Istria Nobilissima. I «Gropi» che rendono interessante la vita

A colloquio con Tiziana Dabović, vincitrice del secondo premio nella sezione Poesia in uno dei dialetti della Comunità Nazionale Italiana

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Istria Nobilissima. I «Gropi» che rendono interessante la vita
Tiziana Dabović. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Nell’espressione letteraria la poesia risulta spesso più intimistica della prosa e se i versi sono scritti in una lingua o nel dialetto usato nel nostro intimo, quello che viene espresso può assumere un peso ancor maggiore. Al Concorso d’Arte e cultura “Istria Nobilissima” esiste la sezione della Poesia in uno dei dialetti della Comunità Nazionale Italiana, una sezione di grande importanza perché dà spazio agli autori che fanno l’ardua scelta di esprimersi in dialetto. Tra i premiati del 2022 non è stato assegnato il primo premio in questa sezione, ma il secondo premio è stato conferito alla poetessa, nonché caporedattrice del mensile per ragazzi “Arcobaleno” dell’Edit, Tiziana Dabović per la silloge “Gropi” (Nodi). La motivazione di questa scelta è molto concisa e recita: “Versi musicali per una raccolta traboccante di passione”. Nel corso di una breve conversazione, Tiziana Dabović ci ha parlato della sua produzione poetica, dei temi che la ispirano e dell’importanza non solo del premio “Istria Nobilissima”, ma anche dell’uso del nostro dialetto.

Questa non è la prima volta che vince il premio a questo concorso?
“No, non è la prima volta, ci sono stati alcuni piacevoli precedenti. Quando ti arriva una gratifica (non solo in ambito letterario), è come se qualcuno ti dicesse ‘sei sulla buona strada, continua così’… E così ho continuato, rendendomi conto che scrivere aiuta in tutti i sensi, migliora l’attenzione e la memoria, ma soprattutto porta pace e serenità. Ci si interroga e si risponde, ci si conosce nel profondo, e dall’intimo più sopito si ritrovano parti nascoste della propria personalità”.

Ha partecipato sempre nella stessa categoria?
“La prima volta avevo partecipato al Concorso con una raccolta di poesie scritte in lingua italiana, dopodiché, nel 2015, concorsi nella categoria ‘Prosa in lingua italiana’ con un romanzo breve che si aggiudicò una menzione onorevole”.

Scrive anche poesie in italiano o solo in dialetto?
“Scrivo come mi capita: purtroppo gli elementi lessicali del nostro dialetto sono, per ovvie ragioni, sempre più poveri, e spesso mi vengono in mente termini ed espressioni della lingua italiana per i quali non trovo e/o non ricordo l’equivalente dialettale: fatto che mi disturba e nel contempo mi sprona a riscoprire parole dimenticate. Per poterlo fare, attingo spesso a varie pubblicazioni scritte dai nostri esuli, che hanno cercato di onorare Fiume esprimendosi in fiuman. Giulio Scala, Nereo Lenski, Sergio Katunarich, Mario Dassovich sono gli autori i cui libri arricchiscono la mia biblioteca insieme alle pubblicazioni che hanno dato spazio e studiato i poeti Egidio Milinovich, Arturo Caffieri, Mario Schittar (Zuane della Marsecia), Oscarre Russi (Russeto) e tanti altri…”

Lavorando come caporedattrice di “Arcobaleno”, ha mai pensato di scrivere versi in dialetto per bambini?
“Ammetto di averci pensato, ma non l’ho fatto per una ragione piuttosto semplice: il target di riferimento sono gli alunni delle nostre istituzioni scolastiche, molti dei quali si avvicinano per la prima volta alla lingua italiana. Sono chiamati a imparare prima di tutto a esprimersi correttamente in italiano standard, dopodiché, il dialetto è senz’altro benvenuto. In questo contesto, devo dire che comunque tante scuole lo promuovono; non posso non nominare le località minori, qual è ad esempio Valle. Lì, ma anche in altri posti, esso viene curato e coccolato, anche grazie alla volontà e alla passione di insegnanti che danno il giusto ‘peso’ alla salvaguardia della lingua vernacolare”.

Il suo lavoro la ispira nella scrittura?
“Il mio lavoro è, in primis, gestire gli scritti dei giovanissimi, cioè gli alunni delle nostre scuole; pubblicare ciò che scrivono serve (e torno alla risposta precedente) a motivarli ad amare la lingua di Dante. Condire i loro scritti con approfondimenti, spronarli a presentarsi, alternando ai loro lavoretti le notizie delle vicende scolastiche, i loro successi anche fuori dall’ambiente scolastico. Per fare ciò, scrivo. E trovo ispirazione e passione”.

Di cosa parla la silloge premiata all’edizione di quest’anno?
“Come nelle precedenti, rimane molto presente l’intimismo: i versi sono dedicati a emozioni e sentimenti che fanno parte della mia quotidianità”.

Perché il titolo “Gropi”?
“Col passare del tempo, siamo chiamati a sciogliere tanti nodi. Il più delle volte riusciamo a farlo, altre volte i ‘gropi’ passati rimangono, ma alla fine ci concediamo il perdono e continuiamo ad avvolgere matasse della vita”.

La sua è una “poesia delle piccole cose” se così potremmo definirla. Ha paura mai di esaurire le cose da dire? Di rimanere senza parole?
“Spero proprio di no. I pensieri mutano e si accavallano in ogni momento. Le possibilità di fare le ‘scorte’ sono infinite, basta fermarsi un attimo e cogliere queste ‘piccole cose’; sono convinta che siano le uniche veramente importanti”.

Quando scrive lo fa per sé o per gli altri? Immagina l’effetto dei suoi versi sul lettore?
“Nei miei versi credo succeda il contrario: molto spesso sono gli altri a impressionare e a condizionare me. Scrivendo, mi scrollo in qualche modo di dosso momenti anche dolorosi che comunque hanno lasciato il segno”.

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