ETICA E SOCIETÀ Gaza. Servono interlocutori moderati

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ETICA E SOCIETÀ Gaza. Servono interlocutori moderati

Inizio dalla notizia bella, anche se in un contesto triste. Parlo del Vulcano, nave della Marina Militare inviata in Medio Oriente. La nave avrà la funzione di ospedale con sale operatorie per accogliere i feriti di Gaza. Inoltre, il Ministero della Difesa prevede l’invio di un ospedale da campo a Gaza in modo coordinato con i palestinesi. L’Italia è il primo Stato con iniziative simili e penso non si possa che dire che in queste manifestazioni vediamo l’Italia che piacerebbe vedere sempre. Solidale e pronta ad aiutare chi ne ha bisogno.

Detto questo, nel conflitto è difficile o impossibile vedere altre cose che possono essere qualificate quali belle. Il massacro sta proseguendo e ci sono riflessi brutti anche negli Stati non coinvolti nella guerra. Faccio riferimento agli Stati occidentali dove attivisti o, comunque, persone che decidono di impegnarsi in manifestazioni o iniziative pubbliche sono separate dall’espressione o condanna generalizzata a interi popoli di una o dell’altra parte. La reazione emotiva forte è comprensibile. Abbiamo visto il massacro compiuto a inizio ottobre da terroristi palestinesi, un’azione orrenda che non può che inorridire la sensibilità morale. Da allora stiamo assistendo quotidianamente alla strage di civili con un grande tragico coinvolgimento di bambini nelle azioni militari dell’esercito israeliano. Non si può che provare orrore, anche se si accetta l’idea che gli obiettivi sono militari, ovvero terroristi che usano le vittime quali scudi umani.

Intanto, anche gli Stati leader del mondo occidentale hanno alzato la voce per fermare le violenze subite dai palestinesi. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha chiesto di fermare la violenza di estremisti le cui vittime sono i palestinesi in Cisgiordania. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato che ci sono troppe vittime civili e ha richiesto pause umanitarie.

Sembra chiaro che nessuna pace sarà possibile fino alla neutralizzazione completa di Hamas, responsabile del massacro di inizio ottobre con vittime israeliane. In effetti, non è immaginabile che i responsabili di un simile orrore possano essere un interlocutore. Per ottenere o costruire che cosa? Purtroppo, il conflitto non può che proseguire per creare, poi, la pace con un altro interlocutore. Dai dati pubblici, la maggioranza del popolo israeliano auspica che anche il loro primo ministro Benjamin Netanyahu levi il disturbo dopo la guerra.

Che cosa costruire dopo la guerra? Sembra che il mondo occidentale stia favorendo una soluzione che concede ai palestinesi la facoltà di gestire il proprio destino. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, parla di un governo palestinese con Gaza e Cisgiordania unificate. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, parla di un esito a due Stati, che implica uno Stato palestinese. Formulazioni categoriche escludono un’occupazione israeliana di Gaza e lo sfollamento della sua popolazione palestinese. Se interpreto bene quanto i leader stanno dicendo, la responsabilità della sicurezza sarebbe palestinese, naturalmente, impedendo la presenza di organizzazioni e attività di matrice terroristica.

Credo che i pensieri siano condivisibili. La priorità, a fine conflitto (sperando che non sia distante) è quella di avere interlocutori moderati da entrambe le parti. Questo progetto include una leadership palestinese efficiente avversa al terrorismo. Una soluzione che prevederebbe un controllo israeliano della sicurezza nei terrori palestinesi mi sembra assurda. Fino ad ora c’è stato un controllo notevole di Gaza, anche nel giudizio di alcuni attivisti e intellettuali ebrei tale da meritare la qualifica di segregazione, che non ha prodotto effetti positivi dal punto di vista della sicurezza e si è manifestato in forme opinabili o condannabili dalla prospettiva della tutela dei diritti umani. Quale credibilità può essere attribuita in prospettive future a un’organizzazione della sicurezza che si è rivelata talmente permeabile da non saper impedire un’azione orribile di vasto raggio quale quella compiuta dai terroristi di Hamas il 7 ottobre?

Intanto, è importante coltivare ovunque un sostegno alla pace e al rispetto dei popoli. È necessario opporsi con energia a ogni manifestazione di antisemitismo e islamofobia.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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