Rino Gropuzzo espone a Trieste «lo specchio del suo pensiero»

Mostra antologica nella Sala Attilio Selva di Palazzo Gopcevich in visione fino al 26 maggio

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Rino Gropuzzo espone a Trieste «lo specchio del suo pensiero»

TRIESTE | “Le mie parole sono davanti a voi, queste immagini sono lo specchio del mio pensiero”, afferma il connazionale Rino Gropuzzo all’inaugurazione della Mostra fotografica che lo vede in questi giorni a Trieste, nella Sala Attilio Selva di Palazzo Gopcevich. Allineati al suo fianco, l’assessore comunale Giorgio Rossi, il presidente della Comunità Croata, Gian Carlo Damir Murković, che ha voluto proporre l’esposizione nel capoluogo dell’FVG, la direttrice dei Musei triestini Laura Carlini Fanfogna, il curatore Tomislav Čop, il direttore del Museo teatrale Stefano Bianchi, per significare l’impegno collettivo nella realizzazione di questo progetto. Insieme per ribadire sia le ragioni che hanno portato alla mostra sia i suoi significati.
Ciò che colpisce immediatamente è l’eleganza del percorso che si snoda tra bianco e nero ed improvvise esplosioni di colore, a sottolineare il valore di un’antologica che racconta l’evoluzione professione di Rino Gropuzzo, fiumano, laureato in ingegneria che decide, giovanissimo, di affrontare il mondo della moda, con successo, a Londra e a Milano. Ha lavorato per Playboy e per le maggiori riviste patinate, ma fuori dagli impegni professionali ha saputo esprimere altri concetti tra cui un profondo rispetto per il corpo femminile che presenta in tutta la sua bellezza, plastica, statuaria e con un guizzo – puntualmente definito ironia – insito nel suo modo di essere. La mostra non segue un criterio cronologico, pur toccando quattro decenni di impegno artistico: le foto sono esposte seguendo un percorso tematico per creare una narrazione del suo rapporto con la natura o con gli ambienti di archeologia industriale, che rimodella attraverso nudi senza tempo, per mettere a nudo, a sua volta, una storia che non si esaurisce e viene a risvegliare i ricordi, le nostalgie, le aspirazioni, il sogno.
Corpi che disegnano linee geometriche, delimitano gli spazi e si fondono con gli stessi per ridiventare natura. Lentamente l’elemento umano scompare e rimane l’osservazione del territorio, la natura tout court, che emerge nei colori tenui della campagna grigia, la brina, i rami imprigionati dal freddo… che emozionano.
Tra il pubblico artisti connazionali che sono venuti a omaggiare l’amico e ospiti da Zagabria, Fiume e naturalmente tanti triestini di lingua croata e italiana, incuriositi dall’evento, ammirati dal genio del fotografo. Cosa significa posare per Gropuzzo: “Ha una capacità rara – dichiara una sua modella presente alla cerimonia – di metterti a tuo agio; l’ironia che si avverte nelle foto, così ben sottolineata dai critici, è un atteggiamento che lo contraddistingue. Lavorare con lui è divertimento, è coinvolgimento totale, con una sorta di leggerezza ma grande professionalità”.
La mostra è accompagnata da un ricco catalogo che viene distribuito dalla Comunità attraverso richiesta diretta alla medesima via mail [email protected] o lasciando il proprio indirizzo alla mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 26 maggio, negli orari del Museo di Palazzo Gopcevich.

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