco i prerequisiti ufficiali richiesti: “Il pellegrinaggio è aperto a tutti i maggiori di 15 anni di ogni religione o anche atei premesso che siano in buona salute e capaci di camminare e inginocchiarsi senza bisogno d’assistenza”. Anche gli atei avranno le loro meditazioni.

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