Dipinto e disegno tra pittura classica e ibrida

Alla Galleria Kortil di Fiume è allestita fino al 14 giugno prossimo la mostra dei diplomandi del Corso di pittura dell'Accademia delle Belle arti di Spalato

0
Dipinto e disegno tra pittura classica e ibrida
Matea Rančić: “La lista dei desideri. Foto: HELENA LABUS BAČIĆ

I diplomandi del Corso di pittura dell’Accademia delle Belle arti di Spalato si presentano nella Galleria Kortil di Fiume. La mostra, intitolata “La pittura e le possibilità del dipinto: generazione 2022”, propone i lavori di Ana Heski, Mak Hubjer, Marija Petrović, Matea Rančić, Palmina Roglić e Marieta Vulić e si può visitare fino al 14 giugno. I lavori presentati nell’ambito del progetto espositivo rispecchiano al contempo la vita interiore dei giovani artisti e i fenomeni della contemporaneità che influiscono sulla quotidianità. Dal punto di vista delle tecniche utilizzate, si va dalla pittura classica a quella “ibrida” – che si espande dalla bidimensionalità e diventa tridimensionale -, nonché dalla fotografia digitale alla videoarte.

La decostruzione dell’immagine
Ana Heski è interessata alla decostruzione del dipinto, per cui nella sua serie “Costruzione” presenta dipinti monocromatici in cui l’unico elemento sono delle superfici rettangolari colorate di blu, verde e giallo sistemate in diversi punti della superficie del quadro. I suoi dipinti, come viene spiegato nel catalogo della mostra, sono il risultato di un’estrema riduzione degli elementi contenuti in un modello fotografico, tanto da non contenere alcun elemento dell’originale. Il primo passo del suo progetto è stato quello di fotografare alcuni spazi importanti per lei, al che al loro interno ha individuato delle forme geometriche che ha quindi dipinto di un colore uniforme. Il lavoro che ne risulta è privo di alcun richiamo all’immagine originale, mentre l’interesse dell’autrice è orientato sul processo di lavoro.

Le politiche della memoria
Mak Hubjer è interessato, invece, alle politiche della memoria e ai monumenti quali artefatti che dominano lo spazio pubblico e rimarcano il ricordo. Attraverso le performance e la documentazione visiva delle sue iniziative artistiche (videoarte), Hubjer tematizza la definizione del monumento e il suo ruolo nella società, come pure i rapporti che si articolano intorno a questo elemento nello spazio pubblico. Anche se Hubjer vede i monumenti come una forma anacronistica di espressione artistica, è interessato al loro ruolo di ideologismi legati ai valori e al comportamento dominante nell’immaginario politico locale.

L’espressione del mondo interiore
Marija Petrović si presenta con un ciclo di dipinti “classici” intitolato “Stati d’animo: condannati alla libertà”, che sembrano ispirati all’opera di Francis Bacon dal punto di vista della forma e dell’impianto coloristico, ma anche dell’espressione del mondo interiore. L’autrice utilizza la pittura per esprimere e confrontarsi con le sue più grandi paure. Questo ciclo è una specie di confessione e tentativo di superare stati d’animo che sente come paralizzanti. Citando Sartre, che dichiarò come “… dire che noi troviamo dei valori non vuol dire che questo: la vita non ha senso a priori. Prima di vivere, la vita è nulla e spetta a voi darle un senso, mentre il valore non è nient’altro che il senso che scegliete”. Le figure dipinte non fanno nulla, sono paralizzate, e quindi la loro esistenza non ha alcun senso perché hanno scelto di non agire. Esse hanno paura di prendersi le loro responsabilità.

Le scarpe come simbolo
Matea Rančić propone il ciclo “La lista dei desideri”, dove reinterpreta artisticamente i prodotti che trova sulle pagine dei negozi online, ponendo l’accento sulle scarpe che sono quasi un simbolo della società dei consumi. Nella maniera della natura morta, l’autrice indica la parte del mondo virtuale che potenzia l’“accumulazione dei beni come forma di escapismo”. L’artista imita il modo in cui un paio di scarpe viene presentato online, fotografato da tutti i lati e riportando le caratteristiche del prodotto. Lo scopo di questo lavoro è fare riferimento al mondo virtuale che potenzia il bisogno frenetico di possedere sempre più cose.

La valenza antropomorfa
Palmina Roglić, con il suo ciclo “L’altro” analizza il rapporto tra il corpo, l’aspetto visivo e quello tattile attraverso una serie di oggetti realizzati con materiali non convenzionali, tra cui la cera e la ceramica, che non vengono di solito utilizzati nella pittura, ottenendo lavori che acquistano una valenza antropomorfa.

Elementi autobiografici
Marieta Vulić, infine, si presenta con il ciclo “She woke up and wanted more” in cui tematizza la propria quotidianità. Si tratta di una serie di disegni con elementi autobiografici che illustrano le riflessioni che guidavano l’autrice nella loro creazione e ci permettono al contempo di “scrutare” il modo in cui i suoi pensieri vengono “condensati” in frasi che a primo acchito sembrano non avere molto senso, ma che associate ai disegni che le accompagnano rivelano il mondo interiore dell’artista. Il disegno è sentimento, per cui attraverso questi lavori, l’autrice vuole sensibilizzare l’osservatore sulla narrazione, la sensibilità, la soggettività, l’autenticità che lo caratterizza. Esso è il mezzo più immediato di espressione artistica.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display