«La casetta del riccio» in versione italiana

Monte Librić. Il classico per l’infanzia di Branko Čopić è stato tradotto dai piccoli membri dell’Istituto «Janus Pannonius», guidati dalla prof.ssa Ljiljana Avirović

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«La casetta del riccio» in versione italiana
Oscar Penso e Ljiljana Avirović. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

Bruttina, piccola, vecchia, modesta e magari anche scomoda. Ma è pur sempre “Casa dolce casa”, preferibile a qualsiasi altra, palazzo, reggia o castello che sia. Gli infiniti valori, la saggezza, la poesia e gli insegnamenti insiti nella celeberrima “Casetta del riccio” dell’autore bosniaco-erzegovese Branko Čopić, favola in versi, classico per l’infanzia ancora dal dopoguerra a questa parte, conoscono da oggi la pubblicazione in una squisita lingua italiana. Come tradurre ritmi particolari appartenenti a una lirica dalle sfumature quasi epiche, ricca di figure stilistiche, quadretti di bosco e un’atmosfera pregna di suggestioni, la musicalità di rime con cadenze tipiche di un linguaggio profondamente diverso da un idioma che si inserisce nel gruppo latino-romanzo? Per affrontare la sfida ci voleva un mago della traduzione come la docente universitaria Ljiljana Avirović, il coraggio di pubblicare come quello avuto dalla Comunità degli Italiani di Pola e la volontà di supporto subito data dall’Unione Italiana. Il grande risultato è stato applaudito alla CI polese, nell’ambito del ricchissimo Programma in lingua italiana “Più che una storia”, offerto in occasione della Rassegna per l’infanzia Monte Librić. Gli allievi dell’elementare italiana “Giuseppina Martinuzzi” e i bimbi della sezione prescolare “Delfini” della Scuola d’infanzia italiana “Rin Tin Tin” di Pola hanno salutato con gioia la prospettiva di poter prestare quest’opera nelle loro biblioteche istituzionali (200 le copie in distribuzione) e potersela leggere in versione italiana. Potranno gustarsi una diversa espressione letteraria che se in qualche piccolo frangente perde per strada il grande pregio della scrittura originale, in qualche altro offre addirittura un valore aggiunto e preziosi interventi che soltanto il melos della lingua italiana può dare. Lodi al prezioso lavorone, espressi dalla presidente della CI, Tamara Brussich, che è corresponsabile dell’organizzazione del programma italiano del Monte, assieme a Liana Diković. Poi il benvenuto al giovane pubblico presente in sala, al presidente della Giunta esecutiva UI, Marin Corva, al vicesindaco in quota CNI, Bruno Cergnul, alla presidente del Consiglio cittadino, Dušica Radojčić e alla direttrice di Monte librić, Slavinca Ćurković. Poi la parola a Ljiljana Avirović, che non ha costruito tutto da sola la casetta del riccio, ma ha consegnato i sapienti trucchi del mestiere in mano ai piccoli traduttori dell’Istituto europeo per la traduzione letteraria “Janus Pannonius”. Chi sono? Oscar Penso e Leonarda Dischpalli. Se la mentore ha interpretato i versi originali dell’opera, Oscar ha dato lettura a Branko Čopić nella sua versione italiana. Un piccolo delizioso momento letterario, abbellito dalle immagini simpaticamente sui generis che l’illustratore Vibor Juhas ha regalato a questa edizione 2022. Non hanno nulla a che spartire con le raffigurazioni, seppur bellissime, del ‘49. Lodi all’opera, quelle sentite ieri, all’equilibrio perfetto tra linguaggio letterario e artistico-figurativo, ma anche alla qualità della veste grafica. Ljiljana Avirović ha ammesso di essere soddisfatta di questo bellissimo risultato. Un promessa da parte sua: “Farò di tutto per diffonderlo e presentarlo anche in Italia.

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