Ester Mazzoleni. Una Divina della lirica

La primadonna, nata a Sebenico, tenne in vita la tradizione del soprano drammatico in un momento difficile per il melodramma romantico

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Ester Mazzoleni. Una Divina della lirica

Non è sicuramente molto nota ai più la vicenda di un eccezionale personaggio, grande soprano drammatico che ha segnato la storia della lirica a cavallo tra otto-novecento, artista che ci riguarda in maniera particolare, in quanto italiana di Dalmazia e discendente di un’illustre famiglia di Sebenico. Il suo nome è Ester Mazzoleni. Nonostante appartenesse al Gotha della lirica, il suo nome, come tanti altri eccellenti cantanti, non è tra i più conosciuti tra il più vasto pubblico. Purtroppo, al tempo non si disponeva di tecnologie mediatiche e di registrazione tali da potere tramandare interamente ai posteri il loro reale valore.
Cantante belcantistica, verdiana, pucciniana wagneriana e da concerto – dotata di voce limpida, tecnica perfetta e di grande talento drammatico – Ester Mazzoleni, con Celestina Boninsegna, Giannina Russ, Eugenia Burzio e Tina Poli Randaccio, costituì il gruppo delle primedonne che tenne in vita la tradizione del soprano drammatico in un momento difficile per il melodramma romantico.
Una famiglia amante del teatro lirico
Ester nacque a Sebenico il 12 marzo 1883 da Paolo e da Filomena Rossini. Fu avviata al canto nei conventi di S. Anna a Pisa e di Notre Dame de Sion a Trieste, dove si esibiva in occasione di cerimonie religiose e di saggi annuali. Cresciuta in una famiglia agiata e amante del teatro lirico (lo zio Francesco Mazzoleni fu tenore di caratura internazionale, la cugina Ida soprano di discreta fama), ebbe modo di esibirsi giovanissima nel teatro Sociale di Sebenico (poi teatro Francesco Mazzoleni) della cui costruzione, avvenuta nel 1870, il padre fu promotore entusiasta, maggiore azionista e presidente.
Allieva di canto del Maestro A. Ravasio, Ester si recò col padre a Milano all’inizio del 1906 per intraprendere studi nel campo della pittura. A seguito di un fortuito incontro con il Maestro Rodolfo Ferrari, direttore del teatro Costanzi di Roma, che risiedeva nella loro stessa pensione, fu invitata a recarsi nella capitale per un’audizione con l’impresa del Costanzi. La prova le fruttò subito un contratto che la portò a debuttare con successo al Costanzi, il 24 gennaio 1906, come Leonora nel “Trovatore” di Verdi. Nella stessa stagione fu Rachele nell’Ebrea di J.-F. Halévy e Fricka nell’Oro del Reno di R. Wagner.
​Nel novembre 1906 si esibì al teatro Dal Verme di Milano come Bethzabea nel David di A. Galli per scelta dell’editore Sonzogno e dello stesso autore; nel dicembre cantò al teatro Petruzzelli di Bari come Amelia in “Un ballo in maschera” di Verdi; ricoprì quindi il ruolo di Stephana in “Siberia” di U. Giordano e quello di Jana nell’opera omonima di R. Virgilio. Si esibì nello stesso anno (1907) al Politeama Umberto di Lecce, al Teatro G. Verdi di Brindisi, al Teatro Regio di Parma e al Politeama Rossetti di Trieste, sempre come protagonista, in “Aida” di Verdi, “Loreley” di A. Catalani, “Tosca” di G. Puccini.
L’esordio alla Scala
​Nel gennaio 1908 esordì con successo al Teatro alla Scala di Milano nei panni di Isabella nel “Cristoforo Colombo” di A. Franchetti diretto da A. Toscanini; nel marzo dello stesso anno la rappresentazione di La forza del destino di Verdi non ebbe però buona accoglienza, anche se la critica riservò alla Mazzoleni non pochi elogi. Nel maggio 1908 debuttò con successo al Teatro Massimo di Palermo e trionfò alla Scala come Giulia ne “La vestale” di G. Spontini, che replicò all’Opéra di Parigi al Teatro Colón di Buenos Aires l’anno dopo, e al Teatro Verdi di Trieste.
Da precisare che il Teatro Colon di Buenos Aires era il tempio della lirica e il più grande teatro dell’America Latina, nel quale si esibivano i mostri sacri dell’opera, compresi Gigli, Caruso, Tebaldi e Maria Callas. Intanto, nel 1909 aveva interpretato alla Scala Elena ne “I Vespri siciliani” di Verdi e Medea nell’opera omonima di L. Cherubini, prima esecuzione italiana in tempi moderni.
​Grandi doti canore e attoriali
La Mazzoleni si rendeva così protagonista della riscoperta di un repertorio (La vestale, Medea) che faceva leva su svettanti figure femminili e richiedeva grandi doti canore e d’attrice: non a caso fu poi celebrata interprete della Norma di V. Bellini fin dal suo debutto in quel ruolo nel novembre del 1910 al Teatro Comunale di Bologna.
Alla Mazzoleni va il merito di aver riproposto dopo un oblio più o meno prolungato parte del repertorio verdiano e belcantistico. Fu per tutta la sua carriera amata interprete di Aida, ma anche di Leonora ne “La forza del destino” e soprattutto Lucrezia Borgia di G. Donizetti, ruoli di cui fu poi rinomata interprete.
Una storica Aida all’Arena di Verona
Nell’agosto 1913 fu la prima artista a cantare all’Arena di Verona con Aida, diretta da Tullio Serafin, dando inizio alla tradizione delle stagioni liriche nell’anfiteatro romano. L’idea fu del Maestro Serafin, grande musicista e uno degli ultimi direttori che insegnavano ai cantanti tutti i segreti della musica con amore e pazienza d’altri tempi. Mite e sapiente era molto amato dagli artisti lirici.
Per la sua “Aida” all’Arena fece le cose alla grande, e abbiamo detto poco. Il celebre manifesto, completo di tutti i nomi dei protagonisti, venne affisso in tutti gli angoli di Verona e diffuso in migliaia di esemplari in Italia e all’estero. Dunque ecco gli interpreti: Aida, il soprano Ester Mazzoleni; Radames, il tenore Giovanni Zenatello; Amneris, Maria Gay Zenatello; Amonasro, Arrigo Passuello e Giuseppe Danise; Ramfis, Mansueto Gaudio; il re, Carlo Maugini; Un messagero, Ugo Malfatti. Le scene furono di Ettore Fagiuoli; direttore di scena, Napoleone Carottini; Maestro del coro, Ferruccio Cusinati; Coreografia, Enrico Biancifiori; Prima ballerina, Dolores Galli; 120 (!) Professori d’Orchestra (ma dove li avrà scovati?), 180 coristi (cribbio!), 36 ballerine, 40 ragazzi. E, udite, udite, 280 comparse, 50 corifee, 120 trombettieri! Ma neanche le bibliche trombe che fecero crollare le mura di Gerico dovevano essere tante! Ma l’Arena resistì. “Ovviamente” c’era la banda sul palcoscenico. Quindi, trombe egiziane, e dulcis in fundo, 30 cavalli e buoi! Siamo scioccati! Questi sono numeri da colossal hollywoodiano!
Le opere più recenti
La Mazzoleni si adoperò con successo anche per riproporre al pubblico opere recenti, ma già fuori repertorio, come Dejanice di Catalani, in cui si esibì nel 1920 al teatro Regio di Torino. Sebbene fosse nota soprattutto come interprete di Verdi, Bellini, Donizetti e Puccini, l’Artista ricoprì più volte con successo i ruoli di Selika nell’”Africana” e di Valentina ne “Gli ugonotti” di G. Meyerbeer, nonché quello di Isotta ne “Tristano e Isotta” di Wagner.
Non mancarono poi le prime esecuzioni assolute: fu Teresa in “Los Héroes” di A. Berutti al teatro Colón di Buenos Aires, Damara ne “La figlia del re” di A. Lualdi nel 1922, al Teatro Regio di Torino. Pur continuando a fare concerti fino al 1939, lasciò le scene nel 1926 dopo il suo matrimonio con il notaio palermitano Giovan Battista Cavarretta. Trasferitasi a Palermo, dal 1929 al 1953 ricoprì la cattedra di Arte scenica e Canto nel conservatorio V. Bellini. Beati gli studenti che l’ebbero come insegnante!
Dal 1939 al 1942 ricoprì la cattedra di Perfezionamento di scena lirica presso l’Accademia musicale Chigiana di Siena e poi, nel 1947, vi insegnò Arte vocale da concerto.
Nel 1942 il ministero dell’Educazione nazionale istituì la commissione tecnica per la riforma dei metodi di insegnamento del canto e chiamò la Mazzoleni a farne parte.
La Diva sebenzana incise per la Fonotipia di Milano brani da “Gioconda”, “Aida”, “Loreley”, “Trovatore”, “Cavalleria rusticana”, “Siberia”, “Tosca” e altre ancora. Alcune di queste registrazioni furono reincise in microsolco da diverse e importanti case discografiche.
Ester Mazzoleni, una delle ultime Divine, morì a Palermo il 17 maggio 1982. In sua memoria è sorta a Palermo l’associazione Amici dell’opera lirica “Ester Mazzoleni”, che conserva il suo archivio musicale e assegna ogni anno il premio “Una vita per la lirica” a personalità di spicco del melodramma.

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