La tavola di Leone Bembo, un valore impareggiabile

L’immagine raffigurante scene di vita e i miracoli del Beato è stata al centro della giornata di studio tenutasi a Palazzo municipale a Dignano alla quale hanno aderito docenti, ricercatori e storici dell’arte dell’Istria e di Fiume

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La tavola di Leone Bembo, un valore impareggiabile
La tavola del beato Leone Bembo. Foto: www.leonebembo.uniri.hr

Anche a non avere nient’altro che questo pannello, saremo ricchissimi. Basti quest’affermazione del parroco di Dignano, don Marijan Jelenić, per dire della preziosità della tavola raffigurante scene di vita e i miracoli del beato Leone Bembo, parte della Collezione di arte sacra del duomo di San Biagio a Dignano.

Della tavola si è parlato nella Sala degli sposalizi, al pianoterra di Palazzo municipale. In effetti si è trattato di una Giornata di studio dei docenti e degli studenti del Corso di laurea di storia dell’Arte della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Fiume. Ha moderato l’incontro, al quale ha preso parte anche il vicesindaco di Pola in quota CNI, Bruno Cergnul, la prof.ssa Nina Kudiš, dell’Ateneo fiumano.

Significati culturali e religiosi locali
Ai presenti in sala è andato in primo luogo il saluto del vicesindaco di Dignano, Diriana Delcaro Hrelja, quindi si è rivolto, in collegamento online Luca Malatesti, vicepreside per la Ricerca e la cooperazione internazionale della Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume. “Era nostro intento – ha detto – dimostrare la capacità di ricerca e di studio della nostra istituzione universitaria e trattare i significati estetici, culturali, religiosi che ci giungono da queste opere”. Ha quindi augurato buon lavoro Adrijan Štivičić (anche lui online), presidente dell’associazione degli studenti di Lettere e Filosofia di Fiume. “Questo progetto che si presenta oggi è uno tra i più ambiziosi e gode dell’appoggio del Dipartimento di Storia e dell’Associazione degli studenti. Stiamo creando una nuova cultura delle eccellenze”.

La tavola recuperata
Don Marijan Jelenić ha percorso a larghi tratti la vita e l’opera del Beato, con un flashback sulla tavola, oggetto di studio. “Voltata sottosopra, vi venivano posate sopra le candele. Per dire del suo alto valore, ricorderò che è stato esposto a Parigi e al rientro ‘fermato’ all’Ordinariato di Parenzo, quando nel 1984 abbiamo inaugurato a Dignano la Collezione d’arte sacra, ne abbiamo chiesto al vescovo la restituzione. Sono andato personalmente a Parenzo e l’ho riportato a Dignano a bordo della mia R4. Qualcuno mi ha detto che mi meriterei l’ergastolo. Non per avere riportato la tavola a Dignano, ma per il modo. Un’opera così, viaggia scortata. La tavola ricopriva il sarcofago del Beato: il sarcofago è andato usurato, la tavola si è salvata e ora l’abbiamo protetta con il vetro”.

Don Marijan Jelenić e Nina Kudiš.
Foto: CARLA ROTTA

I risultati delle ricerche
Si è entrati quindi nel vivo dell’incontro con Nina Kudiš. “Ho scritto della tavola la prima volta nel 2004, una scheda, su richiesta di colleghi di Spalato. Devo ammettere che all’epoca non avevo idea di nulla. L’anno scorso ho riscritto una scheda per l’antologia sul Patrimonio sacro in Istria e mi sono accorta che corre il 700.esimo dell’opera. Con gli studenti e colleghi abbiamo fatto ricerche a Dignano, siamo stati a Venezia, a Caorle, in Laguna… oggi presentiamo i risultati del lavoro”.
Viene da pensare a un puzzle al rovescio: non un quadro da comporre tessera su tessera, bensì un quadro – nel nostro caso la tavola – da scomporre nelle tessere che la formano.

Il collezionista veronese Gaetano Grezler
Una tessera, essenziale nel caso, è l’artista e collezionista Gaetano Grezler. Ne ha parlato Marin Bolić. Chi era Gaetano Grezler, a parte le qualifiche che abbiamo fornito? Nato a Verona, allievo di Giuseppe Cignaroli, un maestro locale, trasferitosi a Venezia studiò all’Accademia di Belle arti, dove più tardi insegnerà; nel 1791 entrò nel Collegio dei pittori. Poi fece fortuna come ritrattista. Giunse a Dignano nel 1818, assieme alla moglie Maddalena, portandosi appresso un preziosissimo carico di reliquie e opere d’arte, frutto di acquisti, donazioni o di qualche (possiamo dire?) colpo gobbo. Avrebbe ceduto a Dignano questi suoi averi in cambio di alloggio (sopra la sacrestia) e un vitalizio. Com’è come non è… lasciò Dignano (c’è chi dice per cause ignote, chi sostiene che siano subentrati attriti con la popolazione locale). Morale: Grezler ritornò a Venezia (dove morì), la Collezione rimase a Dignano. Ah, dettaglio non indifferente: la Collezione giunge a Dignano nel mentre le truppe napoleoniche sconsacrano chiese e chiese e quindi quello che il pittore raccoglie potrebbe venire catalogato in una sorta “si salvi quel che si può”.
Altre tessere staccate dal mosaico sono quelle sulla “Sistemazione originaria della tavola” (Luciana Fuks), sulla “Pittura a Venezia antecedente al Maestro dell’Incoronazione della Vergine del 1324” (Sanja Šteković), sul quesito “Chi è l’autore della tavola del beato Leone Bembo?” (Kristina Fuks); sulla “Tempera e oro: la tecnica e lo stile del Maestro dell’Incoronazione della Vergine del 1324” (Anna Maria Prendivoj); sull’”Incoronazione della Vergine del 1324: l’opera più nota del Maestro” (Lara Blažina).

Tesi incerte
Come per la goccia che contiene l’oceano, ogni tessera contiene un mosaico. Com’è essenziale conoscere Grezler per capire la presenza della tavola a Dignano, così è utile capire la sua sistemazione originaria: inizialmente era situato sull’altare nella cappella di S. Sebastiano, nei pressi della chiesa benedettina di S. Lorenzo. C’è chi ritiene che la tavola fosse in realtà un paliotto, ma opere così non fingevano da antependio. Poi si è detto trattarsi del coperchio del sarcofago del Beato. Spiegazione plausibile: dipinto all’interno, il coperchio si apriva nelle grandi occasioni e da qui la posa dell’opera di Lazzaro Bastiani davanti al sarcofago. Prevale la tesi che si trovasse davanti al sarcofago, bene in vista.
Chi è l’autore della tavola? Intanto siamo nell’artisticamente felice momento d’incontro della pittura bizantina e di quella occidentale. Questi crocevia solitamente danno il meglio delle tendenze (mi sia concessa quest’opinione personale e discutibile; nda). Veniamo all’autore: c’è chi sostiene trattarsi di Paolo Veneziano; altri ritengono che l’autore vada cercato in una generazione precedente di pittori veneziani; altri ancora vedono la mano di Martino Veneziano (padre e maestro di Paolo).
L’abbiamo detto: bello l’insieme, ma ogni tessera è un mondo a sé. Volendo, si possono consultare le pagine web www.leonebembo.uniri.hr.

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