La libertà e la pace costruiscono ponti tra culture e popoli

Oggi ricorre la Giornata mondiale del teatro che ha l'intento di ricordare il suo valore universale e la sua straordinaria capacità di comunicare al di là di ogni differenza

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La libertà e la pace costruiscono ponti tra culture e popoli
Il TNC “Ivan de Zajc”, Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Fare teatro è un’esperienza, frequentarlo può essere l’occasione per arricchire il proprio bagaglio culturale, viaggiare con la fantasia, stimolare emozioni e creatività. Il teatro è anche un’arte che ci consente di esplorare il nostro mondo interiore e di capire meglio noi stessi e gli altri. Attraverso il teatro, possiamo raccontare storie che aiutano a comprendere il mondo e a immaginare un futuro migliore.

Andare a teatro migliora la percezione di sé e dello spazio circostante, sviluppa l’empatia e la capacità di riflettere sull’altro, sul mondo e soprattutto sul diverso, accettandolo. La diversità, se pensata come occasione di crescita, presuppone l’introduzione e la comprensione del concetto di intercultura. Tale termine fa riferimento al modello di convivenza e conoscenza delle società tipicamente multiculturali. Un modello, cioè, che vede il medesimo spazio abitato da nazionalità, religioni e culture differenti, con identità proprie, che collaborano e convivono, come lo è la città di Fiume, che accetta la diversità, facendone tesoro.

Istituita nel 1961 a Vienna
Ma il traguardo non è la semplice accoglienza, bensì la creazione di una cultura condivisa che nasce dal confronto reciproco, dal dialogo e dall’incontro. E proprio l’accettazione della diversità, la tolleranza, la pace e la convivenza sono gli elementi che stanno alla base della Giornata mondiale del teatro che celebriamo oggi. Ma che cos’è questa giornata? Come è nata e perché? La Giornata mondiale del teatro nasce nel 1961 a Vienna per iniziativa dei componenti del IX Congresso dell’Istituto internazionale del teatro e su impulso dell’Unesco. La proposta di istituire una giornata per il teatro è stata del drammaturgo e poeta finlandese Arvi Kivimaa. L’idea piacque così tanto, che a partire dal 27 marzo 1962 si celebra ogni anno la Giornata mondiale del teatro.
L’Istituto internazionale del teatro attraverso l’istituzione della Giornata mondiale del teatro si propone “di incoraggiare gli scambi internazionali nel campo della conoscenza e della pratica delle arti della scena, stimolare la creazione e allargare la cooperazione tra le persone di teatro, sensibilizzare l’opinione pubblica alla presa in considerazione della creazione artistica nel campo dello sviluppo, approfondire la comprensione reciproca per partecipare al rafforzamento della pace e dell’amicizia tra i popoli, associarsi alla difesa degli ideali e degli scopi definiti dall’Unesco”. La giornata odierna ci ricorda che la libertà e la pace sono qualcosa di prezioso, che dobbiamo alimentare e proteggere, ovunque e sempre.

L’educazione all’arte teatrale
Lo spazio teatrale è definito da Eugenio Barba come un “luogo dei possibili”: ha la sua continuità e durata nella storia, perché produce non opere ma modi di operare; diviene il luogo della scoperta e della possibilità, lo spazio in cui fantasia e creatività possono esprimersi liberamente. Nella nostra società – scrive Gaetano Oliva ne “La funzione educativa del teatro”, articolo pubblicato sulla rivista “Scienze e ricerche, num. 20” (2016) – il teatro ha un senso che non è soltanto quello di divertire il pubblico, ma quello di educarlo pretendendo di insegnarli la verità sul mondo e sulle cose. Esso, ponendosi in questa prospettiva, acquista valore poiché “percorso”. Si realizza così l’incontro fra teatro ed educazione: pone al centro l’uomo e gli dà voce, recupera l’individuo e lo fa crescere in un percorso. Il teatro e l’educazione sono due realtà che possiedono finalità comuni: da un lato la pedagogia pone al centro il soggetto permettendogli di esprimersi, dall’altro il teatro persegue lo stesso obiettivo attraverso attività che stimolano lo sviluppo della creatività e della comunicazione. Ciò può essere realizzato in un gruppo formato da bambini e/o adulti che fanno teatro e che frequentano il teatro, il luogo dove creare e dare forma alla relazione, con sé, con l’altro, con gli altri. Il teatro è un luogo di studio, di ricerca e di conoscenza. Uno studio dove il razionale entra al servizio delle emozioni, poiché sono proprio loro le “emozioni” che danno il colore alla nostra vita.
La Giornata mondiale del teatro non serve solamente a celebrare quello che tutti noi amiamo, l’emozione di salire sul palco o di sedersi in platea per assistere alla magia del teatro.
Il 27 marzo vuole ricordare come le arti sceniche siano importantissime per accrescere la cultura di ciascun individuo. E quindi di ogni popolo e di ogni nazione, anche di quelle che stanno attraversando periodi di guerra.

Il messaggio di Jon Fosse
In occasione della Giornata che unisce il nostro Pianeta, una personalità di spicco del mondo del teatro, o un’altra figura conosciuta per le sue qualità di cuore e spirito, è invitata a dividere le proprie riflessioni sul tema del Teatro e della Pace tra i popoli. Questo messaggio internazionale viene poi tradotto in diverse lingue, per essere letto davanti a decine di migliaia di spettatori prima della rappresentazione della sera nei teatri di tutto il mondo. Jean Cocteau, poeta, saggista, drammaturgo, sceneggiatore, regista e attore, fu l’autore del primo messaggio internazionale diffuso nel 1962. Nel corso degli anni molti altri esponenti teatrali hanno avuto questo importantissimo compito, tra cui le grandi Judi Dench e Helen Mirren, nonché il compianto Dario Fo.
Quest’anno il messaggio, dal titolo “L’arte è pace”, è stato scritto da Jon Fosse, scrittore e drammaturgo norvegese, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 2023 per le sue opere teatrali innovative e la sua prosa che danno voce all’indicibile. Fosse è conosciuto per la sua vasta produzione, che comprende opere teatrali, romanzi, raccolte di poesie, saggi, libri per bambini e traduzioni. Lo stile di scrittura di Fosse è caratterizzato da minimalismo e profondità emotiva, che lo rendono uno dei drammaturghi più rappresentati al mondo.
Il suo messaggio richiama in maniera forte e profonda i valori fondativi del teatro rispetto alla comunità globale, sottolineando il valore pacifico e universale dell’arte.
Riportiamo di seguito uno stralcio del suo messaggio.
Ogni persona è unica e, allo stesso tempo, simile a tutte le altre. L’aspetto esteriore, visibile di ciascuno è diverso da quello di chiunque altro, questo è ovvio, ma c’è anche dentro ogni individuo qualcosa che appartiene solo a quella persona, che è proprio solo di quella persona. Potremmo chiamarlo il suo spirito, o la sua anima, oppure potremmo decidere di non etichettarlo affatto con le parole, lasciandolo semplicemente stare là. Ma anche se diversi gli uni dagli altri, siamo al contempo simili. Le persone di ogni parte del mondo sono fondamentalmente simili, e questo indipendentemente dalla lingua che parliamo, dal colore della pelle che abbiamo, dal colore dei capelli. Potrebbe sembrare un paradosso: siamo completamente simili e completamente dissimili allo stesso tempo. Forse ogni persona è intrinsecamente paradossale, nel legame tra corpo e anima: comprendiamo in noi sia l’esistenza più terrena e tangibile, sia quanto trascende questi limiti materiali e terreni. L’arte supera i confini tra le lingue, le regioni geografiche, i paesi, mettendo insieme non solo le qualità individuali di ciascuno, ma anche, in un altro senso, le caratteristiche individuali di ogni gruppo di persone, ad esempio di ogni nazione.
L’arte non lo fa appiattendo le differenze e rendendo tutto uguale, ma, al contrario, mostrandoci ciò che è diverso da noi, ciò che è estraneo o straniero. Tutta la buona arte contiene proprio questo: qualcosa di estraneo, qualcosa che non possiamo comprendere completamente e che, allo stesso tempo, in un certo senso, comprendiamo. Contiene un mistero, per così dire. Qualcosa che ci affascina e che ci spinge oltre i nostri limiti, creando così quella trascendenza che ogni arte deve contenere in sé e alla quale deve condurci […]
La guerra è la battaglia contro ciò che risiede nel profondo di ognuno di noi: qualcosa di unico. Ed è anche una battaglia contro l’arte, contro ciò che risiede nel profondo di ogni arte. L’arte è pace.
Lo scrittore pone dunque l’accento sulle guerre che oggi devastano l’umanità. Sia quelle sconosciute ai più, che quelle messe in risalto dai media. Jon Fosse afferma che la buona arte si contrappone alla guerra. L’arte infatti riesce nel meraviglioso compito di mettere “insieme le qualità individuali di ognuno”. Ci comunica le nostre unicità, facendoci allo stesso tempo comprendere ciò che è diverso da noi. Riesce cioè a combinare insieme “il totalmente unico con l’universale”.
La guerra, al contrario, identifica ciò che è diverso con il nemico, con qualcosa o qualcuno da distruggere e annientare. E l’unicità di ognuno di noi non è più l’occasione per conoscere e comprendere il diverso. Ma diventa una collettività cieca e violenta. Il teatro ci fa sentire liberi, ci assicura la libertà di espressione nel modo più semplice possibile. Ciò che è fondamentale è la possibilità che ci dà il teatro ovvero di vedere parti di noi stessi che la vita quotidiana non permette di esprimere.

«Fiume non esisterebbe senza la parte minoritaria»
Come è noto, la Regione litoraneo-montana è il centro con il maggior numero di rappresentanze di minoranze nazionali in riferimento al numero complessivo di abitanti. Un fatto interessante che caratterizza Fiume da molti anni è il numero di minoranze nazionali che equivale al numero di minoranze nazionali presenti in Croazia. Appunto per questo alla città di Fiume vengono attribuiti il multiculturalismo, la multietnicità e l’apertura alla diversità. Fiume è l’unica città in Croazia che vanta la coesistenza di due compagnie di prosa operanti in seno a un unico Teatro Nazionale: il Dramma Croato e il Dramma Italiano.
Il Dramma Italiano, Compagnia facente parte del TNC “Ivan de Zajc” e unico Stabile italiano esistente fuori dei confini della Repubblica italiana, è una delle più antiche istituzioni della Comunità Nazionale Italiana di Croazia e Slovenia. Nato nel 1946 a Fiume, lo stesso Dramma Italiano fu uno dei fondatori del Teatro Popolare di Fiume, oggi Teatro Nazionale Croato.
Più di 400 sono state le pièce proposte dal Dramma Italiano in tutti questi anni e diversi i riconoscimenti ottenuti per la sua attività tra cui ricordiamo il Premio dell’Associazione Nazionale dei Critici italiani “Dramma Italiano”, il Premio Flaiano, il Premio Città di Fiume e il Grand Prix al Festival internazionale dei Teatri da camera “Leone d’oro” di Umago.
La convivenza tra una compagnia minoritaria e un pubblico maggioritario e l’importanza della presenza pluridecennale del Dramma Italiano a Fiume sono i temi affrontati dall’attuale direttore del DI, Giulio Settimo, durante una piacevole chiacchierata in occasione della Giornata mondiale del teatro.

Quanto è importante l’attività svolta dal Dramma Italiano a livello cittadino e come si riflette questa su un pubblico minoritario e come invece su quello della maggioranza?
“A livello cittadino il Dramma Italiano è sicuramente molto attivo rispetto al circondario dell’Istria e al territorio delle Comunità degli Italiani situate sul territorio sloveno. Essendo noi qua di casa abbiamo la possibilità di fare molte più attività. Queste si vedono nel semplice lavoro che abbiamo fatto per sviluppare l’aspetto strettamente urbanistico della città come lo spettacolo ‘Deriva urbana/Urban drift’ oppure il progetto che stiamo facendo in collaborazione con la CI di Fiume, che consiste in brevi video che puntano a promuovere Fiume come città turistica. Le collaborazioni con la CI locale ma anche con il vostro quotidiano ‘La Voce del popolo’ sono di vitale importanza. Il fatto che il Dramma Italiano sviluppi dei rapporti con le strutture presenti nella zona che si occupano dei nostri connazionali è un modo per poter sviluppare questo aspetto.
Per quanto riguarda la maggioranza, ad esempio ‘Deriva urbana’ era abbastanza internazionale, nel senso che la performance era stata fatta sia per un pubblico croato che per un pubblico più ampio facendola anche in croato e in inglese. Negli ultimi anni il Dramma Italiano ha fatto una politica di apertura alla maggioranza in modo di farci conoscere, di presentare la cultura italiana e il nostro lavoro, spesso sperimentando testi che permettevano un bilinguismo. Si è investito molto sul lavoro dei sottotitoli. Questi sono molto professionali, a differenza di un paio di anni fa in cui c’erano ancora dei problemi a livello di usufrutto dei prodotti del Dramma Italiano per un pubblico maggioritario. Oggi una buona parte del pubblico che segue il Dramma Italiano è un pubblico maggioritario e questo ci rende fieri anche perché significa che c’è un lavoro di integrazione tra la maggioranza e la realtà minoritaria in cui la maggioranza riconosce nella realtà della CNI una particolarità del suo essere. Fiume non esisterebbe senza la parte minoritaria. Siamo tutti parte di un unico nucleo. Ciò si riflette grazie all’operato del Dramma Italiano in particolare”.

Quali sono i pregi e quali invece i difetti di una Compagnia della minoranza?
“Al momento mi vengono in mente soltanto i pregi. Allora, siamo fuori da una dinamica politica italiana quindi abbiamo una libertà maggiore; abbiamo il pregio di essere una compagnia fissa stabile. Una struttura che ha il Dramma Italiano non ce l’ha nessuno in Italia. Facciamo parte di una realtà come lo è il Teatro Nazionale Croato. Lo ‘Zajc’ ci permette di avere un’impronta unica. Coloro che vengono dall’estero a lavorare da noi vogliono rimanervi perché si lavora in un modo eccelso. In Italia ormai non si riesce a produrre teatro; è insostenibile a livello economico. Questo è sicuramente un aspetto molto positivo. Tra i difetti c’è il fatto di essere un po’ marginali in confronto ai circuiti italiani però questo è questione di direzione artistica. L’ho notato io ma sono certo che anche chi farà in futuro questo lavoro e anche coloro che mi hanno preceduto, hanno fatto un’attività che vede il Dramma Italiano in una situazione di poter cooprodurre con i teatri italiani al fine di essere riconosciuto anche nella Madre Patria. Ma nostro obiettivo non è sicuramente di andare in Italia bensì di portare cultura italiana in queste zone. È un difetto relativo”.

Il teatro è un’arte sociale. Quali sono le esperienze che uno può vivere a teatro?
“Il teatro è sì un’arte sociale ma dipende da progetto a progetto. Un vecchio attore – Bruno Nacinovich – ha detto che il teatro ha senso quando ti fa o pensare o emozionare. Se non facciamo una di queste due cose è arte fatta per essere vista. Invece se riusciamo a far pensare cioè fare un teatro sociale, siamo riusciti nel nostro obiettivo. Non c’è niente di peggio di stare a teatro e tornare a casa vuoti. L’idea è di riempire le persone o di emozioni o di idee. Questo è un po’ l’obiettivo del teatro”.

Qual è il messaggio che vorrebbe lanciare ai nostri lettori in occasione della Giornata mondiale del teatro?
“In occasione della Giornata mondiale del teatro, la nostra Compagnia desidera lanciare un messaggio di celebrazione per l’importanza del teatro nella società contemporanea. Andare a teatro non è solo un intrattenimento, ma un’esperienza culturale e artistica che arricchisce l’anima e stimola la mente. In un’epoca dominata dalla tecnologia e dalla frenesia quotidiana, il teatro offre un’occasione preziosa di ritrovo con sé stessi e con gli altri, un momento di condivisione e di empatia che rafforza il legame sociale”.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Ciò che conta è la soddisfazione degli spettatori
Il sovrintendente del TNC “Ivan de Zajc”, Marin Blažević, specifica quali sono il ruolo e la funzione dei Teatri Nazionali a livello della Croazia, invitando i nostri lettori a seguire gli spettacoli in programma

Quali sono il significato e il ruolo del teatro al giorno d’oggi?
“Come lo dice Amleto, il fine del teatro ‘dalle origini ad ora, è stato ed è di tenere, per così dire, lo specchio alla natura, di mostrare alla virtù i suoi lineamenti, al vizio la sua immagine, e all’età e al corpo del tempo la loro forma e impronta’”.

Quale funzione svolgono i TNC a livello della Croazia?
“Credevo che in Croazia ci fossero troppi Teatri nazionali, ma dopo due mandati di sovrintendente mi sono reso conto che senza di essi il teatro croato perderebbe alcuni dei più grandi valori della sua identità”.

Quanto è soddisfatto del pubblico fiumano?
“La cosa più importante è che il nostro pubblico sia soddisfatto di noi. A giudicare dai numeri dell’anno scorso, dall’aumento del numero degli abbonati e del numero complessivo di spettatrici e spettatori, il nostro pubblico non solo è soddisfatto bensì fa ritorno sempre più numeroso”.

Qual è il messaggio che vorrebbe lanciare ai nostri lettori in occasione della Giornata mondiale del teatro?
“Coloro che frequentano il Teatro fiumano una volta all’anno dovrebbero visitarci almeno una seconda volta lo stesso anno, sono certo che troveranno nel nostro programma un’occasione di farlo. Coloro che frequentano il Teatro fiumano una volta al mese dovrebbero visitarci almeno una seconda volta lo stesso mese, sono certo che troveranno nel nostro programma un’occasione di farlo. Coloro che frequentano il Teatro fiumano più di una volta al mese dovrebbero portare con sé almeno un’altra spettatrice o un altro spettatore”.

Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

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