Giuseppe Tartini. La scienza dell’armonia

Nella ricorrenza del Giorno del Ricordo alcuni giovani musicisti del Conservatorio triestino hanno proposto brani del compositore di Pirano. Presentata la ristampa anastatica del suo Trattato

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Giuseppe Tartini. La scienza dell’armonia
I giovani musicisti. Foto: ROSSANA POLETTI

“La Società istriana di archeologia e storia patria compie 140 anni – ha così ricordato Grazia Tatò – e per festeggiare questo traguardo abbiamo decisi di promuovere la ristampa anastatica del ‘Trattato di musica secondo la vera scienza dell’armonia’ di Giuseppe Tartini, edito a Padova nel 1754. Fondata nel 1884 a Parenzo, la società fu poi trasferita a Pola nel 1927, per finire nel dopoguerra a Venezia e da qui nel 1975 nella sede di Trieste. Ha una ricchissima biblioteca di 10mila volumi a partire dal XVI secolo e un archivio con materiali che risalgono al Medioevo. Oltre alle riedizioni di volumi di importanza storica, pubblica riviste con cadenza regolare, per il recupero e la custodia della cultura istriana. Per celebrare questo anniversario nel periodo degli eventi dedicati al Giorno del Ricordo, il Conservatorio di Trieste ci ospita nella cornice superba dell’Aula Magna per presentare questo volume e ascoltare alcune composizioni del musicista di Pirano, eseguite dagli studenti del Conservatorio”.

Il primo terzetto.
Foto: ROSSANA POLETTI

Margherita Canale Degrassi, già docente di storia della musica, ha illustrato uno degli aspetti più moderni e interessanti del lavoro di Tartini. “Si deve ricordare – ha affermato – che alla metà del ‘700 Tartini era una delle personalità più note d’Europa. Non fu solo musicista e compositore, fu didatta ma anche filosofo. Era molto influente in quel periodo, si afferma che il padre di Mozart l’avesse conosciuto, restandone contaminato dallo stile. Egli pensava che l’arte è fondata sulla verità della natura, ‘è bello ciò che già nella natura esiste’. Aveva sperimentato il fenomeno del ‘terzo suono’, un suono grave che emerge da due note acute tenute per un certo tempo. Tartini cercò di capire cos’era attraverso le leggi della fisica. Dal suo imponente epistolario si evince la sua motivazione filosofica, la ricerca di supporto nell’ambiente intellettuale e accademico del tempo, che non sempre rispose alle sue interrogazioni. La domanda che ancora oggi si pone è se Tartini avesse ragione sul terzo suono e ci sono ovviamente i favorevoli e i contrari. Nell’’800 Helmholtz inventò un sistema di risuonatori con un’unica frequenza, dimostrando così l’ipotesi di Tartini. Oggi le sue teorie sono confermate da branche della fisica che si approcciano a studi ‘non lineari’. Egli non ebbe paura – ha concluso Canale – di affrontare studi interdisciplinari così lontani dalle conoscenze dell’epoca”.
Alla presenza del presidente del Conservatorio, Daniela Dado, che ha ricordato la recente missione a Roma dell’Orchestra d’archi del “Tartini” davanti al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Giorno del Ricordo 2024, del direttore Sandro Torlontano, di autorità e folto pubblico si sono poi esibiti Leon Alvaro Daniel Chiyan (violino), Emanuele Francesco Ruzzier (violoncello) e Martina Seleni (cembalo) in “Didone abbandonata” Sonata in sol minore op.1 n.10; Aoibhe-Fey Mc Gonagle (violino), Emanuele Francesco Ruzzier (violoncello) e Ivan Bošnjak (cembalo) nel “Trillo del diavolo” Sonata in Sol minore, entrambe ovviamente di Giuseppe Tartini.

Margherita Canale Degrassi con il volume.
Foto: ROSSANA POLETTI

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