Enzo Bettiza, esempio di identità sdoppiata

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Enzo Bettiza, esempio di identità sdoppiata

FIUME È stato presentato ieri nella Sala mostre della Comunità degli Italiani di Fiume il libro “Enzo Bettiza e la ‘Nazione dalmata’”, del dott. Dario Saftich, inserito nella collana “Monografie”, edita dal Centro di ricerche storiche di Rovigno. La presidente della CI, Melita Sciucca, ha salutato il pubblico – tra cui il caporedattore de “La Voce del popolo” Roberto Palisca, la caporedattrice del mensile per regazzi “Arcobaleno”, Tiziana Dabović, e la presidente del Consiglio cittadino della minoranza nazionale italiana, Irene Mestrovich – dicendo che negli anni Novanta si è iniziato a conoscere la storia dell’esodo e della gente che se n’è andata:

“Bettiza l’abbiamo ospitato alla CI in occasione della presentazione della versione croata di ‘Esilio’”.
La presidente ha quindi ringraziato l’autore per avere scritto il libro dedicato a questo grande personaggio. A nome del CRS di Rovigno, del suo presidente, Giovanni Radossi, e della Casa editrice Edit, la caporedattrice responsabile del quindicinale “Panorama” nonché presidente del Consiglio d’amministrazione del CRS, Ilaria Rocchi, ha spiegato che il presente volume, incentrato sull’interculturalismo, sulle contaminazioni e sugli intrecci linguistici dell’Adriatico orientale, è un lavoro di alto livello scientifico.
“Con la pubblicazione del presente volume il CRS conferma l’interesse per la Dalmazia – ha spiegato Ilaria Rocchi –. L’autore del volume è un giornalista e qui si nota la sinergia tra Edit e CRS, in quanto Dario Saftich è responsabile della rubrica politica della ‘Voce del popolo’. L’Edit è stata una delle prime ad aprire le porte alla Dalmazia: già negli anni Ottanta su ‘Panorama’ c’era una rubrica dedicata alla Dalmazia”, ha ricordato.
Dal dialogo tra Ilaria Rocchi e l’autore è scaturito che “Enzo Bettiza, scrittore e giornalista di fama europea, seppe creare attraverso la sua attività intellettuale dei preziosi collegamenti tra la cultura italiana e le varie culture slave. Egli rimane l’ultimo testimone di un’altra Dalmazia, dove più che tolleranza c’era convivenza. Una realtà che l’autore ha saputo scrupolosamente descrivere. Bettiza fu un personaggio complesso ed estremamente interessante, bilingue sin dall’infanzia, di padre tenacemente italiano, in una Spalato ormai jugoslava e di madre croata. Fu un vero intellettuale europeo, profondo conoscitore delle vicende del XX secolo e acuto osservatore del nuovo ordine mondiale”.
Il suo, fu un percorso simile a quello di Saftich, il quale ha altrettanto sentito la necessità di spaziare dai limiti imposti dalla forma dell’articolo giornalistico e dedicarsi a un’analisi più completa. Oltre a varie collaborazioni radiofoniche e televisive, Dario Saftich è anche autore di numerose pubblicazioni, saggi e articoli scientifici e per la sua attività giornalistica gli è stato assegnato anche il Premio “Paolo Lettis” nell’ambito del Concorso d’Arte e Cultura “Istria Nobilissima”.
È stato fatto, inoltre, un confronto tra Bettiza e Tomizza: “Bettiza è la versione dalmata di Tomizza, mentre Tomizza fu il rappresentante dell’ambiente rurale in parte italiano”, ha specificato Dario Saftich. “Bettiza ha saputo creare un’opera letteraria con fortissimi contenuti storici, partendo appunto dalle contraddizioni storiche e personali – ha spiegato l’autore –. Nacque, difatti, in una Spalato che all’epoca era già fortemente croata, dove i cittadini avevano la possibilità di optare per la cittadinanza italiana senza essere costretti ad andarsene. Potevano avere, dunque, la residenza effettiva, ma si ritrovavano a essere stranieri in patria. Bettiza è un esempio emblematico di quell’identità sofferta e sdoppiata che ha contrassegnato parecchie famiglie in Dalmazia nei decenni precedenti la Seconda guerra mondiale, quando una parte degli abitanti si è trovata costretta a fare scelte nazionali precise, che hanno inciso in profondità in ambienti per loro natura multietnici e plurilingui”, ha illustrato ancora Dario Saftich.
Il titolo del libro si richiama alla “nazione dalmata” nell’accezione di Bettiza, ovvero una nazione vagheggiata, basata su una diversità dell’anima dalmata, che mai in realtà è riuscita a divenire tale nella storia.

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