IL COMMENTO Quell’eterno sogno americano in riva al Quarnero

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IL COMMENTO Quell’eterno sogno americano in riva al Quarnero
Foto: Ivor Hreljanović

I paragoni si sprecano. Fiume come Barcellona, come Miami o Dubai, con i grattacieli supermoderni che svettano verso il cielo e si specchiano in un mare azzurro con una vista mozzafiato. A tenere banco in riva al Quarnero, proprio mentre al Sabor si discute dei rischi di cementificazione della costa alla luce della nuova Legge sul turismo, è il progetto megagalattico della nuova “super Cantrida”, un complesso multifunzionale con al centro uno stadio di calcio avveniristico. Nella parte occidentale di Fiume, là dove sotto i costoni di roccia sorge il veccho stadio di Cantrida, ora semiabbandonato, dovrebbe nascere una nuova cittadella di respiro sportivo, turistico e residenziale. Alla presentazione in grande stile del progetto è intervenuto, accanto alle autorità locali e regionali anche il vicepremier Oleg Butković, per dimostrare l’importanza che il governo di Zagabria attribuisce alla costruzione, definita strategica, di nuovi stadi, sotto l’impulso dei successi della nazionale croata di calcio. Le cifre sono impressionanti. Il nuovo stadio di Cantrida verrà ruotato di 90 gradi rispetto a quello attuale con una capienza come minimo di 12mila posti tutti al coperto. Accanto, subito sopra la spiaggia, dovrebbero sorgere un albergo a cinque stelle, con 200 stanze e tre grattacieli con appartamenti di lusso, di cui uno di 35 piani con un’altezza di 116 metri, il più alto in Croazia. A realizzare quest’opera colossale, del costo di almeno 159 milioni di euro, dovrebbe essere il “consorzio Cantrida” costituito da una serie di imprese nazionali ed estere. Le autorità sono entusiaste, tanto più che sarà garantito il libero accesso della cittadinanza alle spiagge e non verrà toccato il vecchio pittoresco porticciolo, con le caratteristiche casupole dei pescatori. A prima vista la “super Cantrida” dovrebbe inserirsi a pennello nel panorama urbano di Fiume, caratterizzato da una miriade di grattacieli adibiti ad alloggi popolari, tipici delle periferie dell’est europeo dell’era socialista. Ebbene in questo mondo “periferico” tetro, uniforme, sbiadito, che si estende dall’Adriatico orientale, al Baltico, al Pacifico, ovvero dalle maggiori città istriane a Vladivostok, nato in un’epoca di urbanizzazione e industrializzazione forzata, dovrebbero includersi contenuti megagalattici alla Dubai. Sempre di grattacieli si tratta, diranno gli ottimisti. I pessimisti arricceranno il naso: troppo angusto lo spazio a disposizione all’ombra delle rocce di Cantrida, altri appartamenti, stavolta a uso quasi esclusivamente turistico, in una zona già ipercongestionata, con le spiagge ormau affollate dai residenti di vecchia data. Nient’altro che cementificazione, da quest’ottica, per quanto ben confezionata e inserita in un’ottica sportiva.
D’altronde se si vuole ricorrere al capitale privato per realizzare uno stadio futuristico, alternative non ce ne sono. Le imprese che operano sul mercato non sono sicuramenti enti di beneficenza, non è questo il loro compito; devono realizzare, come è giusto che sia, profitti o almeno pareggiare i conti. E l’unico investimento redditizio in quella zona sono gli appartamenti vista mare a due passi dalla spiaggia. Con le stupende isole quarnerine dinanzi e il Monte Maggiore e la riviera abbaziana di lato. Un panorama che ha le sua attrattive e che si può “piazzare sul mercato”. Altre opportunità per fare buoni affari a prima vista non s’intravedono. Perché, piaccia o no, a prescindere dai successo calcistici a livello di nazionale, gli spalti degli stadi in questi lidi sono spesso desolatamente vuoti o semideserti, per cui con biglietti e abbonamenti per le partite è ben difficile fare cassa.
Il megaprogetto per il momento è soltanto abbozzato. Le polemiche quasi sicuramente si sprecheranno. Qualcuno cercherà i cavilli per mettere i bastoni tra le ruote, si richiamerà ai sommi principi ambientali, qualcun altro dirà che l’unico modo per porre rimedio al grigio panorama dell’edilizia europea orientale d’altri tempi è quello di realizzare altri grattacieli, stavolta moderni, di respiro occidentale. Progetti simili non mancano in altri grandi centri urbani “della regione” in senso lato. A Zagabria si sogna la Manhattan sulla Sava, nella capitale della Serbia si realizza, sempre sulle sponde della Sava, la “Belgrado sull’acqua”, a Spalato svetta da poco il Dalmatia Tower, attualmente il più alto grattacielo in Croazia, che dovrà però piegarsi di fronte a quello ancor più imponente che forse alla fine del decennio dovrebbe sorgere a Cantrida. Sembra trovarsi di fronte a un mondo nuovo, un mondo dei sogni, una sorta di sogno americano a scoppio ritardato con sempre in primo piano, come nei colossal d’oltreoceano, i grattacieli. Quelli dagli anni Cinquanta in poi sembravano un modo disperato per agguantare uno sviluppo di tipo occidentale in una realtà ideologica orientale, quelli attuali paiono un inseguimento di modelli che da altre parti a volte hanno convinto, altre volte meno. Perché alla base sta il consumo di suolo, quello più prezioso, in riva al mare, che tutti dicono di voler difendere, con l’ovvia difficoltà di passare dalle parole ai fatti. Magari “super Cantrida” sarà la “mini Manhattan” sul Quarnero, realizzata prima di quella sulla Sava”. Ma il percorso appare a ostacoli, per quanto la politica sembri entusiasta. Però, chissà, forse alla fine quelli che… guardano avanti saranno stati buoni profeti.

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