Muti e l’Orchestra. Cherubini: ricamare con i suoni

Nel Cankarjev dom di Lubiana ha avuto luogo il concerto del celebre Maestro e della sua straordinaria Orchestra giovanile fondata nel 2004 e composta da musicisti provenienti da tutta l'Italia

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Muti e l’Orchestra. Cherubini: ricamare con i suoni
Un folto pubblico ha seguito il concerto

È stato un evento di straordinario spessore artistico il concerto, tenutosi presso la Sala J. Gallus del Cankarjev dom di Lubiana, dell’Orchestra giovanile Luigi Cherubini, sotto la direzione del fondatore dell’organico, il grande Maestro Riccardo Muti. L’esibizione della prestigiosa Orchestra Cherubini di Ravenna, fondata da Muti nel 2004 e composta da giovani strumentisti provenienti da tutta l’Italia, è stata realizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Lubiana e dal Festival Ljubljana con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia in Slovenia.

Prima dell’inizio del concerto, a salutare i presenti è stato il direttore artistico del Festival Ljubljana, Darko Brlek, il quale ha quindi dato la parola all’Ambasciatore italiano in Slovenia, Carlo Campanile. L’Ambasciatore ha ricordato che l’Orchestra Cherubini, composta da musicisti che suonano in prestigiose orchestre europee, si è finora esibita in diverse illustri sale concertistiche mondiali e ha collaborato con artisti del calibro di Gérard Depardieu, Claudio Abbado e tanti altri. Conclusi i discorsi di circostanza, sul podio è salito il Maestro Riccardo Muti, accolto calorosamente dal folto pubblico, a conferma dello status di stella della musica classica del quale gode il celebre direttore d’orchestra italiano.

L’Ambasciatore Carlo Campanile e il direttore del Festival Ljubljana, Darko Brlek

Brani romantici
Nella stupenda Sala J. Gallus del Cankarjev dom, che vanta un’acustica impeccabile, l’Orchestra Cherubini ha proposto un programma composto da brani del periodo romantico che, però, non rientrano tra quelli più spesso eseguiti sui podi concertistici. Questa scelta indica la propensione del Maestro Muti e dell’Orchestra di cimentarsi con pagine meno note, seppure scritte da compositori di fama mondiale, della sconfinata produzione sinfonica europea al fine di svelarne la ricchezza e la bellezza nascosta.
Il concerto è stato pertanto inaugurato con la Sinfonia n. 2 Roma in Do maggiore op. 37 di Georges Bizet, un’opera della quale il compositore francese non fu mai completamente soddisfatto, in quanto la sottopose a ripetute revisioni nel corso degli anni. Fu composta tra il 1860 e il 1868 e rivista più volte fino al 1871. Si tratta della seconda sinfonia di Bizet che, a differenza della sua prima sinfonia (anch’essa in Do maggiore, scritta all’età di 17 anni), venne composta nell’arco di undici anni. Nonostante le numerose revisioni, Bizet non redasse mai una versione definitiva della sinfonia e forse a causa della sua insoddisfazione quest’opera viene spesso considerata “incompiuta”. Tuttavia, la forma odierna della sinfonia conferma che questa è completa ed è annotata per intero. Mentre Bizet era ancora in vita vennero eseguiti tutti i quattro movimenti di “Roma”, ma mai tutti nella medesima occasione. Pertanto, la sinfonia completa, ovvero la sua ultima revisione, venne presentata per la prima volta nel 1875, dopo la morte del compositore.

Gesto essenziale
Anche se la critica non ha mai considerato questa sinfonia uno degli apici della produzione musicale di Bizet, si tratta di un’opera caratterizzata da momenti di autentico slancio romantico, da effetti sorprendenti e da un’eccezionale orchestrazione. Nel primo movimento (Andante tranquillo, Allegro agitato), l’Orchestra, sotto il gesto minimalista del Maestro Muti – che interagisce con i musicisti con lo sguardo e pochi cenni essenziali -, ha reso con un suono brillante, pastoso e omogeneo, un fraseggio naturale e una dinamica misurata l’elegiaca melodia degli ottoni e degli archi e con intensità i segmenti concitati. Il grazioso secondo movimento, Scherzo (Allegretto vivace), ha messo in luce l’intesa tra i musicisti e il direttore d’orchestra, mentre nel terzo (Andante molto), gli archi hanno interpretato con slancio la toccante melodia. Il quarto movimento (Allegro vivacissimo: Finale) ha messo in risalto tutte le sezioni dell’Orchestra, che hanno eseguito con disinvoltura queste energiche e coinvolgenti pagine.

Riccardo Muti durante il suo discorso

Un miracolo di calma mistica
Il secondo brano in programma è stato “Il lago incantato” op. 62 di Anatolij Ljadov, composto nel 1909 e descritto come “una composizione che si presenta come un miracolo di calma mistica, dell’acqua che si muove dolcemente sotto il cielo stellato”. La valenza eterea del brano, che lo stesso Ljadov descrisse come un “fable-tableau” (una fiaba-dipinto), lo colloca stilisticamente tra il simbolismo e l’impressionismo. Il Maestro Riccardo Muti e la sua Orchestra hanno “ricamato” con i suoni e creato l’immagine di un sogno misterioso, un’atmosfera di magia, una vera “fiaba-dipinto”.

Vibrante interpretazione
La parte ufficiale del concerto si è conclusa con il grandioso poema sinfonico “Les Préludes” S 97, il terzo dei tredici poemi sinfonici scritti da Franz Liszt. La prima esecuzione del brano, composto tra il 1849 e il 1855, venne diretta dal compositore stesso. Si tratta del più celebre tra i suoi poemi sinfonici. Il motivo principale presentato dagli archi all’inizio del brano viene variato e ripreso nel corso della composizione fino al grandioso finale, dove viene riproposto con vigore dagli ottoni. L’Orchestra ha offerto una vibrante interpretazione delle intense pagine lisztiane nelle quali ha trovato sfogo l’anima romantica e passionale del compositore e pianista ungherese. Ha brillato in particolare la sezione degli ottoni, che in questo brano ha un ruolo di rilievo.L’alternativa alla cultura è il caos
Il pubblico entusiasta ha strappato un bis alla straordinaria Orchestra: l’Intermezzo dell’opera “Fedora” di Umberto Giordano. Il brano è stato annunciato dal Maestro Muti, il quale, in un breve discorso, ha dichiarato che questo è stato il suo quarto concerto a Lubiana. “Con grande gioia ho portato qui i giovani, che sono il futuro della cultura europea – ha osservato -. Non faccio politica dal podio, ma è importante dire che la cultura europea è globale e noi dobbiamo assisterla a progredire perché l’alternativa è il caos”, ha sottolineato Muti, il quale ha quindi presentato brevemente il brano di Giordano, osservando come egli “aveva una grande espressione della melodia mediterranea, che non è mai volgare, ma sempre nobile”. Il Maestro ha pure spiegato come l’Intermezzo gli è stato suggerito dal grande direttore d’orchestra Carlos Kleiber, al quale ha dedicato quest’esecuzione.

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