«Opera secondo Kamov». Accento sulla parola

Al Teatro Nazionale Croato «Ivan de Zajc» ha avuto luogo la première del melodramma composto da Zoran Juranić sul libretto dello scrittore fiumano Janko Polić Kamov

0
«Opera secondo Kamov».  Accento sulla parola

La prima assoluta dell’”Opera secondo Kamov” al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, composta da Zoran Juranić su libretto di Janko Polić Kamov, è stata un successo. Il pubblico fiumano, ridotto a causa delle restrizioni antipandemiche, ha apprezzato l’allestimento, per la regia di Caterina Panti Liberovici, che ha valorizzato lo stile espressionista della prosa di Kamov e posto l’accento sulla sua parola. Ricordiamo che il libretto di Kamov era rimasto sconosciuto fino a una quindicina di anni fa, quando è stato scoperto e pubblicato dallo scrittore Nedjeljko Fabrio. Kamov scrisse il libretto per suo fratello, il compositore Milutin Polić, basandosi sulla storia del dramma di Derenčin “Slijepčeva ljubav” e intitolando il testo “Kad slijepci progledaju”. Anche se Kamov diceva di non amare particolarmente l’opera, il suo testo dimostra una notevole attitudine dello scrittore per le regole della librettistica verista.

Il pubblico in platea nei numeri dettati dalle misure antiCovid

Motivi musicali di Milutin Polić

Milutin Polić morì all’età di soli 26 anni affetto da un grave caso di tubercolosi osteoarticolare, il che gli impedì di mettere in musica il libretto di suo fratello. Juranić ha scritto la musica dell’opera con l’intento di onorare la memoria dei fratelli Polić e il loro destino. A questo fine, il compositore ha inserito nella partitura alcuni motivi e abbozzi per l’opera scritti da Milutin prima che la morte gli impedisse di continuare il lavoro. Il segmento della partitura di Polić viene debitamente segnalato durante l’esecuzione sugli schermi sistemati nelle logge accanto al palcoscenico, utilizzati per i sottotitoli dell’opera. A prima vista può sembrare superfluo sottotitolare un’opera croata, ma effettivamente si tratta di un accorgimento utile, dal momento che è proprio il testo del libretto uno dei segmenti più importanti e intriganti dello spettacolo. L’opera è preceduta dal Prologo, “Il Credo di Kamov”, che ha avuto la sua première alla cerimonia d’inaugurazione di Fiume Capitale europea della Cultura l’anno scorso. Qui lo scrittore si confronta con i temi principali del mainstream poetico dell’epoca – l’amore e il patriottismo –, ma anche con la superficialità dei motivi sociali. Il Prologo introduce la primadonna Vlatka Oršanić nel ruolo di Janko Polić Kamov, una personificazione delle parole che sgorgano dalla mente dello scrittore, e un personaggio misterioso, cinico e ironico chiamato Pajo, una specie di commentatore della trama, interpretato con verve dal basso Goran Jurić.

Ivana Srbljan nel ruolo della madre Ana

La trama

La trama si svolge sul proscenio perché l’Orchestra sinfonica, diretta dal compositore stesso, Zoran Juranić, occupa gran parte del palcoscenico, nel rispetto delle restrizioni antiepidemiche. La madre di Ivo (Domagoj Dorotić), Ana, interpretata da Ivana Srbljan, si lamenta con Pajo che Maja (Mojca Bitenc), moglie di suo figlio, che è cieco, lo tradisce con il pittore Robert (Robert Kolar), amico di Ivo. Ivo, Maja e Robert rincasano dopo una passeggiata e Ivo chiede a Robert di raccontare aneddoti dai suoi viaggi, che Maja accoglie con entusiasmo. Robert descrive la bellezza delle Alpi, che paragona con la bellezza femminile e vuole brindare in suo onore. A questo punto, Maja porge un bicchiere a Robert, ma dimentica di porgerlo anche a Ivo. Quando rimangono da soli, Ivo esprime il suo disappunto per quanto accaduto, ma Maja cerca di tranquillizzarlo, lo manda nella sua stanza e gli promette di venire da lui. In un breve monologo, Maja riflette sul rapporto tra il dovere e l’amore, ma arriva Robert che le offre amore e libertà. Anche se inizialmente cerca di resistergli, alla fine Maja confessa di amarlo e gli chiede di lasciarla sola ancora una notte. Rimasta sola, decide di sacrificare le sue emozioni e rimanere con Ivo e scrive a Robert una lettera. Arriva Ivo che la aspettava invano e scopre la lettera, al che la accusa di tradimento e chiede a sua madre di leggere la lettera. Arrivano Pajo e Robert, Maja protesta la sua innocenza, Robert confessa di amare Maja e Ivo lo uccide. Il tutto è accompagnato dai commenti sarcastici di Pajo.

Mojca Bitenc nei panni di Maja

Esigenti interventi solistici

La partitura di Juranić, composta secondo le leggi della musica contemporanea che supera la struttura tonale e predilige un gioco con l’atonalità e la politonalità, non è di facile ascolto, mentre per i solisti è particolarmente esigente in quanto l’assenza di una struttura tonale di riferimento richiede notevole concentrazione. Nonostante ciò, la musica di Juranić ha accompagnato e sottolineato con slanci concitati gli apici del dramma che si sviluppava tra i solisti e dato il giusto rilievo al testo di Kamov. L’Orchestra sinfonica, sotto la direzione del compositore, ha offerto ancora una volta un valido sostegno agli interventi solistici.

Tutti i solisti hanno offerto interpretazioni di pregio, tra cui spiccano quelle di Mojca Bitenc nei panni di Maja e di Goran Jurić nelle vesti di Pajo. Mojca Bitenc ha reso con grande partecipazione il conflitto interiore del suo personaggio, mentre Goran Jurić è stato deliziosamente cinico e ironico nei suoi interventi. I due solisti si sono distinti anche dal punto di vista vocale. Ivana Srbljan ha creato il personaggio della madre Ana con gravità e dignità. Domagoj Dorotić è stato un Ivo frustrato dalla sua disabilità, mentre dal punto di vista vocale si è dimostrato un po’ debole negli acuti. Vlatka Oršanić ha offerto un’interpretazione di alto livello, come pure Robert Kolar, sempre affidabile e sicuro nei suoi interventi.

Robert Kolar si è dimostrato sicuro nei suoi interventi

Scenografia minimalista

Minimalista, ma d’effetto, la scenografia di Caterina Botticelli, che si compone di pannelli di tela bianca disposti in file sulle quali vengono proiettati i video di Valentina Volpi. La scenografa ha firmato anche gli eleganti costumi e le acconciature, che sono un’interpretazione della moda in voga a cavallo tra il XIX se il XX secolo. L’importanza della parola scritta è sottolineata dai fogli di carta affissi sulla gonna dell’abito di Maja. In linea con il minimalismo della scena sono anche le luci di Dalibor Fugošić. Il pubblico ha premiato gli esecutori con lunghi e copiosi applausi.

Mojca Bitenc e Goran Jurić

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display