E adesso si spera in un nuovo inizio

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E adesso si spera in un nuovo inizio

Per lunghi mesi chi di dovere si era affannato ad assicurare che la liquidazione dei cantieri dell’Alto Adfriatico non era all’ordine del giorno e che si stava facendo tutto il possibile per individuare un partner strategico credibile. Ma a furia di tirare la corda sembra davvero che questa si sia spezzata. Infatti è arrivato il momento di fare un bagno di realtà. Che il fallimento per il 3. maj non sia più soltanto uno spettro, ma l’inevitabile sbocco di una lunga crisi lo ha confermato pure il ministro dell’Economia. L’auspicio però è che questo passaggio sia soltanto l’occasione per un nuovo inizio, senza ipoteche, non di certo l’inizio della fine per la cantieristica dell’Alto Adriatico.

Quello che si temeva ormai da tempo sta dunque per avverarsi. Il cantiere fiumano 3. maj si avvia sulla strada del fallimento. Il ministro dell’Economia, Darko Horvat, ha puntualizzato che non ci sono ancora le condizioni per l’apertura del processo fallimentare per tutto il Gruppo Uljanik di cui fa parte anche lo stabilimento navalmeccanico fiumano. Sono maturate però le condizioni per la liquidazione del 3. maj. Il compito di avviare d’ufficio il processo che conduce al fallimento spetta all’Agenzia finanziaria FINA. Intanto la crisi della cantieristica sta avendo grosse ripercussioni pure per le casse dello Stato. Il ministro delle Finanze, Zdravko Marić, ha infatti confermato che entro la fine della settimana l’Erario potrebbe perdere due miliardi e mezzo di kune a causa dell’attivazione delle garanzie statali concesse dal governo a favore del Gruppo polese Uljanik. Le speranze per una rinascita del cantiere fiumano e anche di quello polese Scoglio Olivi sono riposte ora nell’individuazione di un partner strategico, in grado di sostenere anche da un punto di vista finanziario la ripresa dell’attività nei due stabilimenti. Le autorità di Zagabria non hanno lasciato finora nulla d’intentato per trovare un partner affidabile che abbia davvero l’intenzione d’investire nella navalmeccanica e non guardi soprattutto al business immobiliare. Si sono rivolte ai principali consorzi internazionali che si occupano di cantieristica. Tra questi c’è l’italiana Fincantieri che in Croazia si presenta in cordata con il cantiere Brodosplit di Spalato. Non manca, a quanto sembra, neppure l’interesse di potenziali partner ucraini, tedeschi, cinesi…
Una cosa è certa. L’eventuale apertura del processo fallimentare per il 3. maj non significa affatto la fine dello stabilimento navalmeccanico fiumano. Basti pensare al caso del cantiere di revisione navale Viktor Lenac che a suo tempo era finito in liquidazione e che oggi sta filando a gonfie vele. Pure lo squero di Kraljevica, liquidato anni fa all’epoca del governo Milanović, ha ripreso l’attività. In tutti i casi in cui un’impresa è risorta dalle ceneri, la rinascita si è basata principalmente sull’adeguamento a quelle che sono le esigenze del mercato e sull’aumento della produttività. Pertanto il fallimento può essere l’occasione per un nuovo inizio anche per il principale stabilimento dell’area quarnerina: l’importante è che esista davvero la volontà politica di creare le condizioni per risalire la china e che non ci si lasci prendere dallo scoramento. La cantieristica ha da queste parti tradizioni troppo radicate per pensare che una crisi, per quanto profonda sia, possa metterla definitivamente in ginocchio. Il Quarnero, l’Istria, la Croazia tutta non possono fare a meno della vocazione marinara, che è parte integrante del loro essere: e la navalmeccanica è un elemento imprescindibile in quest’ambito.

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