In mostra le «Memorie da un settembre lontano»

L’esposizione di Simone Mocenni Beck nella Galleria d’arte «Cvajner» rimarrà aperta fino al 31 marzo

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In mostra le «Memorie da un settembre lontano»
La cerimonia d’apertura della mostra “Memorie da un settembre lontano”. Foto: DARIA DEGHENGHI

Carta, matita, polvere di caffè tostato e macinato e acqua di rubinetto. Tutto qua. Alcuni strumenti e ingredienti semplici che più semplici non si può. La differenza sta nella mano che ne fa uso. Se la mano è quella di un’artista, è possibile che il risultato sia un ciclo di disegni-acquerelli tra il geometrico e il figurato con un piede nell’astrattismo e l’altro nel disegno paesaggistico alimentato alla fonte dell’amore appassionato per la propria terra. La galleria d’arte “Cvajner” di Pola ospita la terza mostra di Simone Mocenni Beck, intitolata “Memorie da un settembre lontano”. Si tratta di una cinquantina di disegni a matita e caffè diluito realizzati nel corso del settembre 2022, sul terrazzo di casa, nati per puro caso mentre l’autore era impegnato a scrivere versi dialogando con un bisnonno che non ha mai conosciuto (e che infatti è morto nel 1944). Ci ha lavorato di notte – ha raccontato alla cerimonia inaugurale – anche se non era solito lavorare di notte, ma evidentemente questa serie era destinata a nascere sotto una stella diversa, una buona stella.

Mocenni Beck è figlio d’arte, poeta, scrittore, musicista, scultore e pittore. Secondo la critica d’arte Gorka Ostojić Cvajner la vocazione dell’artista è stata certamente geneticamente programmata (il padre è il celebre pittore e scultore Gualtiero Mocenni), anche se nessuna vocazione artistica è mai riconducibile fino in fondo a una felice paternità d’arte: Simone ha semplicemente scelto di “percorrere la strada del libero artista fin dai suoi primi vent’anni e questa è stata la decisione che ha plasmato la sua vita”. Gli anni della formazione sono stati dedicati alla musica, al contrabbasso e alla composizione, mentre la pittura e la scultura si sono imposte un po’ alla volta, come del resto la scrittura e la poesia. “Ho immaginato questo dialogo con l’avo che ha portato il mio nome mentre ero solito osservare un prugno selvatico dal balcone di casa: non lavoro mai di notte, anzi sono all’opera dalle 9 a mezzogiorno e poi dalle 15 alle 19, ma questa volta è successo che le ore notturne di un settembre ancora caldo, la fine dell’estate, il prugno selvatico, la palma accanto, la natura che compie un ciclo al termine, un nuovo inizio, il paesaggio istriano, i simboli, l’intimità dell’ambiente domestico, insomma, che tutte queste circostanze siano state di buon auspicio per tenere a battesimo un nuovo ciclo di opere”. La mostra resterà aperta fino al 31 marzo. Alla vernice ha partecipato un pubblico ancora affamato d’arte tra cui il sindaco di Pola Filip Zoričić e consorte, ma anche numerosi artisti, letterati e amici di famiglia.

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