Non c’è musical senza Leonora

La versatile attrice è stata premiata per la parte di narratore in «Effetto farfalla» (premio Gianna Depoli) e si è aggiudicata pure il riconoscimento del pubblico per l’interpretazione di Norma Desmond nel musical «Sunset Boulevard» (premio Slavko Šestak)

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Non c’è musical senza Leonora

Negli ultimi anni, l’attrice del Dramma Italiano, Leonora Surian Popov, sta attraversando un periodo di grande successo professionale che viene riconosciuto sia dagli “addetti ai lavori” che dal pubblico. Infatti, di recente è stata insignita di due premi per i ruoli realizzati nella stagione 2018/2019 del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”. La versatile attrice è stata premiata per la parte di narratore in “Effetto farfalla” (premio Gianna Depoli) e si è aggiudicata pure il premio del pubblico per l’interpretazione di Norma Desmond nel musical “Sunset Boulevard” (Premio Slavko Šestak). Quest’ultimo ruolo è senza dubbio uno degli apici della carriera di Leonora Surian Popov, sempre sorridente e cordiale, che abbiamo voluto incontrare per conoscere meglio il lavoro e il processo psicologico che sta dietro alla creazione di un ruolo complesso ed esigente come lo è quello di Norma Desmond, nell’acclamato musical di Andrew Lloyd Webber.
“Il ruolo di Norma Desmond mi è piaciuto al primo impatto – ha esordito l’attrice –. Quando l’ho letto per la prima volta mi è venuta la pelle d’oca. Non ho mai sentito così vicino un ruolo teatrale. Il lavoro a ‘Sunset Boulevard’ è stato molto complesso, in quanto la produzione prevede cast diversi, per cui bisognava continuamente adattarsi ai diversi partner che recitavano la parte di Joe Gillis. Per un attore è importante avere un compagno fisso, perché così di spettacolo in spettacolo si può ottenere diverse sfumature nel personaggio che interpreta e nel rapporto con il partner. Cambiando ogni volta è divertente, perché ogni attore è diverso, ma è anche abbastanza impegnativo. D’altro canto, Norma Desmond è un personaggio che parla innanzitutto con il pubblico e con sé stessa, per cui alla fin fine l’impatto dei vari Joe è limitato. Nel musical ho ricoperto anche il ruolo di Betty Schaefer e qui era molto importante la collaborazione con il partner che recitava Joe Gillis”.
“Ad ogni modo, partecipare a questo musical è stata un’esperienza indimenticabile – conferma –, anche per il modo in cui il pubblico lo ha accolto. Mi ricordo le ultime frasi di Norma Desmond, ormai nell’ultimo stadio della sua pazzia. Mentre le pronunciavo, il pubblico era così silenzioso, me lo sentivo vicinissimo. Si tratta di quei momenti in cui capisci di poterti prendere tutte le pause che vuoi e senti la massima concentrazione di ogni persona nella platea”.
Come potresti spiegare il ruolo di Norma?
“È un ruolo scritto molto bene, in cui l’interprete può mettere in mostra sia il suo talento canoro sia quello attoriale, esprimendo tutte le sfaccettature psicologiche del personaggio che recita. Norma è un personaggio complesso: in passato era ammirata da tutti, ma in seguito rimane sola e dimenticata. Anche se non ho ancora sessant’anni, anch’io, come ogni attore, devo fare i conti con il passare inesorabile del tempo. Tutti noi dobbiamo accettare questi cambiamenti, per cui non è difficile immedesimarsi nella psicologia di questo affascinante personaggio. E poi, parlando della sua follia, devo dire che mi hanno sempre affascinato i ruoli di personaggi pazzi, anche se in passato ho dovuto recitare di solito ragazzine belle e innamorate. A me piacevano i personaggi drammatici e tormentati”.
Com’è stato accolto lo spettacolo fuori dallo Zajc”?
“Con ‘Sunset Boulevard’ abbiamo avuto molto successo anche a Zagabria e devo dire che questo davvero non me l’aspettavo. Molti mi dicevano che nella capitale croata il pubblico è molto esigente, in quanto abituato a vedere i musical, per cui ero un po’ preoccupata di come sarebbero andate le cose; anche perché siamo arrivati a Zagabria con una produzione che necessita di tante prove. Invece, è stato un successone”.
Immagino che i ruoli di personaggi tormentati sono anche molto più interessanti dal punto di vista psicologico.
“Certo. Sono più accattivanti e intriganti. In questo momento stiamo preparando il musical ‘Evita’. Qui parliamo di una persona reale, che ha avuto una vita straordinaria. In questo caso, nella preparazione del ruolo va fatta pure una ricerca legata al personaggio. ‘Evita’ è diverso da ‘Sunset Boulevard’ in quanto qui ci sono soltanto il canto e la musica, non la parte drammatica”.
Questo premio non è il primo del quale sei stata insignita…
“Sono contenta di poter dire che da tre anni, da quando esistono i premi del pubblico nello ‘Zajc’, sono stata sempre nominata. L’anno scorso sono stata nominata per ‘Le pulci hanno la tosse’, quello precedente per ‘Cabaret d’Annunzio’, e quest’anno sia per ‘Effetto farfalla’ che per ‘Sunset Boulevard’. Mi tocca molto questo fatto perché, comunque, noi attori lavoriamo per il pubblico. Essere riconosciuta così tante volte vuol dire che qualche cosa la sto facendo bene e sono molto grata al pubblico, il quale comunque non ha problemi a esprimere la sua opinione”.
Il musical sembra calzarti a pennello. Lo preferisci alla sola recitazione?
“Non è una questione di preferenze. A me piace cantare e ho una preparazione anche per il canto; mi dà molta soddisfazione combinare le due cose, ma amo recitare anche i testi drammatici. A teatro non puoi separare le due cose. Il musical è più complicato perché richiede di svolgere contemporaneamente molte più operazioni: cantare, ballare, guardare il direttore d’orchestra ed essere nei tempi giusti. Richiede una maggiore concentrazione e impegno perché vi sono coinvolte anche altre persone. Nella recitazione sei tu solo a darti una partitura, un tempo e sei tu il capo della tua interpretazione. Nel musical non posso prendermi una pausa più lunga perché devo rimanere nel tempo dell’esecuzione. Sono due aspetti molto diversi, ma mi piacciono entrambi.
Qualche aneddoto, a proposito, da raccontarci?
“Nel musical sono coinvolte sempre tante persone e succedono sempre degli imprevisti. Per esempio, in una delle rappresentazione di ‘Sunset Boulevard’ è successo che una collana si è rotta e tutte le perle sono finite sul palco. Nonostante ciò, si doveva procedere per altre due ore stando attenti a non calpestarle, per non cadere e farsi male. Ce l’abbiamo fatta!”.
Quando prepari una parte nel musical, in quale misura sei tu quella che decide come interpretare un determinato brano e in quale misura invece l’interpretazione è frutto di una collaborazione con il direttore d’Orchestra?
“Quando prendo una partitura, la prima cosa è imparare le note giuste. Bisogna tenere conto che nel musical, a differenza dell’opera, il cantante/attore si può prendere la libertà di non cantare una nota, di introdurre il parlato invece di cantare in alcuni punti, ma è essenziale conoscere a fondo l’intera partitura, con i tempi giusti. Poi, a seconda della scena, l’attore ci mette le proprie sfumature, proponendole, ovviamente, al direttore d’Orchestra e al regista, che le accettano o meno. La cosa peggiore è quando qualcuno ti impone di fare delle cose che non senti, perché in quel caso difficilmente riescono credibili. In tal caso, l’attore deve trovare il mondo per renderla sua. Proprio per questo, gli attori hanno un mese o un mese e mezzo per preparare il ruolo”.
Quanto ci si immedisima in un personaggio?
“Ogni persona ha un po’ di tutto dentro dentro di sé – cattiveria, pazzia, amore – e quindi c’è sempre una parte vera di noi sulla quale possiamo lavorare per costruire un personaggio. Bisogna sempre partire da una cosa vera che troviamo in noi e quindi proseguire da qui. Appena allora un personaggio diventa credibile”.
Per certi attori ripetere lo stesso spettacolo di serata in serata può scocciare. Com’è per te?
“Non la vedo assolutamente così. A ogni replica un attore scopre delle sfumature, delle reazioni nuove che vanno ad arricchire l’interpretazione. Non mi annoia ripetere ogni sera la stessa cosa perché non è mai la stessa cosa. Ogni replica è diversa”.

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