È stato presentato nell’Aula Magna del rettorato dell’Università degli Studi di Fiume, il volume “Obrazovanje – snaga generacije ‘izvan okvira’” (Istruzione – la forza di una generazione ‘fuori dai canoni’) di Ivan Đikić ed Edita Slunjski. A parlare del volume, pubblicato per i tipi di Element e realizzato in collaborazione con il Club degli studenti di pedagogia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Zagabria e con gli studenti dell’Università J.W.Goethe di Francoforte, sono stati l’accademico Stipan Jonjić, la pedagogista, nonché presidente del Club Accademicus di Fiume, Jasna Krstović, i rappresentanti degli studenti che hanno preso parte alla stesura del materiale, nonché gli autori stessi.
Un approccio diverso
Stipan Jonjić, professore alla Facoltà di Medicina di Fiume, ha iniziato il suo intervento ammettendo di non avere troppa esperienza in fatto di educazione e pedagogia, però il tema è sicuramente di interesse globale per tutta la nostra società. Visto l’approccio molto aperto degli autori, che popolarizzano questo campo scientifico, Jonjić ha affermato che il libro è di facile fruizione sia per i genitori, che per gli educatori, ma anche per i cosiddetti “policy makers”, perché un sistema educativo migliore equivale a una società migliore.
Molto interessante è stato l’intervento di Jasna Krstović, che, invece, ha una grande esperienza in materia e che ha aperto il suo intervento lodando innanzitutto la base scientifica del testo, senza la quale il libro sarebbe l’ennesimo volume di “self help” o auto-aiuto.
Includere i giovani
“Nel suo ‘Elogio alla pazzia’, un saggio scritto in latino, Erasmo da Rotterdam ragiona sul sistema scolastico dei suoi tempi e accusa la scuola di promuovere l’ipocrisia e la pazzia – ha spiegato Krstović –. In un certo senso anche il libro di Đikić e Slunjski esprime i stessi concetti, ma in una maniera più delicata. Stiamo assistendo al vacillare dei valori sui quali sono fondati la nostra società e il nostro sistema scolastico. Personalmente sono molto preoccupata di questa tendenza. Gli autori si chiedono se un’educazione migliore sia un’utopia e nel corso del libro rispondono in maniera molto concreta alla questione spiegando come fare di questa visione una realtà. Offrono nuovi strumenti e strategie da applicare per giungere a una pedagogia nuova, contemporanea e ‘fuori dai canoni’. Questi strumenti porterebbero sicuramente alla creazione di una società democratica migliore, più giusta, ma purtroppo assistiamo sempre più spesso a tendenze contrarie ai precetti scientifici. I politici tendono a ignorare i suggerimenti degli esperti e a mettere in atto riforme scolastiche su riforme scolastiche che non portano ad alcun risultato. I giovani devono sentire di essere importanti per la società nella quale vivono”, ha concluso la pedagogista.
Gli obiettivi dello studio
Dopo un breve intervento degli studenti, ai presenti si è rivolto lo scienziato Ivan Đikić, il quale ha spiegato che l’obiettivo del libro è portare a uno studio per la vita e non per il voto. Non si smette mai di imparare e negli ultimi decenni stiamo assistendo all’avvento della tecnologia, che ha costretto le generazioni più anziane ad affrontare sfide sempre nuove per imparare a utilizzare gli strumenti tecnologici a loro disposizione. Qualcuno ha la fortuna di avere un nipote paziente che potrà illustrare tutti i segreti di uno smartphone, ma per gli altri la società deve fornire gli strumenti necessari.
“Per noi i bambini sono il tassello più importante della società e vogliamo che una volta conclusi gli studi siano in grado di assumere il loro posto nella società – ha continuato –. Siamo l’unica specie in natura a investire tanto tempo ed energia nella nostra prole. Per questo motivo vogliamo che questo libro, che si trova all’incrocio tra pedagogia, materie umanistiche, biomedicina e scienza naturali, ci aiuti ad affrontare la questione con ottimismo per permettere ai bambini di imparare restando sempre curiosi”.
Slunjski ha ammesso di aver rinunciato al discorso preparato in precedenza ma, ispirata dagli interventi dei colleghi e degli studenti, ha raccontato alcuni aneddoti avvenuti durante la stesura del libro che l’hanno costretta a uscire dalla sua zona del comfort e mettere in pratica ciò che aveva teorizzato. “Vogliamo costruire una società nella quale i ragazzi potranno sviluppare e mettere in atto i loro talenti”, ha concluso.
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