Fluoro e greenwashing

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Fluoro e greenwashing

Siamo alla follia. Nel circo bianco è scoppiato il “caso fluoro”. Da questa stagione, infatti, la FIS ha introdotto un limite massimo di presenza di prodotti fluorurati, applicati sugli sci per proteggerli dalle forti sollecitazioni a cui vengono sottoposti in gara. Già a inizio ottobre diverse nazionali avevano fatto notare come in alcuni casi gli strumenti utilizzati per i test avrebbero fornito risultati sballati. Alla vigilia dello start della nuova stagione Lara Gut-Behrami aveva espresso preoccupazione sull’argomento (“C’è poca chiarezza su questo tema che aumenterà ulteriormente la pressione sugli skiman”), con la compagna di squadra Camille Rast che ha addirittura parlato di “rischio caos”. In sostanza, il problema principale sta nel fatto che in questo momento non è stato ancora messo a punto uno strumento in grado di rilevare con precisione la quantità di fluoro. E la prima vittima di questo nuovo regolamento è stata la norvegese Ragnhild Mowinckel. I controlli eseguiti al termine della prima manche del gigante di Sölden hanno rilevato sotto le solette dei suoi sci una quantità di fluorurati superiore ai parametri consentiti. Risultato? Squalifica immediata dell’atleta, che a metà gara girava in sesta posizione. Il rischio è che un regolamento totalmente fumoso vada a falsare la stagione, soprattutto per quegli atleti in corsa per la classifica generale e le varie coppe di specialità. Ma la vera domanda è: perché tutto questo accanimento della FIS nei confronti del fluoro? Risposta: danni ambientali. Un’improvvisa svolta green da parte della Federazione internazionale? Ma quando mai!? Già dalla scorsa stagione il presidente Johan Eliasch e il suo team avevano introdotto, per il settore maschile, una doppia trasferta in Nordamerica – una a inizio e l’altra nel finale di stagione – con l’idea in futuro di inserire nel calendario nuove tappe extraeuropee tra Cina, Giappone e Corea del Sud. Ora, ben venga esportare il prodotto sci alpino su nuovi mercati ma non sarà forse un filino contraddittorio prendersela con il fluoro spruzzato sulle scioline, che ha un impatto ambientale irrilevante in confronto all’inquinamento prodotto dai charter che sballottolano atleti, allenatori e tutto il cucuzzaro al seguito da una parte all’altra del mondo? Altro che svolta green: qui siamo di fronte al più classico esempio di greenwashing…

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