L’arte che nasce dalla ricerca scientifica

Nella Galleria DM, al primo piano della Filodrammatica, è allestita fino al 17 febbraio la mostra di Robertina Šebjanič

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L’arte che nasce dalla ricerca scientifica
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Siamo abituati a pensare le arti e le scienze come due ambiti del tutto distinti, seppur, a seconda dei casi, accomunati dall’importanza che formalmente viene loro attribuita dal settore dell’istruzione. Allo stesso modo, siamo soliti assegnare alla scienza (compresa in questo caso pure la tecnologia) il peso e la responsabilità del progresso economico, commerciale, industriale o sociale che sia. Le sperimentazioni dell’arte contemporanea a livello mondiale, tuttavia, dimostrano sempre di più che è ora di invertire il modo di ragionare per quanto riguarda i possibili effetti che la produzione artistica è in grado di ottenere.

Osservazione critica della realtà
L’associazione fiumana “Drugo more”, tra le più attive realtà cittadine dal punto di vista dell’innovazione artistica e dell’osservazione critica della società, anche questa volta si è dimostrata particolarmente sensibile nei confronti di progetti che rendono labili i confini tra le varie discipline artistiche e, soprattutto, tra prodotti nati da processi artistici e quelli realizzati con metodi scientifici. Protagonista del nuovo allestimento promosso dalla “Drugo more” è Robertina Šebjanič, artista slovena residente a Lubiana che ha fatto dell’interazione tra le scienze e le discipline umanistiche il proprio cavallo di battaglia. Il pubblico fiumano ha l’opportunità di conoscere da vicino la sua personale poetica artistica recandosi alla Galleria DM, al primo piano della Filodrammatica, entro venerdì 17 febbraio. L’allestimento, intitolato “(Si)(e)mpatia mareale”, è stato organizzato con il supporto del Ministero della Cultura e dei Media, il Dipartimento per la Cultura della Città di Fiume e la Fondazione Kultura nova.

Fragilità e resilienza
La mostra di Robertina Šebjanič pone al centro un’installazione audiovisiva, dal nome “Il futuro dell’Echinoidea – Rilevamento adriatico” (Echinoidea Future – Adriatic Sensing) che esprime la fragilità e al contempo la resilienza della classe animale Echinoidea, comunemente nota come riccio di mare. In questo lavoro, per mezzo di un giusto equilibrio tra i binomi luce-buio e silenzio-rumore, l’autrice introduce l’osservatore in un ambiente in cui la figura umana si identifica con quella dei piccoli animaletti marini. Si tratta di un’opera che lancia un chiaro monito contro l’inquinamento e la smisuratezza dell’intervento umano sulla natura. A causa dell’impatto umano e della polluzione del fondale marino, l’ambiente naturale dei ricci di mare è a rischio, segnato da una grave riduzione del livello di ossigeno.

Risposta empatica
L’installazione consiste in una serie di recipienti illuminati con all’interno delle vescichette simili a bolle d’aria. Queste ultime, esposte come fossero esemplari imbalsamati pronti per essere esposti in uno spazio museale, richiamano l’attenzione e stimolano una risposta empatica nei confronti degli Echinoidei da parte di chi si trova a osservarle. La percezione della delicatezza della vita dei ricci di mare viene ulteriormente intensificata dall’immagine sonora che si accosta all’installazione, avvolgendo lo spettatore e accogliendolo nella dimensione marina. “Il futuro dell’Echinoidea – Rilevamento adriatico” è il risultato, presentato sottoforma di installazione artistica, di un lavoro di ricerca svolto da Šebjanič durante la residenza “The Zero Pollution Adriatic” promossa dall’Universal Research Institute di Ragusa (Dubrovnik) nell’ambito del progetto “STARTS4Water”, svoltosi nell’Adriatico meridionale. Il lavoro è stato presentato per la prima volta al festival Ars Electronica di Linz, in Austria, a settembre dell’anno scorso.

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