«Navi di carta», un hommage al cantiere di Scoglio olivi

Lo spettacolo ha suscitato grande interesse e successo tra il pubblico presente

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«Navi di carta», un hommage al cantiere di Scoglio olivi
Per il cast un lungo e caloroso applauso. Foto: VANJA STOILJKOVIC

Debutta al Teatro popolare istriano di Pola “Le navi di carta” (Brodovi od papira) di Emma Kliman per la regia di Gabrijel Lazić. Un omaggio al cantiere navale Scoglio olivi, che ha indubbiamente segnato la storia della città e la vita di numerose generazioni di polesi. Allo stesso tempo una pièce che si presenta come uno studio/analisi delle relazioni interpersonali all’interno di una famiglia. Quella di un operaio del cantiere. Attraverso un testo che benissimo potrebbe ritrarre una realtà veramente vissuta. Uno spettacolo nello spettacolo, se si vuole, da percepire a più livelli, lavorativo, familiare, analitico, psicologico. Catartico. A portarlo in scena una brillante Tea Harčević (che, vedremo più tardi, tiene in mano le redini di tutto lo spettacolo) nel ruolo della figlia, Linda Kliman nel ruolo della madre, Nikola Radoš nei panni del padre e Boris Barukčić in quelli del figlio. Siamo nel 2015 e il destino del cantiere è incerto. Si festeggia il Primo maggio (è davvero necessario e opportuno in una città dove sta per spegnersi il “pane” di migliaia di famiglie?). Padre, madre e figlio, assieme alla figlia tornata da Berlino, seguono le notizie alla televisione: che ne sarà del cantiere? E intanto, in una scenografia che vede installata nel centro della scena un’impalcatura di ferro, con centinaia di tute da lavoro blu (un po’ il simbolo dell’ “Uljanik”), vengono a galla i personaggi, tra un discorso e l’altro, tra un ricordo e l’altro, tra un monologo e l’altro. È la storia di una famiglia.

Da una parte c’è il padre che non ha mai accettato il fatto che la figlia si sia trasferita a Berlino, per fare l’artista. Girando le spalle alla famiglia di lavoratori. Torna solo qualche volta all’anno e scrive. Scrive, annota, situazioni quotidiane, ciò che viene detto a tavola, ciò che sente alla televisione, ciò che legge nel giornale. È il suo lavoro: scrive un testo per il teatro, sulla sua famiglia. Che in effetti è quello che recita Tea Harčević. Una specie di collage fatto di riflessioni e commenti. Un doppio ruolo per lei, quello di narratrice e di attrice: a volte sembra dare indicazioni agli altri protagonisti, sistema la scena, quasi da regista. Senza perdere filo nemmeno per un momento, recita alla perfezione. La scena vede come si è detto un’impalcatura al centro, con intorno tute da lavoro, sistemate anche sul retro. Anche i protagonisti hanno sempre le tute tra le mani, le piegano, le mettono a posto. Sono “immersi” nel cantiere e il cantiere fa parte di loro. “Le navi di carta” è l’omaggio a questo cantiere, il colosso che ha fatto di Pola una città, ancora dai tempi dell’Arsenale e che ha portato pane a tantissime generazioni. Cosa resta di quel colosso? Un sogno? Fragile come una nave di carta: “Questa faccenda terminerà così che mio padre non costruirà più navi. Io continuo a sapere solo come realizzarne una di carta. Scusami, papà, tutte le mie navi in mare vanno a fondo. Ma neanche le tue sono eterne”. Per citare una parte del testo di Emma Kliman.
Uno spettacolo la cui prima nella città dello Scoglio olivi non poteva passare inosservata. Anzi. È piaciuta (tantissimo) e il pubblico ha salutato il cast con un applauso lungo e caloroso. Sì, c’è stata anche qualche lacrima. È questo il primo pezzo sfornato nell’ambito del progetto KUMMA (Tutoraggio artistico creativo per giovani autori – Kreativno umjetničko mentorstvo za mlade autore) dell’INK, che mira a incoraggiare la creatività e lo sviluppo di nuovi linguaggi teatrali specifici e a creare connessioni permanenti tra artisti esperti e nuovi talenti. Sotto la guida di colleghi più anziani ed esperti, il programma offre ai giovani autori l’opportunità di sviluppare le proprie capacità artistiche e creare autentiche opere teatrali. Il ruolo del mentore è, in questo senso, multiplo: evolutivo, consultivo ed educativo. Presenti in tutte le fasi del lavoro – dallo sviluppo dell’idea e del concetto attraverso le prove fino alla première e alle future rappresentazioni, provengono da tutti gli ambiti necessari, da quello visivo, scenografico, dei costumi, dell’audio, di regia, coreografico e teorico. Per “Le navi di carta” i mentori sono stati: Jasna Žmak, Mauricio Ferlin, Alen Sinkauz, Nenad Sinkauz, Leo Rafolt, Desanka Janković e Matija Ferlin. La scenografia è firmata Josip Kresović, le musiche sono di Dimitrije Simović, il design luci di Dario Družeta. Gabrijel Lazić firma i costumi, mentre è di Emma Kliman la drammaturgia. KUMMA edizione 1, a pieni voti. Congratulazioni.

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