Almerigo Apollonio, un indagatore instancabile del passato adriatico

Ricordo di Almerigo Apollonio, che ha dato corpo alla passione per la storia

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Almerigo Apollonio, un indagatore instancabile del passato adriatico

Lo storico Almerigo Apollonio non è più tra di noi. La triste notizia è stata diffusa dal figlio Raffaele alla Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini”. Se ne è andato un amico e uno studioso di prim’ordine del passato adriatico, sulla cui importanza avremo modo di ritornare e soffermarci con la dovuta attenzione.
Esponente di un antico casato, venne alla luce a Pirano il 20 agosto 1928 da Ascanio e Ida Tamaro. Frequentò il Liceo classico “Dante Alighieri” di Trieste e proseguì gli studi universitari d’indirizzo economico a Roma e Trieste. Profugo dal 1946, dopo la laurea approdò a Pavia. La vita lavorativa in Lombardia era stata coniugata da fervide letture, da una solida preparazione storiografica, dallo studio ed esercitazione nella scrittura gotica tedesca, che lo facilitarono nella lettura delle carte dell’imperial regia amministrazione.

Pensione dedicata allo studio
Con la quiescenza entrò in una seconda stagione, quasi trentennale, dedicata allo studio, alla ricerca archivistica e alla scrittura; un lavoro imponente che si palesa nella vasta produzione rappresentata da saggi e corposi volumi monografici. È l’esempio concreto di come la terza età possa essere un momento creativo ed intellettualmente stimolante. In tre decenni circa, Apollonio ha sviluppato e ha dato corpo a una passione che lo aveva accompagnato dalla gioventù, manifestandola con rigore, tenacia ed esemplarità. Alla ricerca storiografica e allo scavo archivistico si è affacciato preparato e con gli strumenti adeguati che gli hanno permesso di inoltrarsi nel non sempre facile mare magnum della documentazione. Possiamo affermare, pertanto, che Apollonio gli anni del pensionamento non li ha “né dormiti, né giuocati”, per usare le note parole di Machiavelli.

Esame delle fonti
La sua metodologia è contraddistinta da un esame particolareggiato delle fonti di prima mano. I suoi lavori, infatti, sono sorretti da una larga documentazione, setacciata, raccolta, vagliata nel corso di lunghi periodi di scavo, soprattutto nell’Archivio di Stato di Trieste. Le sue ricostruzioni si basano su una sterminata mole di carte visionate. Apollonio si era addentrato nella documentazione prodotta dalle diverse istituzioni, esaminando fonti che in larga misura pochi avevano considerato e, quasi nessuno, passato in rassegna integralmente. Il suo modus operandi rispecchia le doti di un indagatore inesausto, che era in grado di muoversi con disinvoltura all’interno dei fondi archivistici. Attraverso un lungo lavoro, frutto di migliaia di ore di studio, come si evince dai suoi testi e dalle note, che in certi volumi rappresentano quasi una sorta di libro nel libro, lo studioso offre un apporto prezioso e addirittura una sorta di guida nella documentazione archivistica, in quanto facilita il lavoro degli altri, soprattutto in caso di ricerche mirate e circoscritte.

Immagine vivida della società
Nei suoi studi, Apollonio propone un’immagine vivida della società in tutte le sue articolazioni, discostandosi dalle polemiche storiografiche, gettando piuttosto nuova luce, stimolando la riflessione e tracciando nuovi percorsi di ricerca. Nel capoluogo giuliano trascorreva ampi periodi per dedicarsi alle ricerche frequentando archivi e biblioteche. Inizialmente aveva focalizzato l’attenzione su Pirano, lavorando nella ricca e importante documentazione conservata nell’archivio cittadino. Lo spoglio puntuale delle fonti gli aveva permesso la raccolta di un numero considerevole di tasselli grazie ai quali poté curare dei saggi imprescindibili sulla città di San Giorgio nel periodo dell’amministrazione francese e sul comune nel lungo Ottocento asburgico, ospitati dagli “Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno”. Aveva però esordito nei primi anni Novanta del secolo scorso con il volume “Autunno istriano: la ‘rivolta’ di Pirano del 1894 e i dilemmi dell’‘irredentismo’” (“Italo Svevo” – Istituto Regionale per la Cultura Istriana (IRCI), Trieste 1992).
Uno dei più importanti apporti storici
L’episodio, che si era consumato in un frangente di forti contrapposizioni politico-nazionali nella sua città natale, è inserito nella cornice più ampia, considerando anche i rapporti, non sempre facili, tra il Regno d’Italia e l’Impero d’Austria-Ungheria, benché legati dalla Triplice Alleanza. In concomitanza con il bicentenario dalla caduta della Repubblica di Venezia dette alle stampe uno tra i più significativi – a giudizio dell’autore di questa nota – apporti storiografici dal secondo dopoguerra in qua, cioè “L’Istria veneta dal 1797 al 1813” (Libreria editrice goriziana (LEG) – IRCI, Gorizia 1998), che condensa i risultati dello studio di un’enorme mole di carte e materiali di varia natura, conservati a Trieste, a Milano, a Venezia, a Pirano in cui traccia l’ultima fase dell’antico regime nella penisola adriatica e in particolare il periodo successivo alla fine della Repubblica oligarchica di Venezia, i nuovi assetti sopraggiunti con le armate napoleoniche e il susseguirsi delle amministrazioni che interessarono le terre dell’Adriatico settentrionale per un ventennio circa.
Ricca produzione storiografica
In questo breve profilo non possiamo soffermarci sull’intera produzione di Apollonio, caratterizzata da saggi puntuali pubblicati dagli “Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria”, dall’“Archeografo Triestino” della Società di Minerva, dai “Quaderni giuliani di storia” della Deputazione di Storia Patria per la Venezia Giulia.
Rammenteremo però i due tomi sulla società giuliana negli anni successivi alla dissoluzione della Duplice monarchia, cioè “Dagli Asburgo a Mussolini. Venezia Giulia 1918-1922” (LEG – IRCI, Gorizia 2001) e “Venezia Giulia e fascismo 1922-1935. Una società post-asburgica negli anni di consolidamento della dittatura mussoliniana” (LEG – IRCI, Gorizia 2004). Il rapporto di collaborazione con l’IRCI di Trieste è stato sempre proficuo nel corso del tempo.
Una vasta bibliografia
In occasione dei suoi novant’anni uscì ”Nel tardo Ottocento asburgico. Il lungo ministero del conte Taaffe e i suoi riflessi sul Litorale” (Libreria editrice internazionale “Italo-Svevo” – IRCI, Trieste 2018), cioè la prosecuzione ideale dello studio “Libertà, autonomia, nazionalità. Trieste, l’Istria e il Goriziano nell’impero di Francesco Giuseppe 1848-1870 (con le coordinate economiche regionali 1815-1875)” (“Fonti e studi per la storia della Venezia Giulia”, Serie seconda: Studi, vol. XV, Deputazione di storia patria per la Venezia Giulia, Trieste 2007). L’opera andava a chiudere il percorso di ricerca intrapreso dallo storico; sull’ultimo periodo asburgico ricordiamo anche i due corposi volumi “La ‘Belle époque’ e il tramonto dell’Impero sulle rive dell’Adriatico (1902-1918). Dagli atti conservati nell’Archivio di Stato di Trieste” (“Fonti e Studi per la Storia della Venezia Giulia”, Serie seconda: Studi, vol. XXIII, Deputazione di Storia Patria per la Venezia Giulia, Trieste 2014).
Stile e metodologia inconfondibili
Con lo stile e una metodologia inconfondibili, ha affrontato lo studio della società nelle sue più diverse articolazioni, in cui emergono la vita politica, gli equilibri tra le forze nazionali e gli attriti tra le varie anime della regione, il ruolo dei partiti, l’azione del Governo e della Luogotenenza, gli assetti economici, la dimensione culturale e religiosa, ma anche la vita quotidiana dei diversi ceti sociali; inoltre prestava una notevole attenzione ai problemi nonché alle dinamiche economiche e finanziarie che, grazie alla formazione specifica, era in grado di leggere e approfondire con maggiore facilità rispetto allo storico classico, ossia privo di una specializzazione in quel settore.

Legato alla città d’origine
Almerigo Apollonio è rimasto legato alla sua città d’origine. Negli anni Novanta del secolo scorso offrì la sua collaborazione sia alla Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini” sia al Ginnasio “Antonio Sema”. All’istituzione scolastica dette un apporto significativo nell’ambito del “Progetto Istria”, che aveva coinvolto anche altri storici ed esperti, illustrando agli studenti il passato della penisola, dall’antichità romana alla contemporaneità.

Con il sodalizio di Casa Tartini contribuì alla stesura di testi e alla cura di alcune pubblicazioni tra le più fortunate, come “Pirano un’immagine” (curata assieme a Ondina Lusa), nel 1994, che coinvolse anche l’illustre professore Diego de Castro, “…el Tartini in piassa…”, nel 1996, un’edizione documentata uscita in occasione del centenario dell’inaugurazione del monumento di Antonio Dal Zotto, o ancora “El sal de Piran”, nel 1999, un volume che condensa l’importanza e il significato dell’“oro bianco” per la città di San Giorgio.

Con la costituzione della Società di studi storici e geografici, nel 2004, Apollonio, che era socio onorario, è stato coinvolto in molteplici iniziative, sia come relatore ai convegni promossi sia come autore di contributi.

Prossimamente, per i tipi della Società stessa, uscirà il volume “L’Alto Adriatico tra l’Antico regime e il XX secolo”, una miscellanea di studi il cui lavoro redazionale è in corso da tempo, infatti è stata concepita in occasione del novantesimo genetliaco, e uscirà, purtroppo, in sua memoria.

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