Quale futuro per gli studi sulla Fiume dannunziana?

Ampliamento delle prospettive, aggiornamento della metodologia e degli approcci: l’esperienza dell’IRSREC FVG promuove nuovi canoni nell’approccio all’Impresa

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Quale futuro per gli studi sulla Fiume dannunziana?

La Fiume dannunziana può riservarci ancora delle sorprese? Che cosa si può aggiungere su questa pagina di storia che non si esaurì con la sua fine ufficiale, con la Convenzione di Abbazia, firmata a fine dicembre 1920, e l’abbandono della città da parte dei legionari e dello stesso Comandante, nel gennaio di un secolo fa? C’è dell’altro materiale da analizzare su un evento epocale che, grazie a una ricca produzione storiografica, è stato ricostruito e scandagliato nei dettagli, andando nel tempo a rivedere e aggiornare le chiavi interpretative? Ci sono fonti che non sono state analizzate, altre da rivedere, da confrontare con documenti e testimonianze per certi versi inediti o comunque non consultati. Ci sono ambiti ed episodi che la ricerca ha trascurato, come quello della componente autonomista, forte e viva prima e dopo l’avventura dannunziana, e quello dell’elemento croato della città. Insomma, spostare lo sguardo verso la realtà della città. Ma, soprattutto, le categorie storiografiche che si sono affermate finora – l’approccio dal versante italiano e della crisi dello Stato liberale – devono subire un radicale aggiornamento in una prospettiva più ampia, che tenga conto di diverse metodologie e approcci.

 

 

L’aquila murata di Gardone Riviera
In altre parole, la pista da seguire dovrebbe portare a un nuovo canone sugli studi del periodo dannunziano a Fiume, come osserva Federico Carlo Simonelli.
Dottore di ricerca in Storia dei partiti politici presso l’Università di Urbino, consulente storico della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani e cultore in Storia dei nazionalismi e delle identità presso la Sapienza Università di Roma, il pubblico fiumano lo conosce anche perché è stato proprio lui a scoprire che la testa d’aquila murata nel Cortiletto degli Schiavoni, interno della Prioria, nella residenza dannunziana a Gardone Riviera, era proprio quella recisa da due arditi nel 1919 dalla statua che era stata posta in cima alla Torre civica di Fiume nel 1908, voluta dagli stessi fiumani. Simonelli – nelle librerie italiane con il saggio “D’Annunzio e il mito di Fiume. Riti, simboli, narrazioni”, edito da Pacini – ha partecipato alla recente presentazione online di “Qualestoria 2” (dicembre 2020, anno XLVIII), nuovo numero, in buona parte monografico, della rivista dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia, che – come emerso dagli interventi del curatore della pubblicazione Fabio Todero, del direttore scientifico Luca Giuseppe Manenti e del ricercatore Adriano Andri – in un certo senso pone il primo mattone di nuove prospettive di ricerca su un tema che ha avuto un’influenza di lungo periodo, praticamente fino a oggi.

La copertina dell’ultimo numero di “Qualestoria”

Strade da esplorare
Il centenario dell’Impresa, dunque, apre una stagione storiografica molto stimolante, lancia itinerari inesplorati – o non indagati a fondo –, allargando gli orizzonti e ponendo ulteriori interrogativi. Del resto, il progetto “Un Fiume di storie: fatti, problemi e parole dell’Impresa fiumana (1919-20/2019-2020)” – realizzato dal succitato Istituto insieme con la Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste e in collaborazione con il Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi di Trieste, Consorzio Culturale del Monfalconese, Società di Studi Fiumani, Archivio di Stato di Trieste, Comune di Ronchi dei Legionari, Deputazione di storia patria per la Venezia Giulia, e articolatosi attraverso una serie di incontri, laboratori, mostre –, si era posto l’obiettivo di approfondire la conoscenza di un evento di grande interesse storiografico che è stato snodo fondamentale del Novecento per le sue molteplici sfaccettature e le sue ricadute sulle vicende della frontiera adriatica.

I contributi inclusi nel volume
Gran parte dei contributi è confluito nel volume, intitolato “L’impresa di Fiume. Memorie e nuove prospettive di ricerca”, che dopo l’introduzione di Fabio Todero, nella sezione “Studi e ricerche”, propone gli interventi di Adriano Andri, “Echi dell’impresa di Fiume nelle scuole giuliane”; Giovannella Cresci Marrone, “D’Annunzio e il mito di Roma: il contributo dell’epigrafia”; Natka Badurina, “I croati di Fiume ai tempi di D’Annunzio”; Ivan Jeličić, “Repubblica con chi? Il movimento socialista fiumano e il giallo Sisa nel contesto postasburgico fiumano”; Ágnes Ordasi, “‘Scale e Serpenti’”? Le condizioni dei rappresentanti del potere dello Stato ungherese dopo la Grande guerra”; Giovanni Stelli “Le elezioni dell’Assemblea costituente dello Stato libero di Fiume: ordine pubblico e lotta politica a Fiume dal 5 gennaio al 5 ottobre 1921”; e Giulia Caccamo, “Origini e fallimento dell’idea di città libere dopo la Prima guerra mondiale. I casi di Memel e Danzica”. Di Fiume si parla anche nello speciale sulla mostra documentaria “Ronchi-Fiume 1919-2019”, curata dallo storico Luca G. Manenti, con l’apporto di Andrea Ferletic e dell’inedita collezione della famiglia di Attilio Adami, uno dei cosiddetti 7 giurati di Ronchi; quindi nella sezione “Populismo e femminile nella Fiume dannunziana”, attraverso l’articolo di Enrico Serventi Longhi, “The Triumph of the Noble People: Gabriele D’Annunzio and Populism between literature and politics”, quello di Giusy Criscione su “Donne a Fiume tra libertà di pensiero e dissoluzione”, le “messe a fuoco” di Paolo Borioni, Giulia Caccamo e Raoul Pupo intervistati sul tema della “città libera”, nonché le recensioni (firmate da Luca Zorzenon) del pamphlet – scritto nel 1919 da Dino Terra, al secolo lo scrittore, critico, drammaturgo e pittore Armando Simonetti – “D’Annunzio e il caso Fiume” (ristampa a c. di Paolo Buchignani, Marsilio, Venezia 2018) e del volume “Fiume 1919. Una guerra civile italiana” di Marco Mondini (Salerno, Roma 2019), mentre Manenti affronta la biografia “L’Imaginifico. Vita di Gabriele D’Annunzio”, tracciata da Maurizio Serra (Neri Pozza, Vicenza 2019).

L’attualità della storia
“Nel piccolo mondo della Fiume occupata – rileva Fabio Todero nell’introduzione –, è possibile individuare una serie di nodi problematici di grande interesse e particolarmente proficui anche in chiave di storia del tempo presente”, come la degenerazione del confronto e del linguaggio politico, l’esaltazione del ruolo di un conducator – “che prelude senza dubbio ai successivi sviluppi della storia europea” –, ma anche a certi fenomeni della politica contemporanea. Todero cita a esempio la personalizzazione di movimenti politici che nascono intorno a una personalità più o meno carismatica, lo stretto rapporto di questi con le folle e il populismo, l’esaltazione del culto della nazione che rimanda al sovranismo contemporaneo, il disprezzo per le grandi organizzazioni internazionali, la difesa esasperata dei diritti nazionali che non poco hanno a che fare con l’atteggiamento antieuropeista di certe forze populiste e sovraniste, ma anche con le recenti esternazioni di Donald Trump nei confronti dell’Organizzazione mondiale della sanità. “Senza forzare troppo la mano, insomma, ancora una volta la storia di questa piccola area geografica, connotata da una pluralità a lungo vissuta in termini di confronto mortale piuttosto che di scambio e crescita comuni, e in particolare le vicende dell’impresa di Fiume hanno ancora molto da insegnarci: il secolo breve è solo apparentemente alle nostre spalle”, conclude lo studioso triestino.

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