Un requiem consolatorio dalla potenza espressiva

Al TNC di Spalato l’opera per coro e orchestra di Brahms

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Un requiem consolatorio dalla potenza espressiva
Coro, orchestra e solisti alla fine della serata. Foto: DAMIANO COSIMO D’AMBRA

Ha fatto ritorno dopo 27 anni al TNC di Spalato l’esecuzione del “Requiem tedesco, op.45” di Johannes Brahms, opera per solisti, coro e orchestra. Hanno partecipato alla serata il soprano Nela Šarić, il baritono Thomas Tatzl, il coro (preparato dal Maestro Veton Marevci, che ha cantato insieme al coro) e l’orchestra del TNC di Spalato, diretti dal Maestro Ivo Lipanović.

Il Requiem tedesco è un’opera di Brahms che si allontana molto dalla concezione liturgica della tradizionale “Missa pro defunctis”. Il compositore crea quest’opera con una funzione di tipo concertistico e lo stesso Brahms sceglie il libretto basato su brani dell’Antico e del Nuovo Testamento nella versione protestante in tedesco di Martin Lutero. La composizione non può che esser intitolata esclusivamente “Ein Deutsches Requiem” perché sia il testo che la musica hanno chiari riferimenti che trasmettono l’identità e l’idea di unificazione che riguardano la cultura tedesca e la Germania. La scelta brahmsiana dei testi del libretto è una scelta personale del compositore sulla sua idea profonda ed intima della morte trascritta in partitura con una grande espressione corale. Il motivo che ha spinto Brahms alla creazione dell’opera è stata la morte del suo maestro, Robert Schumann. L’idea di comporre il Requiem concretizzò nel febbraio 1865 con l’avvenuta morte della madre del compositore. La stesura della partitura del Requiem avvenne da parte del compositore tra gli anni 1865-1869.

Un’atmosfera cupa
Il pubblico spalatino che ha riempito il teatro ha seguito in un grande silenzio religioso la performance musicale. Quest’ultima è cominciata con il primo movimento in Fa maggiore in un tempo lento con espressione in cui il compositore ha scelto di non far suonare i violini, l’ottavino, clarinetti, le trombe, la tuba e i timpani. Il movimento comincia creando in teatro un’atmosfera triste dai colori scuri e cupi dove il coro sviluppa il tema del versetto del “Discorso della montagna” dai versi di Matteo 5,4 “Beati coloro che soffrono”, sostenuti dai tromboni che accentuano il “Lied” della sofferenza con accordi. Il movimento finisce con il suono dell’arpa che descrive presenze angeliche. Il coro e l’orchestra eseguono il secondo movimento. Nel ritmo ternario si sviluppa una marcia funebre e il movimento si chiude con un ampio fugato che descrive la presenza di un destino per l’uomo inesorabile.

Versi tratti dalla Bibbia
Nel terzo movimento il baritono solista, il coro e l’orchestra affrontano un Andante moderato in Re maggiore. Il baritono canta su una struttura responsoriale con declamazioni riprese dal coro. Il movimento finisce con l’uscita del solista dalla scena, mentre l’orchestra e il coro sui versi “Le anime dei giusti nelle mani di Dio” eseguono una concitata fuga. Il quarto movimento in Mi bemolle maggiore è un Andante moderato dai suoni delicati in cui il coro e l’orchestra in un’atmosfera pastorale descrivono musicalmente grande gioia per le lodi al Signore. Nel quinto movimento in Sol maggiore in tempo lento protagonisti sono il soprano e il coro sostenuti da suoni orchestrali che creano al movimento colori molto delicati. In questo movimento il soprano cantando su una struttura musicale di aria in forma tripartita descrive il momento dell’ultima cena tratto dai versi di Giovanni (16,22). Il coro canta in alternanza versi tratti dalla Bibbia dal Siracide (51,35) e da Isaia (66,13). Il movimento si conclude con la soprano solista e i tenori del coro che sviluppano cantando un canone elaborato “per augmentationem”. Il sesto movimento è composto da un Andante e Fuga in la minore. Il baritono e il coro descrivono musicalmente i momenti drammatici del giorno del giudizio. La grande fuga finale sviluppata a due soggetti descrive la potenza del Signore. Il settimo movimento in tempo “Solenne” è in Fa maggiore come la tonalità iniziale in una forma tripartita. Questa viene creata dall’orchestrazione delicata e dalla voce corale dei soprani, un’atmosfera di pace celeste.

Presenze angeliche
La parte centrale è descritta dai flauti ed oboi con colori musicali bucolici come momento consolatorio e la morte viene paragonata con il momento di riposo dal lavoro. La parte finale si conclude con il motivo iniziale e tricordiale del “Selig sind die Toten” (Beati i morti) e sempre come il primo movimento si conclude con il suono di arpe che ricordano le presenze angeliche celestiali che descrivono il finale paradisiaco ricco di beatitudine e di consolazione. Il pubblico ha seguito con attenzione la musica della tradizione degli oratori tedeschi composta da Händel e Bach di cui la partitura brahmsiana è ricca di riferimenti. I solisti, il coro, l’orchestra e il direttore a fine esecuzione hanno ricevuto lunghi applausi che hanno definito anche la grandezza dell’opera di Brahms che si pone negli anni al pubblico o in bianco, perché la si può venerare ed amare, o in nero perché la si può detestare o odiare.
In ogni caso non esiste spazio tra le emozioni che possa rilasciare tra gli ascoltatori il color grigio a cui fa parte l’indifferenza.

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