Oliviero Toscani Testimone del suo tempo

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Oliviero Toscani Testimone del suo tempo

TRIESTE Perché dovrebbe nasconderlo, è in vacanza da una vita – dichiara – ed è proprio in questa vacanza l’essenza di ciò che tutti stiamo cercando, un Oceano azzurro che ci accolga e ci comprenda, superando l’Oceano rosso dell’ignoranza, della malafede, del razzismo, dell’esclusivismo, della schiavitù del profitto.
Oliviero Toscani invita a superare la paura. Il suo sodalizio con Benetton, – la nuova campagna è partita in questi giorni in tutto il mondo – invita a riflettere, sulla società che abbiamo costruito, noi tutti, nessuno escluso e su ciò che la realtà ci sta restituendo, ogni giorno, veleno col contagocce.
L’artista è nato a Milano nel 1942 e ha studiato fotografia e grafica all’Università delle Arti di Zurigo dal 1961 al 1965. A molti il suo successo piace, ad altri meno, ma tutti riconoscono il suo genio. A livello internazionale è noto come la forza creativa dietro i più famosi giornali e marchi del mondo, creatore di immagini corporate e campagne pubblicitarie. Tra gli ultimi progetti è stato dalla parte dei rifugiati e si è speso in alcune campagne d’interesse e impegno sociale dedicate alla sicurezza stradale, all’anoressia e alla violenza contro le donne.
Difficile sintetizzare il suo impegno. Mentre ne ragioniamo con lui che è già stato, e ha già fatto, una lunghissima strada alle spalle, gli fa guardare con altri occhi ciò che gli sta (e ci sta) davanti. Telegrafico, a significare che le cose vanno intuite, bisogna pur fare uno sforzo per comprendere questo nostro mondo impazzito, magari tornando alla storia, al passato, a una bellezza che non è fine a sé stessa, va conquistata, suggerisce una via d’uscita.
“Nudi come San Francesco – è il commento alla campagna Benetton 2018 –, che si spogliò degli abiti e delle ricchezze del demonio, e nudi come tutte le creature del suo Cantico delle Creature: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra” e per queste nuove creature della Città Futura che neppure Giotto seppe prevedere e disegnare…”. Nell’immagine che in questi giorni compare un po’ ovunque sui media di tutto il mondo, sui cartelloni pubblicitari, sui social, i ragazzi di colori diversi s’abbracciano in un’onda di soavità consapevole…
“Pupille di luce che brillano come in un arcobaleno, e pelli colorate che si mischiano, questi nove figli nostri sono frate Sole e sora Luna finalmente abbracciati e confusi…”.
Il messaggio è forte e bello, da cosa nasce?
“Sono un testimone del mio tempo – risponde Oliviero Toscani al nostro giornale – e pensavo che questo fosse il messaggio giusto da far uscire in questo momento di razzismo vergognoso. Non sono mai stato comodo e anche in questo momento voglio far vedere la mia posizione e soprattutto quella della Benetton”.
San Francesco, il Cantico delle Creature, è un invito a ritornare alla naturalità?
“Ritornare a niente… dobbiamo andare avanti perché non siamo mai stati così. Parlo della società futura, che sarà così e non si può fermare. Cerchiamo di capirlo subito e darci da fare, non possiamo cercare di fermare quest’evoluzione di civiltà. L’evoluzione di civiltà è l’integrazione, non c’è nulla da fare. Forse qui la pelle scura è anche quella dei beduini del monte Sinai, e ci sono tracce d’Asia persino nelle sopracciglia; e magari negli occhi di blu-chiaro c’è il freddo della Svizzera mentre nel blu-nero c’è il caldo della Grecia madre d’Europa, e forse nel naso scuro e sottile c’è l’Etiopia somala; vedo ricordi imperiali nei capelli di seta e accenni tribali nel riccio indomabile, un tocco d’Italia profumata nelle ciglia lunghe. C’è persino il ritmo cubano nell’immagine, che è ferma, è vero, e tuttavia le creature sembrano muoversi nel Cantico della successione…”.
Il miracolo del nord-est al quale anche Benetton ha contribuito in larga parte, dov’è finito? Che cosa rimane di questo slancio, di quest’enfasi tanto decantata qualche decennio fa?
“Appena c’è stata una crisi mondiale, in grande maggioranza hanno avuto paura e la paura si manifesta con il rifiuto del diverso, che altri ti portino via il lavoro. Sono tutte balle. Sappiamo bene che è falso, ma non c’è niente da fare. Quest’istinto animalesco, primordiale dell’uomo che ha paura del diverso, viene fuori nei momenti di crisi soprattutto economica ed etica”.
Che cosa ci vuole per colpire le persone, farle ragionare?
“Ci vuole che ognuno faccia il suo, io faccio il mio, poi ci vuole che la cultura, la scuola, la comunicazione diano il loro contributo. Bisogna sapere votare le persone giuste nel miglior spirito della democrazia. Purtroppo esiste la maggioranza impaurita, che ha paura di evolvere, ha paura del futuro”.
Il pubblico mondiale, ma in particolare l’est europeo, come reagisce ai vostri messaggi?
“Credo reagiscano meglio che gli italiani. A parte che nell’ex Jugoslavia c’è stata una guerra in anni recenti, sulla quale sono state fatte tante riflessioni e anche adesso continua a pesare. Dobbiamo porci delle domande e chiederci se ci stiamo muovendo sulla strada della civiltà oppure no”.
Le vie per il futuro sono già indicate nei messaggi della storia, forse non le sappiamo leggere?
“Ebbene sì, ma non è che non sappiamo leggere, abbiamo paura, a volte andiamo anche contro il nostro istinto per paura”.
Quale responsabilità sente rispetto al ruolo che si è assunto di fare riflettere le persone, creare opinione?
“Non ritengo sia un ruolo più importante di qualsiasi altro. Credo che ognuno con il proprio lavoro debba rendersi conto del ruolo che può avere. Ci esprimiamo con il lavoro. Ognuno deve avere un atteggiamento nei confronti della società e deve chiedersi in che società sta vivendo: è la società che voglio o bisognerebbe cominciare a ragionare sul modo di cambiare qualcosa…”.
Nei confronti della moda come si pone?
“La moda per me è un modo. Non sono i vestiti, la moda è molto di più, è un modo di vivere, di raffrontarsi con la quotidianità, con la società, con l’etica, con la morale, con l’economia, con il lavoro, con l’educazione, con le scuole, con tutto”.
Il bello ci può aiutare a crescere?
“Speriamo, cominciando a capire che cosa sia. Purtroppo, tv e mezzi di comunicazione, oltre ai social, creano volgarità e violenza”.
Come si può ovviare a una situazione come questa?
“Cultura, cultura e cultura”.
Per la cultura si spende pochissimo…
“Appunto. Forse c’è speranza che spendendo di più, forse diventeremo civili. Manca quella”.
Ma lei quando entra in un Museo e incontra qualcosa di bello, che cosa prova?
“Certamente s’impara, ma non basta, da lì bisogna andare avanti. Il museo è tutta roba che abbiamo ereditato… e noi che cosa facciamo?”
Si prepara ad andare in vacanza?
“È da una vita che sono in vacanza, a casa mia, sulla costa tirrenica dove abito, mi piace stare qua, è bellissimo”.
Che cosa ne trae?
“Tutta l’energia per continuare”.
E intanto legge? Ci consiglia un libro?“
Homo Deus, Breve storia del futuro, di Yuval Noah Harari. Uomo Dio. Nella seconda metà del XX secolo l’umanità è riuscita in un’impresa che per migliaia d’anni è parsa impossibile: tenere sotto controllo carestie, pestilenze e guerre”.
Perché San Francesco?
“Perché è un bel personaggio, in parte immaginazione, è un po’ come Pinocchio, un personaggio che ci ha insegnato tanto”.
Altri personaggi che l’hanno ispirata e continuano a farlo?
“Tutti quei personaggi che hanno il senso dell’essenzialità”.

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