Il genio di Puccini in scena a Bosici

Grandi apprezzamenti per lo spettacolo «Il mio mistero è chiuso in me»

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Il genio di Puccini in scena a Bosici
Meritati consensi per tutti i protagonisti. Foto: MARIELLA MEHLE

Dopo il grande successo riscontrato a Trieste, San Vito al Tagliamento e a Muggia, lo spettacolo “Il mio mistero è chiuso in me” è andato in scena anche alla Casa di cultura di Bosici. A porgere gli indirizzi di saluto la presidente della Comunità degli Italiani di Crevatini, Maria Pia Casagrande, la quale ha ringraziato il fedele e numeroso pubblico tra cui il deputato al seggio specifico Felice Žiža e la presidente della CAN di Capodistria Roberta Vincoletto. “Lo spettacolo è nato in piena pandemia”, ha spiegato il maestro Matteo Firmi, “quando nel corso di una ricerca sono venuto a sapere dell’esistenza di alcuni manoscritti originali del periodo giovanile di Giacomo Puccini. Dalla scoperta del materiale inedito di uno dei maggiori e più significativi operisti di tutti i tempi, assieme al tenore, attore e librettista Raffaele Prestinenzi, è nata l’idea di costruire un racconto su “Giacomino”. L’intento è stato di usare il suo repertorio più nascosto, il Puccini che ha permesso a noi di conoscere il vero compositore”. Nella rappresentazione, Prestinenzi partecipa come attore che riveste il ruolo del musicista, la soprano Angela Romeo nei panni della Musa di Puccini con l’esecuzione musicale della Civica Orchestra di Fiati “Giuseppe Verdi” di Trieste diretta dal maestro Firmi. “Il mio mistero è chiuso in me” è ripreso dal canto del principe ignoto nell’ultima aria “Nessun dorma” e ispira la sceneggiatura che parte proprio dagli ultimi anni di vita di Puccini, impegnato nella stesura dell’incompiuta “Turandot”, periodo in cui avverte l’esigenza di cambiare. Lo spettacolo è articolato attraverso aneddoti sulla biografia del maestro attinti dal suo nutrito epistolario e alla narrazione di suoi coevi, di storici e musicologi che hanno rivelato la storia e la genesi di alcune delle sue composizioni famose. Vengono ripercorsi alcuni episodi importanti della sua vita, dove il filo conduttore è la ricerca di quella forza misteriosa che lo aveva sempre accompagnato, aiutandolo a comporre le sue opere. Il repertorio è intervallato dalla potente interpretazione della soprano Romeo e l’esibizione magistrale dell’orchestra triestina. In una sorta di circolarità nell’epilogo si ritorna all’opera incompiuta per arrivare a comprendere quale sia il cruccio che attanaglia il compositore e quale sia stato, fino ad allora, il “segreto” e la forza delle sue opere. Lo spettatore comprende sul finale che quel mistero, che ha consentito alla musica di Puccini di attraversare indenne i secoli e mantenere intatta la sua bellezza e il suo fascino, risiede proprio nella sua genialità, intensità e passione.

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