Un fenomeno artistico di fama mondiale in pietra d’Istria

0
Un fenomeno artistico di fama mondiale in pietra d’Istria

Dagli Stati Uniti al Giappone. È il percorso che si compie durante un’unica visita al Parco sculture di Dubrova, un importante prodotto turistico-culturale dell’Albonese, frutto della manifestazione nota con il nome di Simposio mediterraneo di scultura. Si trovano in quest’area, direttamente accessibile da Stermazio e da Vines, la maggior parte dei lavori realizzati da scultori provenienti da tutto il mondo durante le tradizionali residenze artistiche svoltesi negli ultimi cinque decenni nell’ambito della manifestazione. Il Simposio e il Parco che ne è scaturito hanno celebrato i loro primi 50 anni nel 2020, mentre quest’anno ricorre il centenario dello storico sciopero dei minatori del 1921, noto come Repubblica di Albona. Fu proprio in onore del 50.esimo anniversario di quest’ultima che il Simposio fu avviato nell’ormai lontano 1970.

 

Tuttavia, le prime attività finalizzate all’avvio della manifestazione risalgono al 1969. Lo conferma Renata Kiršić, presidente dell’associazione che si occupa della gestione dei contenuti del Parco e dell’organizzazione del Simposio. Dell’argomento abbiamo parlato pure con Tea Bičić, direttrice artistica del Simposio e membro della stessa associazione, che porta il nome croato del tradizionale appuntamento artistico, Mediteranski kiparski simpozij (MKS).

Uno dei contributi di Josip Diminić

Dall’idea al… «Chicco di grano»

”L’allora proprietario della tenuta di Dubrova, che comprende pure il palazzo Francovich-Lazzarini, invitò Diminić, Bassani e Fučić ad avanzare delle proposte su come rivitalizzare e salvare la zona dall’ulteriore degrado. E la loro proposta fu l’avvio del Simposio”, dice la Kiršić, alla guida dell’associazione MKS dal 2017, confermando che il fondatore del Simposio fu la cattedra dell’associazione culturale “Čakavski sabor” (Sabor ciacavo), intitolata alla Repubblica di Albona. Con il nome “Simposio mediterraneo di scultura in pietra”, l’evento fu fondato come la più importante manifestazione culturale della stessa cattedra. Come si legge nella monografia del Sabor ciacavo pubblicata l’anno scorso per i 50 anni dell’organizzazione, il Parco delle sculture nacque dall’idea dello scultore Josip Diminić (1937 – 2019) e grazie ai contributi del pittore albonese connazionale Quintino Bassani (1928 – 2007), della scultrice zagabrese Milena Lah (1920 – 2003) e dello storico dell’arte fiumano Branko Fučić (1920 – 1999).

”All’epoca erano i nomi più importanti nel campo dell’arte ad Albona e non soltanto, nomi che crearono un vero fenomeno artistico in un territorio così piccolo”, aggiunge la Bičić, sottolineando l’importante sostegno di un rappresentante del mondo politico, Josip Faraguna, in quegli anni era dipendente del Comune di Albona, ovvero dell’autonomia locale da cui negli anni ‘90 dello scorso secolo scaturirono la Città di Albona e i Comuni di Arsia, Chersano, Pedena e Santa Domenica. Faraguna era pure presidente della Cattedra del Sabor ciacavo della Repubblica di Albona. La pietra d’Istria fu definita come il materiale fondamentale per le opere. Il cortile del palazzo Francovich-Lazzarini, racchiuso da un alto muro di pietra, fu scelto come luogo della creazione delle sculture, mentre l’odierno Parco di sculture, oggi situato nel territorio della Città di Albona e del Comune di Santa Domenica, avrebbe dovuto ospitare, secondo l’idea iniziale, le stesse opere al termine della loro realizzazione.

Ora vi si trovano 67 sculture e 16 tratti dell’opera centrale del Parco, la cosiddetta Strada bianca, la cui costruzione iniziò nel 1997, come pure l’anfiteatro “Dolac”, costruito in base all’idea di Diminić tra il 2001 e il 2003. A ciò si aggiungono altre 17 sculture collocate in diverse parti dell’Albonese e della Croazia. La più recente delle opere dislocate è quella realizzata a Kuna, sulla penisola di Sabbioncello, da Emil Bobanović Ćolić, inaugurata all’inizio di maggio e intitolata “Dodir”, Contatto, mentre il più “anziano” tra i lavori nel Parco s’intitola “Zrno žita”, Chicco di grano. È un’opera dell’artista italiano Antonio Paradiso, al quale in quel lontano 1970 spettò l’onore, insieme agli artisti Milena Lah e Ivan Kožarić, di essere tra i primi autori che parteciparono alle residenze artistiche a Dubrova.

La “Composizione” di Miroslav Šutej

Importante e globale

Le altre due opere nate in quell’anno si trovano ancora oggi lungo quelli che sono i confini simbolici della Repubblica di Albona, ovvero all’ingresso ad Albona dalla direzione di Arsia, dove fu collocata la scultura della Lah “Tri galeba (Galebovi lete)”, Tre gabbiani (I gabbiani volano) e a Stepčići, vicino a Vosilla, luogo scelto per il lavoro di Kožarić, intitolato “Isječak rijeke Seine”, Segmento del fiume Senna. “Albona andava sempre di pari passo con le ultime tendenze nell’arte proprio grazie alle stesse persone”, ha rilevato la Bičić, aggiungendo che in quegli anni il successo o anche l’avvio di un’iniziativa artistica di questo tipo dipendeva molto dalla politica, ovvero dalla sensibilità artistica delle persone al potere e dalla loro volontà di provvedere ai mezzi per il sostegno di una simile manifestazione.

La “Lumaca” di Denis Kraškovič e, dietro, la “Nuvola” di Michael Prentice

Grazie agli sforzi dei promotori dell’iniziativa, oggi a Dubrova si possono ammirare opere ideate e create da alcuni dei più importanti nomi del mondo dell’arte provenienti da varie parti del nostro pianeta. Una delle costanti del Simposio è proprio la partecipazione alle residenze artistiche di artisti rinomati a livello internazionale. Un’altra costante è l’interdisciplinarità: finora a creare nell’ambito del Simposio sono stati scultori, pittori, ma anche architetti e designer grafici. Tra gli autori presenti a Dubrova con una laurea in architettura vi è, per esempio, Vjenceslav Richter (1917 – 2002), il quale si occupò anche della progettazione degli spazi espositivi. A lui di deve, tra gli altri, pure il Padiglione della Triennale di Milano del 1964.

”In attesa della pioggia”

La strada verso il futuro

Nella monografia del Sabor ciacavo pubblicata l’anno scorso in occasione del 50.esimo dell’associazione si legge che a “portare” a Dubrova il maggior numero di artisti fu il progetto della Strada bianca. Fu nel 1994, che lo scultore Kuzma Kovačić di Spalato e l’architetto Slaven Cetina di Pola concepirono la trasformazione in un’opera d’arte di quella che all’epoca era la strada sterrata che portava alla tenuta della famiglia Francovich. Lo fecero in base all’idea di Josip Diminić. Il percorso fu pensato come una strada per “un viaggio congiunto verso il futuro”, da dividere in tratti, ciascuno dei quali lungo 25 e largo 4,5 metri, da affidare ogni anno a un artista selezionato.

Il primo tratto fu ideato dalla scultrice e grafica Dora Kovačević e realizzato nel 1997. Gli altri 15 sono opera di Nikola Džaja, Ivan Briski, Quintino Bassani, Zdravko Milić, Peruško Bogdanić, Mojca Smerdu, Dušan Džamonja, Edo Murtić, Julije Knifer, Ivan Kožarić, Šime Perić, Ante Rašić, Eugen Kokot, Ivan Picelj e Josip Diminić. A livello mondiale il tratto più “famoso” è, molto probabilmente, quello ideato da Ante Rašić. Realizzato nel 2008, s’intitola “U iščekivanju kiše”, In attesa della pioggia, ed è stato premiato con ben tre premi di portata mondiale, tra cui il “D&AD Global Awards”, assegnato nel 2009 a Londra e conosciuto come “Yellow Pencil” (Matita gialla), che nel mondo dei designer è paragonabile all’Oscar nel campo cinematografico.

Il “Torso” di Gail Morris

Fanno parte dell’opera pezzi di pietra trasformati in “contenitori di pioggia” grazie alle cavità che formano il nome croato del progetto, “Bijela cesta” (Strada bianca) e che si riempiono d’acqua piovana, ma anche di foglie. “Si può dire che questo tratto sia in perfetta sintonia con l’ambiente e che interagisca con la natura”, si legge nel volume del Sabor ciacavo edito l’anno scorso. Quando si parla di opere interattive nel Parco di sculture, ai conoscitori dell’area viene in mente, per esempio, quella di Miroslav Šutej (1936 – 2005), realizzata nel 1977. Intitolata “Kompozicija”, Composizione, comprende diverse pietre che, se battute, producono suoni di diversa intensità.

Il “Progenitore” di Ante Jakić – Sony

La nuova era

Per quest’opera, oltre alla pietra, fu utilizzato pure il metallo. La stessa “combinazione” si riscontra pure nell’opera “Puž”, Lumaca, dello scultore zagabrese Denis Kraškovič, che ha arricchito il Parco di sculture l’anno scorso. Quella del 2020 è stata la prima edizione del Simposio dopo una pausa di tre anni, dovuta ai problemi finanziari e di gestione ereditati dalla Kiršić, che ha assunto le redini dell’associazione nel 2017. Gli ultimi anni hanno visto una serie di novità e un modo di gestire il Parco più efficiente e responsabile. L’area non è più trascurata come una volta.

Tea Bičić e Renata Kiršić

”Siamo molto orgogliosi di quanto abbiamo fatto nello scorso periodo. Molte delle sculture sono state restaurate e pulite, uno dei presupposti principali per valorizzare il contenuto del Parco a scopi turistici e didattici. Facciamo tutto con l’aiuto dei nostri sponsor e grazie a varie donazioni, il che ci ha permesso di conseguire i risultati ottenuti”, afferma la Bičić, rilevando anche l’importanza dei volontari che aiutano l’associazione. La nuova dirigenza ha provveduto pure a collocare le targhe con il titolo dell’opera, il nome dell’autore e l’anno in cui il lavoro è stato realizzato. Inoltre è stato attivato il sito Internet dell’associazione e del Parco, disponibile all’indirizzo parkdubrova.eu, che rappresenta una sorta di monografia digitale del Simposio e al quale è possibile collegarsi, per ottenere informazioni aggiuntive, tramite i codici QR riportati sulle stesse targhe. Il contenuto del sito web è disponibile per il momento in croato, inglese e italiano, mentre è in piano di tradurlo anche in tedesco. Nello stesso periodo sono iniziate le cosiddette passeggiate interpretative, oltre a quelle educative per bambini. Sono prodotti nuovi che rientrano nella valorizzazione del contenuto del Parco di sculture a scopi turistici. Trasformare Dubrova in un’attrazione turistica è stato pure l’obiettivo della partecipazione dell’MKS al progetto RECOLOR, svoltosi nell’ambito del Programma di cooperazione transfrontaliera Interreg Italia – Croazia.

Nino Cassani, autore de “La ruota del tempo”

Tra arte e turismo

Secondo la Kiršić e la Bičić, il Parco è già un prodotto turistico, che molti albonesi si godono anche come luogo di ricreazione e la cui manutenzione dovrebbe essere finanziata d’ora in poi con i mezzi del Fondo per la conservazione del Parco di sculture istituito di recente. A loro avviso, il denaro pubblico, quello delle casse cittadine, comunali o regionali, dovrebbe essere investito esclusivamente nel programma del Simposio, grazie al quale il Parco continua a crescere.

”Uno degli obiettivi a lungo termine è la fondazione di un’istituzione pubblica che continuerebbe a gestire il Parco e a occuparsi dell’organizzazione del Simposio, necessaria per garantire un futuro che un luogo e una manifestazione così importanti meritano. Inoltre, vogliamo che questa ricchezza inestimabile venga protetta e dichiarata patrimonio culturale”, dicono le nostre interlocutrici, le quali, per quanto riguarda il numero di partecipanti al Simposio, cercano di riportare il programma ai livelli degli anni Settanta e Ottanta, quando la manifestazione visse i suoi anni d’oro. Nei decenni successivi la manifestazione affrontò diverse crisi, compresa quella causata dalla guerra. Ne consegue che quest’anno si tiene la 43.esima edizione della manifestazione, e non la 51.esima.

Hiroshi Mikami e il suo “Cammino del Sole”

”Dall’anno prossimo ci dedicheremo alle collaborazioni a livello internazionale per portare nuovamente nel Parco artisti dall’estero”, conclude la Bičić parlando del futuro del Parco di Dubrova, di cui 13 di un totale di circa 35 ettari sono attualmente occupati dalle sculture, dalla Strada bianca e dall’anfiteatro “Dolac”. Prima dell’arrivo degli artisti dall’estero, si avrà il prosieguo del 43.esimo Simposio mediterraneo di scultura iniziato con la realizzazione dell’opera di Emil Bobanović Ćolić. La seconda parte si terrà nei mesi estivi a Dubrova e vedrà la creazione di altre tre sculture e la presentazione di altrettanti autori. Si tratta di Siniša Majkus, Eros Čakić e Mirko Zrinšćak. Quest’ultimo quest’anno è stato invitato a partecipare pure a un’esposizione che si organizza nell’ambito della Biennale dell’architettura di Venezia. I tre nomi si aggiungeranno ai circa cento artisti di tutto il mondo che negli ultimi cinque decenni hanno contribuito a trasformare Dubrova in una preziosa raccolta di opere artistiche contemporanee e in una meta imperdibile per tutti gli appassionati della scultura e dell’arte in generale.

Josip Diminić con il suo “Campo arato” nel 2011

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display