Se i versi si danno la mano uniscono mondi e culture

Negli spazi della CI di Abbazia è stata presentata la nuova silloge di Giacomo Scotti e Gianluca Paciucci

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Se i versi si danno la mano uniscono mondi e culture
Giacomo Scotti e Gianluca Paciucci. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

La Comunità degli Italiani di Abbazia ha ospitato la presentazione del nuovo libro di Giacomo Scotti e Gianluca Paciucci e coadiuvati dagli editori. Si tratta di una raccolta di poesie dal titolo “I versi si danno la mano”. I due autori hanno recitato al pubblico, riunito nella sala di Villa Antonio, una selezione di versi tratti dalla loro opera.
Il titolo “I versi si danno la mano” è stato voluto da Scotti e scelto in accordo con il coautore, Gianluca Paciucci. I due scrittori, infatti, vantano una lunga amicizia.
Gianluca Paciucci è nato a Rieti e vive a Trieste. Nel suo intervento al pubblico, ha promosso l’idea di una cultura di pace, che possa aiutare vivere in un mondo migliore di quello attuale. Questo libro dimostra come i versi e i poeti possano darsi una mano, seppure provenienti da spazi diversi. Secondo lui, figure come Giacomo Scotti fungono da raccordo, che mettono insieme mondi che sono stati per tanto tempo innaturalmente separati.
I versi di Giacomo Scotti presenti nel libro sono stati raccolti sotto il titolo “Tra l’Elba al mare”. La sezione di Paciucci invece è stata intitolata con la parola ebraica “ghenizà”, che indica un luogo dove vanno a finire tutti i frammenti dei vecchi libri stracciati della Torah e dei libri sacri, ma anche di ogni altro tipo di libro, nell’attesa di dissolversi naturalmente. Presenti inoltre i versi di amici e amiche che hanno preso parte alla raccolta.
Scotti ha recitato una serie di poesie: “I miei pesci”, “La casa nel verde”, “Il canto del mare”, “Versi che ci uniscono” e “Corre un bambino”. Il pubblico ha reagito calorosamente alla lettura, con frequenti applausi.
L’apprezzamento per le poesie è stato grande e il pubblico ha richiesto il bis al momento della conclusione formale della prima parte. Scotti ha assecondato il pubblico con “Ancora stringo in mano la matita”, mentre Paciucci ha letto “Piena di grazia, donna”.
Nella seconda parte dell’evento Paciucci, assieme ad Adriana Giacchetti, ha offerto un’ulteriore e suggestiva lettura di poesie, con l’aggiunta di un accompagnamento strumentale – shruti box armonium indiano e tamburo a cornice – e canoro, eseguito da Giacchetti.
Paciucci, nel ruolo di presentatore della serata, ha voluto condividere con il pubblico la sua impressione di Giacomo Scotti, la differenza tra il vissuto di quest’ultimo e il proprio. Scotti ha vissuto nel periodo “eroico” del ‘900, periodo di grandi scardinamenti e successive ricostruzioni, mentre Paciucci ne ha visto la parte finale, da lui ritenuta “schiacciante”. Da qui, secondo lui, deriva il rapporto complesso con la storia, tra un protagonista attivo ed il proprio da testimone esterno.
L’incontro, al quale ha preso parte anche la presidente del sodalizio locale, Sonja Kalafatović, è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione culturale “Tina Modotti” di Trieste e il sostegno dell’Università Popolare di Trieste e l’Unione Italiana.

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