«Endrigo 47». Nostalgia ed emozione

Al Centro sociale Rojc si è tenuta la proiezione del documentario dedicato al grande cantautore polese, realizzato dalla regista Ines Pletikos

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«Endrigo 47». Nostalgia ed emozione

Al Centro sociale Rojc è stata organizzata una serata particolare dedicata a Sergio Endrigo, il grande cantautore nativo di Pola e conosciuto in tutto il mondo, come Alida Valli e Antonio Smareglia. L’evento centrale della serata è stata la proiezione del documentario “Endrigo 47” della nota regista polese Ines Pletikos, che ha alle spalle oltre una cinquantina di filmati. Il documentario, molto emotivo, come lo è stato lo stesso Endrigo, ma mai patetico, è stato prodotto nel 2013 e trasmesso lo stesso anno dalla Radiotelevisione croata (HRT). ”L’idea iniziale – ha fatto notare la Pletikos nel dibattito moderato da Roberto Rauch -, è nata grazie a Silvije Hum, per moltissimi anni giornalista e conduttore televisivo e all’epoca già in pensione. Avendo a disposizione tanto materiale esclusivo, ossia filmati legati ad Endrigo, ha cercato di ‘incorniciarli’ per creare una bella e interessante storia sulla sua vita. Successivamente sono stata scelta per illustrarla a mio piacimento e presentarla al pubblico. In quanto al documentario, questo è stato basato in primo luogo sull’amicizia del cantautore Italiano con il collega croato Arsen Dedić, che aveva conosciuto a Zagabria nel gennaio del 1965. L’affetto tra i due musicisti, per le rispettive affinità, è… sbocciato subito e i due hanno coltivato il loro rapporto d’amicizia fino alla morte di Endrigo nel 2005. In merito, nel filmato, a parte gli interventi di Dedić, sono stati presentati dei vecchi video dell’epoca, di trasmissioni televisive, del Festival della canzone di Spalato (1970), dove Endrigo interpretò in croato la canzone ‘Kud plovi ovaj brod’, del Festival di Sanremo dove nel 1968 vinse il primo premio per ‘Canzone per te’”. Inoltre, nel documentario sono incluse le testimonianze di numerosi musicisti, come pure dello scrittore e opinionista Milan Rakovac, il quale puntualizza come Endrigo fosse una persona nostalgica, senza astio nei confronti della popolazioni da sempre presenti in quese terre, gli italiani, i croati e gli sloveni. Del cantautore hanno in seguito parlato la musicologa Lada Duraković, lo scrittore e musicista Danijel Načinović, il designer polese Mauricio Ferlin, il produttore del doppio CD intitolato “1947 – Hommage a Sergio Endrigo” Edi Cukerić. A commuovere il pubblico al Rojc sono state le celeberrime canzoni “Io che amo solo te”, “L’Arca di Noè”, (Com’è difficile essere uomini. Il cane il gatto, io e te), “Elisa”, “Teresa”, “Amiamoci” a altre. Ad interpretarle, nello stesso anno a Capodistria, nell’ambito del Forum Tomizza di Capodistria, sono stati numerosi musicisti, tra i quali Livio Morosin, Massimo Savić, il pittore Bojan Šumonja, Dario Marušić, il coro della Comunità degli Italiani di Pola “Lino Mariani”, Tamara Obrovac ecc. Sono da rilevare alcuni detti di Endrigo: “Anche l’asino ha la sua voce”, “Come vorrei essere un albero che sa dove nasce e dove morirà” e “Infine, tra l’altro, io sono un polesano”.

Ines Pletikos e Roberto Rauch.
Foto: FREDY POROPAT

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