Il giornale e l’informazione verificata

Nell'ambito del progetto universitario PerPeTuUm aGile, il caporedattore del nostro quotidiano, Christiana Babić, ha incontrato gli studenti di Italianistica di Fiume per parlare di linguaggio, codici linguistici, categorie di lettori e libertà di espressione

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Il giornale e l’informazione verificata
Christiana Babić durante la lezione proposta al Dipartimento di Italianistica al Campus di Tersatto. Foto: RONI BRMALJ

Il testo giornalistico, le sue caratteristiche peculiari e la sua funzione sociale sono stati soltanto alcuni dei temi trattati dal caporedattore della “Voce del popolo”, Christiana Babić, che si è rivolta agli studenti di Italianistica per parlare di giornalismo, linguaggio, codici linguistici e tanto altro. La lezione, organizzata dal Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume nell’ambito del progetto Storia, Storia dell’Arte, Italianistica, Germanistica – sviluppo, potenziamento e attuazione del tirocinio (Povijest, Povijest umjetnosti, Talijanistika, Germanistika – razvoj, unapređenje i provedba stručne prakse) – PerPeTuUm aGile, ha avvicinato agli studenti il mondo del lavoro e le sfide che incontra il giornalismo odierno.

A dare il benvenuto a Christiana Babić è stata Corinna Gerbaz Giuliano, capodipartimento di Italianistica, la quale ha spiegato che gli studenti del corso di laurea magistrale hanno già studiato in precedenza la storia del giornale e dell’editoria in lingua italiana e li ha invitati a continuare a leggere “La Voce del popolo” per migliorare la lingua italiana.

La differenza tra cartaceo e virtuale
All’inizio dell’incontro con gli studenti, Babić ha chiesto loro quanti dei presenti leggono i giornali, quanti i blog e quanti hanno un profilo sui social. Avendo constatato che la maggior parte non segue la stampa, la relatrice ha esposto brevemente la differenza tra i social e un giornale tradizionale.
“Il giornale a differenza del profilo social racconta il mondo nel suo insieme e non produce una camera dell’eco – ha illustrato –. Il social favorisce uno scambio di informazioni tra quelli che la pensano come noi, mentre il giornale ci presenta un testo che non racconta solo il nostro punto di vista sul mondo. Leggiamo un giornale per allenare il pensiero, avere uno strumento per camminare informati nel mondo, sentire opinioni diverse e non essere autoreferenziali. Il giornalismo è nato, dunque, per rispondere alla necessità di potersi destreggiare con le cose quotidiane che succedono nella vita”.
Il caporedattore del nostro quotidiano ha cercato di avvicinare il tema ai ragazzi fornendo esempi presi dalla vita studentesca e ha cercato di trasmettere ai giovani l’importanza dell’uso corretto del linguaggio. Per raggiungere questo scopo è utile leggere regolarmente i giornali, perché tra le pagine della stampa si crea un pensiero, condizione fondamentale per comunicare.

Forme espressive
“Esistono diversi modi di espressione: libro, lezione, trattato, canzone o articolo giornalistico – ha continuato Babić –. Ogni forma espressiva veicola un diverso tipo di linguaggio con codici diversi e trasmissione di contenuti diversi. Il linguaggio nei giornali è diverso da quello della quotidianità ed è diverso da quello della letteratura. Il lettore vuole ricevere sempre e comunque qualcosa che lo attiri. Se prende un libro vuole leggere un testo che andrà a stimolare la sua fantasia e incontrerà le sue emozioni, consentendogli di creare scenari possibili. Se prende in mano un giornale vuole sapere che film c’è al cinema o che diritti avrà quando andrà in pensione”.

Un’esigenza di critica sociale
Nella seconda parte della lezione, Christiana Babić ha ripercorso la storia delle prime pubblicazioni europee e il contesto nel quale sono nate. Nel XVIII secolo è nata l’esigenza di diffondere le informazioni e creare un’opinione pubblica. Così le menti illuminate iniziarono a scrivere di cose che non erano di pura fantasia, spesso inserendole in racconti che all’apparenza lo erano. La relatrice ha fatto l’esempio dei “Viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift, un’aspra critica all’Inghilterra dell’epoca che invitava alla riflessione. Un’importante svolta nel modo in cui gli individui si consideravano si è avuta con la Dichiarazione d’indipendenza degli USA, che afferma che ciascuno ha diritto alla vita, libertà e perseguimento della felicità. Per ottenerli dobbiamo essere protagonisti e non soggiogati al volere altrui e per essere protagonisti della nostra vita dobbiamo avere libero accesso all’informazione. Babić ha fatto l’esempio del primo giornale inglese, “The Spectator” e de “Il Caffè” milanese di Pietro Verri.

Al passo con l’Europa
Alcune delle testate italiane più importanti sono il “Corriere della Sera”, il “Messaggero” e “La Stampa”. Nello stesso periodo quando sono nate, a Fiume un gruppo di persone fonda “La Voce del popolo”, un giornale stampato a Sušak, ma scritto in lingua italiana e interessato principalmente ai fatti fiumani. Non è la stessa “Voce” di oggi, ma imposta una tradizione e a lui la “Voce” di oggi si richiama. Grazie a questa tradizione, vanta un percorso lungo 135 anni.
Babić ha spiegato agli studenti perché è importante che un articolo venga presentato in modo da attirare l’attenzione del lettore dall’inizio fino alla fine e ha fatto degli esempi pratici di come sia possibile impostare una notizia in modo da renderla non solo interessante, ma anche veritiera. A differenza della stampa di una volta, oggi i giornali dicono le cose come si sono svolte, senza condizionale e congiuntivo, offrendo uno scambio immediato col lettore. Proprio come il “Corriere” racconta ampiamente i fatti della Lombardia, la “Voce” parla soprattutto della zona d’insediamento storica della minoranza nazionale italiana. Per quanto riguarda i lettori, ci sono due grandi categorie: la prima sono i rappresentanti delle istituzioni, mentre la seconda sono i lettori che hanno come comune denominatore l’appartenenza alla CNI e si riconoscono in questa testata. L’aspetto positivo che ne deriva è che c’è un segno di identificazione tra lettori e giornale. “È il nostro giornale, è la nostra voce, comunica le nostre idee”. Il lato negativo risiede nel rischio di enfatizzare il punto di vista del lettore, che vede la quotidianità attraverso la lente della sua appartenenza a un gruppo, mentre il giornale deve andare oltre e raccontare anche i punti di vista che non appartengono al lettore tipo.

Obiettività giornalistica
“Noi dobbiamo raccontare la realtà nel suo insieme senza pretendere che il lettore debba condividere questo riassunto – ha continuato il caporedattore –. Avere una serie di informazioni oggettive e un racconto che lo ispira, fa sviluppare la capacità di pensiero del lettore. Precondizione per questo è essere chiari. A differenza del libro, la chiarezza non è un optional.
Il linguaggio giornalistico deve essere quanto più semplice, comprensibile. Vanno evitati esercizi di stile perché sennò il linguaggio risulta ridicolo. In funzione della chiarezza è bene non avere la pretesa di mostrare al lettore la presunta superiorità del giornalista. Non è necessario citare intellettuali famosi ma dare un’informazione. Si può fare uso di una frase simpatica che racconti l’evento, ma è preferibile evitare l’inglese se esistono termini corrispondenti in italiano. Attingere piuttosto al dialetto, in quanto sinonimo di originalità”.
Alle domande degli studenti sul linguaggio usato dai giornalisti e sulla libertà di espressione, Babić ha spiegato che il linguaggio è soggettivo e appartiene alla persona che scrive. Il giornalista ha determinate caratteristiche e deve dare l’informazione affinché il testo possa considerarsi un articolo, ma ognuno si esprime nel modo che ritiene più naturale. Se tre persone scrivono un articolo, scriveranno tre testi diversi. Ciascuno enfatizzerà una parte diversa dell’evento raccontato.

Pagine e rubriche
Nell’ultima parte della lezione Christiana Babić ha parlato della suddivisione del giornale in rubriche e di come viene realizzata la prima pagina. La strutturazione è più o meno immutata storicamente ed è importante perché la prima pagina è un’àncora per il lettore che si reca in edicola. Ha parlato pure delle linee guida di scrittura e delle riunioni di redazione, che servono a rendere più fluido e uniforme il prodotto finale. I giornali, ha concluso, ci aiutano a non ripercorrere il percorso a ritroso da soggetti non agenti a soggetti agenti. Alla lezione ha presenziato pure la scrittrice connazionale Laura Marchig, la quale ha presentato in precedenza il suo ultimo romanzo ibrido “Schmarrn” agli studenti del secondo anno del corso di laurea magistrale. Gli studenti interessati alla scrittura sono stati invitati a scrivere un articolo di giornale e inviarlo alla redazione della “Voce del popolo”.

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