«Red Land – Rosso Istria» per dare voce all’oblio

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«Red Land – Rosso Istria» per dare voce all’oblio

Dalla nostra inviata Ilaria Rocchi

VENEZIA | Né fascisti né comunisti, gente che voleva vivere in pace, tutti vittime delle ideologie del Novecento, che hanno sconvolto l’Istria. È una preghiera a Dio, affinché non si ripetano mai più le atrocità che la nostra terra e, in generale, l’umanità intera, ha conosciuto nella seconda metà del secolo scorso. Entra nell’anima dell’Istria e del suo popolo, come forse mai altri film sul tema, l’atteso “Red Land – Rosso Istria”, presentato ieri in sede di conferenza stampa alla 75.esima Mostra del cinema di Venezia.

Gremito lo spazio della Regione del Veneto presso l’hotel Excelsior, tra cast autoriale e attoriale, rappresentanti della produzione e di quanti hanno sostenuto l’ambizioso progetto. E tanti esuli istriani, fiumani, dalmati. Gli esponenti dell’associazionismo c’erano praticamente tutti: Antonio Ballarin, presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli, Renzo Codarin, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, David De Paoli Paulovich, presidente dell’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste, Guido Brazzoduro, presidente dell’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio, Tito Sidari, presidente dell’Associazione Italiani di Pola e Istria – Libero Comune di Pola in Esilio, la sua vice Mariarita Cosliani, presidente della Mailing list Histria, Davide Rossi, in rappresentanza di Arcipelago Adriatico. Presente pure il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul.
Alla proiezione in forma privata ha assistito pure il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Ettore Beggiato.
La pellicola, che avrà la sua prima mondiale a Roma, il 6 novembre prossimo, e in seguito entrerà nel circuito cinematografico italiano e – si spera – anche internazionale (perché questa è la portata di questo lavoro), racconta il dramma dell’esodo, delle foibe e delle violenze che si consumarono nel cuore dell’Istria a partire dall’armistizio del 1943. Su questo sfondo si inserisce la figura di Norma Cossetto, la studentessa di Visinada barbaramente trucidata dai partigiani titini e gettata in una delle cavità carsiche probabilmente ancora viva. Nel tempo è diventata un simbolo, ciò che Anna Frank è per la Shoah, come ha rilevato Ballarin.

Un’idea del senatore Lucio Toth

“Il progetto di questo film nasce lontano, nel 2011, da un’idea del senatore Lucio Toth, che purtroppo non è riuscito a vederlo. So che oggi sarebbe felice di questo risultato”, ha concluso il presidente della FederEsuli, esprimendo soddisfazione. La gestazione, dunque, non è stata semplice, quasi una corsa a ostacoli che gli organizzatori hanno saputo superare facendo squadra. Credendo fin dall’inizio nell’operazione che andavano a fare. L’ha rimarcato Alessandro Centenaro, a nome di Venicefilm srl. L’opera esce grazie alla collaborazione con Raicinema, Cultour active, Treviso Film Commission, ANVGD, con il sostegno della Regione del Veneto, dei Comuni di Padova, Venezia, Abano Terme, Galzignano Terme, Arquà Petrarca, San Polo di Piave.

La specifica anima dell’Istria

“Il regista Maximiliano Hernando Bruno e gli attori sono stati bravissimi. Hanno colto appieno l’anima dell’Istria centrale in tutta la sua complessità – ha dichiarato Codarin –. Una realtà che è specifica, diversa da quella della costa. La gente voleva soltanto vivete in pace e le ideologie non hanno reso possibile tutto ciò. In tal senso, siamo stati tutti delle vittime. Spero che il film sia visto nelle sale e sia poi proposto anche in televisione, affinché si riprenda una riflessione sulle vicende di una zona d’Italia che ha pagato per tutti la sconfitta della Seconda guerra mondiale”, ha concluso il presidente dell’ANVGD.
Emozionati anche il regista e gli attori, in particolare Selene Gandini, che impersona Norma Cossetto. “È una pellicola che parla di morte, ma che paradossalmente è un inno alla vita e alla speranza”, ha detto l’attrice genovese, che vanta origini istriane. “Per costruire il futuro non possiamo dimenticare il passato e gli errori commessi, se ne deve parlare, soprattutto nelle scuole, per dar voce alle anime di chi non c’è più”, ha aggiunto, commuovendosi, perché con il pensiero è andata alla nonna istriana, nel frattempo scomparsa.
“Non lo volevo fare all’inizio, io che solitamente sto dall’altra parte della macchina da presa, ma poi ho deciso di imbarcarmi in quest’avventura e cogliere la sfida di narrare questa storia a lungo nascosta. Ci ho messo non soltanto il desiderio, ma anche il cuore – ha esordito il regista e sceneggiatore, figlio di italiani-istriani espatriati in Argentina, Maximiliano Hernando Bruno, qui alla sua opera prima –. Ho cercato di sentire che cosa provavano le persone davanti alle foibe e ne ho visitata una di persona, per immaginare l’orrore, l’inferno di quel baratro. Poi mi sono documentato e mi è stata riferita una leggenda balcanica, quella di un cane nero che veniva posto accanto ai morti perché abbaiasse per l’eternità per tormentare le anime delle vittime, ma anche per nascondere le voci delle anime e celare tutta la vicenda”.
Ecco, a queste voci strozzate e coperte dal velo dell’oblio, questo film vuole rendere giustizia e restituire dignità.

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